La macchina sanremese con le spalle al muro

Dopo più di una settimana l'eco di Sanremo non si è ancora affievolito, ed anche noi ci lasciamo tra...

Pietro Orlandi: "Voi giovani non fermatevi mai!"

Il 3 febbraio 2023 le ragazze ed i ragazzi dell’associazione universitaria UdU (Unione degli Univers...

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Con la morte di Jeff Beck l'anno nuovo è iniziato nel peggiore dei modi.È morto uno dei mostri sacri...

“Arte e shoah. Rappresentare l'indicibile”: convegno a Napoli per la giornata della memoria

Il 27 gennaio in tutta Italia si celebra il giorno della memoria per commemorare le vittime dell'Olo...

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Le italiane e gli italiani si sono svegliati più tranquilli la mattina del 16 gennaio 2023 perché, g...

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La macchina sanremese con le spalle al muro
Febbraio 26
Dopo più di una settimana l'eco di Sanremo non si è ancora affievolito, ed anche noi ci lasciamo trascinare dalla sua scia per una riflessione: qual è il vero senso del festival della canzone italiana? Non siamo contro la gara canora, ma siamo stufi di tutto ciò che gira intorno allo spettacolo più famoso di mamma RAI, polemiche incluse.Già prima del main event, l'opinione pubblica, secondo i giornali, si faceva continue domande sulla presenza o meno del leader ucraino Zelensky, quasi come se questo avvenimento fosse più importante delle notizie che arrivavano dalla Siria e dalla Turchia.Ma la settimana di Sanremo è sacra e bisogna quindi rispettarne tutti i crismi!Così era importante sapere se lui fosse apparso in videoconferenza, cosa avrebbe detto, come si sarebbe vestito, etc. Sui dirigenti RAI sono pesate le lettere indignate di moltissimi spettatori per optare su una scelta più soft: un comunicato condito da una becera propaganda letto dal presentatore Amadeus. Ma proprio su quel palco si sarebbe potuto invece cogliere l'occasione per dire a tutti i belligeranti "Mettete fiori nei vostri cannoni". Avremmo fatto miglior figura.Anche il web ha fatto la sua parte e si è accanito su tutto: su performance vocali, cachet, vestiti, sulla partecipazione degli ospiti, insomma la rete ha sfornato mille dibattiti in cui la musica non è mai stata il soggetto principale del discorso.Ha avuto da ridire anche sulla partecipazione dei Pooh, non tanto perché fino a poco tempo fa Facchinetti e soci erano contrari a una possibile "réunion", ma perché se ieri "hanno dato", oggi invece stonano. Ma la loro storia non può venire certo eclissata da qualche stecca vocale.Altra polemica che sta tenendo ancora il banco è quella relativa alla distruzione del palco da parte del cantante Blanco che, a suo dire, si è sfogato perché non riusciva a sentire il ritorno nei monitor da palco. Non si è detto nulla della sua canzone, ma solo della sua ira funesta.Un'altra cosa che ci ha fatto storcere il naso riguarda l'oramai virale bacio tra Fedez e Rosa Chemical. Non è il bacio in sé a dare fastidio, perché nella storia della musica baci tra artisti dello stesso sesso ce ne sono stati a volontà, quello che ci ha dato fastidio, durante l'intero svolgersi del festival di Sanremo, è il continuo richiamo al gender fluid e ai diritti LGBT, espressi continuamente con estrema volgarità.Non è mancata la polemica sui dati da ascolti che a parità di durata, rispetto al 2022, sono aumentati del 5,7%. Ma per molti osservatori sono dati falsati perché, rispetto alle edizioni degli anni' 90 si è ridotto il pubblico televisivo effetto che ha inciso anche sul festival di Sanremo.E la musica? Come avevamo scritto all'inizio del articolo non è stata la protagonista di questa edizione, tanto è vero che l'ex conduttore di Sanremo, Claudio Baglioni, si è lasciato sfuggire ai microfoni del TG1 che "Le canzoni ormai sono un contorno del contorno".
Pietro Orlandi: "Voi giovani non fermatevi mai!"
Febbraio 12
Il 3 febbraio 2023 le ragazze ed i ragazzi dell’associazione universitaria UdU (Unione degli Universitari) hanno organizzato un convegno intitolato “Vatican Girl: la storia di Emanuela Orlandi” al dipartimento di Scienze Sociali dell’università Federico II di Napoli. Il principale invitato del convegno è Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che si è sempre battuto affinché venisse resa nota la verità sulla misteriosa sparizione della sorella Emanuela. Siamo riusciti ad intervistare Orlandi, focalizzando la nostra attenzione sull'interesse da parte delle nuove generazioni riguardo la storia di Emanuela, su come i nuovi mezzi di comunicazione (una su tutte: le docuserie) siano importanti per diffondere la sua vicenda ed, altresì, le somiglianze con la storia di Mirella Gregori e la proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla storia di Emanuela.   “Cosa ne pensa del fatto che sempre più ragazze e ragazzi delle nuove generazioni stanno prendendo a cuore la vicenda di Emanuela, che stanno studiando e si stanno informando sul caso e che, soprattutto, stanno scendendo in piazza a manifestare per chiedere che esca fuori la verità su questa orribile vicenda?”    Mi fa molto piacere sapere che i giovani si stanno interessando alla storia di Emanuela. L’ultimo evento a cui ho partecipato è stato all’università Federico II di Napoli, il quale è stato di grande incoraggiamento anche per me perché ho visto affetto e solidarietà nei confronti di Emanuela, ma soprattutto ho visto quella voglia di cambiamento e di giustizia che, per un periodo, è stata sopita. Il fatto stesso di essersi incontrati per raccontare questa vicenda, che va avanti da quarant’anni, fa capire che non ci si deve mai rassegnare. E questo, secondo me, ha stimolato la coscienza delle persone. Ogni volta che incontro i giovani dico sempre loro di non accettare mai le ingiustizie perché il futuro è nelle vostre mani. Tra voi potrebbero esserci futuri magistrati. Siete voi che potete creare quello spartiacque che serve tra l’ingiustizia della situazione attuale ed un cambiamento importante che serve. Quando una persona scompare è, prima di tutto, la famiglia che subisce. Per tutto quello che c'è stato in questi quarant'anni di mancanza di volontà di trovare la verità da parte delle Istituzioni e da parte di uno Stato come il Vaticano. Sono queste le cose che fanno arrabbiare noi come famiglia, ma che sicuramente hanno fatto arrabbiare tanti giovani che si sono avvicinati a questa storia.   "Secondo lei i mezzi come le docuserie, penso soprattutto a quella prodotta da Netflix "The Vatican Girl", gli articoli online ed i blog quanto sono importanti per far conoscere la vicenda di Emanuela?" Sicuramente la docuserie Netflix ha influito tantissimo perché la storia di Emanuele era conosciuta in Italia ed all'estero, infondo ci sono stati anche altri documentari. Se n’è parlato spesso. Però una questa serie, grazie a Netflix, è stata vista in 160 Paesi nel mondo e molti giovani hanno avuto una possibilità di seguirla, perché sappiamo benissimo che Netflix ha seguito soprattutto le ragazze ed i ragazzi che si incuriosiscono guardando una serie come questa, che è stata molto seguita e quindi c'è stato un enorme aumento del numero di persone che sono venute a conoscenza di questa storia in Italia e in Europa. Ma soprattutto in tantissimi Stati del mondo che, prima della serie, non sapevano neanche cosa fosse successo e non sapevo niente di questa storia, non sapevo niente del coinvolgimento del Vaticano, dello Stato italiano e tutto quello che c'è stato intorno a questi quarant'anni. Io me ne sono reso conto, e la cosa mi ha stupito moltissimo, dai tanti messaggi che mi sono arrivati già dal giorno dopo l’uscita della serie. Il 20 ottobre è uscita la serie per la prima volta su Netflix ed i messaggi che iniziarono ad arrivarmi  dalle parti più disparate del mondo, dove non avrei mai pensato potesse arrivare il messaggio della vicenda di Emanuela. Mi sono arrivati messaggi dall'India, dal Sudafrica, da Paesi del Sud America, dagli Stati Uniti, dappertutto. Non c'è stato, forse, un Paese da cui non mi sia arrivato un messaggio di solidarietà e devo dire che tutto ciò dà una forza enorme. C'è una famiglia che vive questa situazione, che sente l'affetto, la solidarietà della gente. Ti assicuro che è come la benzina per una macchina: il motore va avanti e non si ferma più. Io non riuscirò mai a fermarmi finché non sarò arrivato alla verità ed avrò dato giustizia ad Emanuela. Perché a quel punto si potrà dire che alla giustizia ci si può arrivare, anche se sono passati quarant'anni, che non abbiamo accettato passivamente questa cosa e che, alla fine, possono passare i decenni, però la giustizia sarà sempre quella che prevarrà su ogni altra cosa. Quindi per questo io non mi potrò mai fermare. Non mi fermerò mai, spero che tutte le persone che fino adesso ci sono state solidali continuino ad esserlo fino alla fine.   "Cosa accomuna la storia di Emanuela con quella di Mirella Gregori?" Prima di rispondere tengo molto a dire che Maria Antonietta, la sorella Mirella, è diventata come un'altra sorella per me e per le mie sorelle. In qualche modo fa parte della mia famiglia. La storia di Mirella è stata legata dai presunti rapitori che chiedevano lo scambio di Emanuela con Mehmet Ali Ağca, colui che sparò a papa Giovanni Paolo II. Circa due mesi dopo la scomparsa di Emanuela, venne fuori il nome di Mirella Gregori. Non si è mai saputo, alla fine, se effettivamente fossero legate queste due storie. O qualcuno in qualche modo avesse voluto inserire la vicenda di Mirella nella storia di Emanuela, per motivi a noi sconosciuti. Purtroppo, quel filone di indagine, quello legato allo scambio con Ali Ağca, non ha prodotto nulla, cioè i magistrati hanno concluso quell'indagine. Diciamo che fu un nulla di fatto perché non sono mai emerse prove al riscontro di quell'ipotesi quindi, probabilmente, anche questo legame tra Emanuela e Mirella è venuto in qualche modo a mancare. Certo quella di Mirella è una storia terribile, come quella di tantissime altre ragazze e ragazzi scomparsi. A Mirella è rimasta solo la sorella Maria Antonietta perché i genitori sono morti e la loro famiglia era composta solo dalle due sorelle e dai genitori. Con la morte dei loro genitori è rimasta soltanto Maria Antonietta, che non fa altro che aspettare che possa uscire qualche notizia, che gli inquirenti possano riaprire il caso esclusivamente per Mirella, perché sarebbe giusto così, perché magari era una strada completamente diversa e si sono perse tante possibilità di indagare sulla sua storia solo perché, dall'inizio, qualcuno l'ha voluta legare alla storia di Emanuela.   “Cosa pensa della proposta di istituire una commissione parlamentare di inchiesta? Come è possibile che venga fatta una tale proposta di inchiesta solo dopo 40 anni?”   La proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta è una cosa molto positiva per una serie di fattori. Quando nel 2016 ci fu l'archiviazione dell'inchiesta da parte della procura di Roma, nessuno più ha indagato e le indagini sono state portate avanti solamente da noi familiari insieme all'avvocato Laura Sgro. Il fatto stesso che il Parlamento si occupi di questa vicenda è un’ottima notizia perché può agire come una procura, può fare delle audizioni può ascoltare, interrogare e indagare. Soprattutto può avere accesso alla documentazione riservata alla quale io, come singolo cittadino, non posso avere accesso, ad esempio può avere accesso all'archivio della questura e per cercare quei documenti che non sono mai riuscito a trovare: alcune audiocassette originali dell'epoca, dove era presumibilmente registrata la voce di Emanuela, che non si sono mai riuscito a trovare, mentre una commissione parlamentare d'inchiesta può avere accesso tranquillamente a questi archivi e condurre ottimamente la ricerca. Questo sarà un grande aiuto. Naturalmente io collaborerò anche con loro. È una cosa positiva che sia fatta dopo quarant'anni perché non è un obbligo da parte del Parlamento aprire un'inchiesta, come quella che si dovrebbe aprire sulla scomparsa di Emanuela, ed è stata una proposta fatta proprio perché ci sono stati tantissimi dubbi nelle e sulle indagini. Mi viene da pensare proprio a quelle situazioni poco chiare che si sono venute a creare proprio da parte degli apparati dello Stato italiano, come i servizi segreti (il Sismi ed il Sisde) e ci sono state tante situazioni poco chiare che riguardano proprio lo Stato italiano. Il Parlamento italiano potrebbe, secondo me per dovere, fare chiarezza su alcune situazioni. Soprattutto in questo momento, dopo che anche il Vaticano, senza comunicarci nulla, ha aperto un’inchiesta sul rapimento di Manuela ed io non mi aspettavo, così all'improvviso, cioè dopo quarant'anni. Fino ad adesso il Vaticano non aveva fatto assolutamente nulla, neanche un'indagine interna ed ora decide di aprire un'inchiesta sul rapimento, che è un fatto che io devo prendere per forza come positivo. Non so cosa faranno. Come si muoveranno, però potrebbe essere un passo avanti. Forse hanno capito che il silenzio di questi quarant'anni non è servito a nulla, perché non rinunceremo mai a cercare la verità e forse, in qualche modo, ci stanno venendo incontro. All'inizio io, personalmente, ancora non sono stato contattato dai promotori di giustizia in Vaticano e spero di esserlo quanto prima. Voglio raccontare tutto quello che so, tutti i nuovi eventi che abbiamo raccolto in questo periodo insieme all'avvocato. Questi elementi possono essere importanti proprio per fare un passo avanti verso la verità.   “In questi anni quanto la politica ha attenzionato questo caso?”   In questi anni la politica non si è interessata più di tanto. Non perché non fosse una questione politica, ma perché, in fondo, in questa storia si sono inseriti i servizi segreti di Stati diversi, non soltanto quelli dello Stato italiano e del Vaticano. Quindi poteva in qualche modo interessare anche la politica ed ha interessato a livello di mie indagini personali, nel senso che quando trovi il collegamento tra ambienti politici, ambienti della criminalità e ambienti del della Santa Sede, capisci che anche la politica, da quel punto di vista, può avere avuto un ruolo. Io ho sempre detto che dietro la verità sulla scomparsa di Emanuela, c'è un forte richiamo tra Chiesa, Stato e criminalità, quindi la parte dello Stato, cioè la politica, in qualche modo c'è stata, diciamo così.  
Pressioni sociali del sistema universitario italiano: le opinioni di chi le vive in prima persona
Febbraio 12
Gli universitari italiani sono costantemente costretti a soddisfare le aspettative sociali ndietro e fuori dal sistema, altrimenti sentono di non valere abbastanza. Queste terribili convinzioni portano ormai sempre più giovani universitari ad avere altissimi livelli di stress e ansia al punto che molti ragazzi decidono di togliersi la vita. Lo scorso 1 febbraio, infatti, abbiamo assistito ad un terribile episodio: una studentessa di soli 19 anni si è suicidata in un bagno della sua Università, la IULM di Milano. L'estremo atto compiuto dalla giovane è stato preceduto da un biglietto in cui la stessa dichiarava di aver fallito negli studi e che non riusciva a reggere più la pressione universitaria. I suicidi degli studenti universitari purtroppo non sono solo quelli attenzionati dalla cronaca, molti cadono nel silenzio, come quello di Francesco Mancuso, un ragazzo di 22 anni che il 16 gennaio ha deciso di togliersi la vita. Francesco frequentava l’università di Economia a Palermo e di lì a poco avrebbe dovuto sostenere un esame che non riusciva a superare da tempo. Francesco, gli mancavano 5 esami e poi si sarebbe laureato, ma si sentiva in ritardo rispetto al livello richiesto per dal sistema universitario. L’ansia crescente, la sensazione di essere rimasto solo, il senso di sopraffazione rispetto ai tempi ormai stretti per riuscire a non essere inferiore agli altri. Questo è ciò che ha ucciso Francesco e tanti altri giovani come lui: il giudizio sociale e gli standard ideali da raggiungere in ambito universitario. Per avere una visione più ravvicinata rispetto a tali vicende, il 6 febbraio abbiamo condotto un’indagine intervistando alcuni studenti dell’Università degli studi di Napoli Federico II e dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Innanzitutto, agli intervistati è stato chiesto se fossero a conoscenza della notizia del suicidio della ragazza della IULM avvenuto pochi giorni prima. Tutti hanno sentito la notizia e la maggior parte degli intervistati ritiene che la causa del suo gesto sia da ricercare nel malfunzionante sistema universitario del nostro paese. Molti non possono fare a meno di denunciare anche il mancato aiuto e sostegno che non è stato fornito alla giovane, come a tanti altri ragazzi, che hanno compiuto il suo stesso gesto. Chiaramente, da questa domanda, sono poi scaturite riflessioni molto più profonde che palesano  quanto ogni studente senta il peso di un sistema universitario che chiede sempre di ambire all'eccellenza, quell'eccellenza rappresentata dall'ottenimento del massimo dei voti ad ogni esame". Molti si sentono sopraffatti dall’ansia a tal punto da aver perso l’interesse per il percorso di studi scelto. Alcuni soggetti intervistati, invece, ammettono di aver scelto di frequentare l’università solo per pressione sociale ma che non hanno mai realmente avuto una vocazione per lo studio. Traendo un bilancio delle opinioni raccolte, sembra che il nostro sia un sistema capace di deteriorare la salute mentale di tanti ragazzi tramite una costante pressione sociale che impone un modello sempre più performativo. Siamo continuamente costretti a soddisfare delle aspettative, a raggiungere dei numeri e talvolta entriamo in competizione con gli altri, non sentendoci all’altezza. L’università, oltre ad essere un luogo di formazione e preparazione al mondo del lavoro, dovrebbe essere un luogo di aggregazione, di crescita personale e di condivisione. Nessuno dovrebbe sentirsi solo tra le mura di un’università eppure succede costantemente.  Perciò, abbiamo deciso di chiedere il parere di coloro che questo mondo lo vivono ogni giorno, sulla propria pelle, per ascoltare le loro voci e le loro esperienze  in modo da fungere da paradigma per tutti coloro che vivono questo disagio. Non un solo episodio, ma tanti, troppi episodi quotidiani, come quelli in precenza narrati,  impongono una riflessione sulla necessità di modificare la struttura del nostro sistema universitario, che arriva oggi ad interferire negativamente nelle vite dei giovani.  
Jeff Beck sul grande schermo ha rotto la chitarra, nella vita gli schemi musicali
Febbraio 05
Con la morte di Jeff Beck l'anno nuovo è iniziato nel peggiore dei modi.È morto uno dei mostri sacri della chitarra, uno di quelli che, ogni volta che lo vedi su Youtube, tiaffascina anche se suona solo una nota. Certamente la finitezza della vita non risparmia nessuno, machi è riuscito, come Jeff Beck, a salire nell'olimpo musicale rimarrà sempre vivo.L'amore per la musica non è un sentimento che coinvolge soltanto chi è apostrofato sarcasticamenteboomer, ma coinvolge anche tutti quegli adolescenti che non solo stanno scoprendo l'altissimovalore di quei pezzi che provengono dal XX secolo, ma si stanno anche avvicinando – finalmente –alla musica suonata con strumenti veri e, forse per questo ultimo aspetto bisognerebbe ringraziare iMåneskin, ma questo è un altro discorso.Jeff Back non è stato un semplice chitarrista. È stato il punto di riferimento della musica inglese.Infatti tutti quelli che vogliono riprodurre il sound prettamente british, devono rifarsi a lui, non soloperché, come ha specificato Brian May, Beck è stato il musicista che ha cambiato le carte in tavola,quello che liberato il rock e il blues dalle loro catene facendoli diventare i generi apripista dellafutura fusion, ma anche perché è stato l'archetipo del chitarrista contemporaneo.Ma andiamo per gradi.Il mondo si accorse del suo straordinario talento nel 1965, quando sostituì, sotto raccomandazionedi un suo amico di infanzia, – un certo Jimmy Page - Eric Clapton alla chitarra solista nei Yardbirdsincidendo con loro brani come Heart Full of Soul che si fecero notare per un uso pioneristico delpedale "Overdrive", un effetto che distorce, attraverso la saturazione sonora, il suono della chitarra.Sempre con gli Yardbirds, nel film "Blow up", di Michelangelo Antonioni, si vede uno spazientitoJeff Beck che maltratta e distrugge una chitarra, durante una loro esibizione, anticipando quello cheavremmo visto fare agli Who e a Jimi Hendrix: massacravano e sfasciavano i loro strumenti durantei concerti.Ma un musicista come Back non poteva rimanere intrappolato in un gruppo in cui i dissapori e ilitigi interni erano all'ordine del giorno ed è per questo che subito dopo 20 mesi spiccò il volo peruna carriera solista che non si caratterizzò per un catalogo da hit parade, ma per le sue performance.La chitarra con Beck non suonava: parlava. L'artista era capace di ipnotizzare l'ascoltatore non conuna abilità alla Stevie Ray Vaughan, ma con un modo semplice e preciso. Scordatevi assoli veloci einterminabili, lo stile di Beck predilige poche note. Il suo tocco era caratterizzato dal fatto che nonusava il plettro. Con il dito indice si serviva della leva del vibrato per far fluttuare l'accordaturadelle corde spostando le note suonate da un tono all'altro e con il pollice suonava le corde con latecnica dell'hammer. E furono proprio le sue dita ad essere assicurate per circa 10 milioni di dollari. Ma forse passerà alla storia per il suo template, costellato da amplificatori e pedali in grado didistorcere il suono, di amplificarlo, di manipolare le altezze sonore. Tutti i chitarristi che intendonodare un tocco contemporaneo devono conoscere la sequenza dei suoi effetti che aggiungono un nonplus ultra alla tecnica musicale e allo stile. Lui ci ha lasciato, ma fortunatamente ha lasciato unacospicua eredità per chi sarà in grado di approfittarne. PS: La redazione si scusa per aver pubblicato solo oggi il presente articolo, scritto e programmato per il 22 gennaio 2023. Un problema tecnico ci ha costratti a posteciparne l'uscita.
“Arte e shoah. Rappresentare l'indicibile”: convegno a Napoli per la giornata della memoria
Gennaio 26
Il 27 gennaio in tutta Italia si celebra il giorno della memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto. Questa giornata è stata istituita al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte. Per ricordare coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e che rischiando la propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Venerdì 27 gennaio 2023, per il Giorno della Memoria, il Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica e il Seminario Permanente “Etica, bioetica, cittadinanza” del dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, promuovono un’iniziativa di commemorazione, studio e riflessione. Il convegno dedicato al tema “Arte e Shoah. Rappresentare l’indicibile”, si svolgerà presso l’aula magna della Società Nazionale Scienze, Lettere e Arti a Via Mezzocannone, 8 - Napoli e potrà essere seguito sia in presenza che online (https://tinyurl.com/GM2023). Il Convegno è diviso in due sessioni: la sessione mattutina inizia alle ore 09.00 ed è intitolata «Arte e Shoah», presieduta da Francesco Lucrezi dell’Università degli Studi di Salerno; sarà aperta dai saluti dei Rettori degli Atenei convenzionati. Dopo l’introduzione intitolata “Arte e Shoah: possibilità o impossibilità?”, interverranno Enrica Lisciani Petrini con una relazione dal titolo “Musica e Shoah”, Chiara Ghidini e Gianluca Di Fratta con una relazione dal titolo “Una memoria differente: rappresentazioni della Shoah nei manga”. Nel corso della prima sessione le musiciste Angela Yael Amato e Natalya Apolenskaya eseguiranno melodie ebraiche tradizionali e brani tratti da opere di G. Perlmann, M. Ravel, J. Williams, G. Gershwin. La sessione pomeridiana, invece, è in programma alle ore 15:00 ed è dedicata al tema «Il silenzio della memoria, la voce dell’arte. La parola agli Internati Militari Italiani (IMI)» e sarà presieduta da Lorenzo Chieffi dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e Past Director del CIRB. Dopo l’introduzione intitolata «C’è chi dice no», interverranno lo storico Mario Avagliano con una relazione intitolata “I Militari Italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi”, Gloria Chianese con una relazione intitolata “La resistenza patriottica tra memoria e oblio” e Giuseppe Nicola Tota con una relazione intitolata “I militari italiani «giusti tra le nazioni»: Maurizio Lazzaro De Castiglioni”. A Napoli, negli anni, è cresciuta l’attenzione nei confronti di questa importante ricorrenza, superando il puro valore istituzionale, diventando un momento di impegno sociale e civile. L’Università Federico II, per esempio, promuove la terza missione, in sinergia con la ricerca e la didattica, che si concretizza in un processo di scambio e collaborazione con le comunità e il territorio per creare empatia culturale su argomenti che ci toccano in profondità, proprio come quello della Shoah. Questo convegno è un’ottima occasione per avvicinare la popolazione, ma soprattutto i giovani, a temi spesso posti in secondo piano , ma che invece sono ancora di grande attualità. Riflettere sull’indelebile ricordo della crudeltà dell’uomo, delle atrocità della guerra e di tutto il dolore che ne è derivato, è indispensabile per evitare di compiere di nuovo gli stessi errori, ma soprattutto per comprendere in profondità la realtà odierna.
Matteo Messina Denaro: preso dal Ros il superlatitante
Gennaio 20
Le italiane e gli italiani si sono svegliati più tranquilli la mattina del 16 gennaio 2023 perché, grazie ad un'operazione condotta dalla magistratura - rappresentata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido - e dal ROS dei carabinieri, è stato arrestato a Palermo il superlatitante Matteo Messina Denaro. Finito in manette alle 8.20 mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo, sotto il nome di Andrea Bonafede. Esattamente dopo trent'anni ed un giorno dall’arresto del capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina, il 15 gennaio 1993. Nei momenti successivi all'arresto del padrino di Castelvetrano sono nati diversi dibattiti e polemiche sui social. Sono apparse frasi del tipo "Lo hanno preso malato" oppure "Si è fatto prendere per farsi curare", che, però, non riguardano il punto nevralgico dell’accaduto: Matteo Messina Denaro, il presunto boss di Cosa Nostra, nonché "il superlatitante", è stato arrestato e si trova in carcere in regime di 41 bis presso nel carcere dell’Aquila. Infatti martedì 17 gennaio il Ministro della Giustizia Nordio ha firmato il decreto per il cd. carcere duro. A  Messina Denaro sono legati l'organizzazione e l'esecuzione dei più brutali omicidi di Cosa Nostra. Dopotutto stiamo parlando del braccio armato di Totò Riina. Tante le sue vittime - chi uccise materialmente, chi su ordine ed altre in cui ha assunto il ruolo di partecipe negli omicidi. Il piccolo Giuseppe Di Matteo, dopo due anni di prigionia, fu strangolato e sciolto nell’acido come ritorsione nei confronti del padre Santino. Il collaboratore di giustizia Santino Di Matteo; Vincenzo Milazzo, capo della cosca di Alcamo di Cosa Nostra, eliminato perché non condivideva la strategia stragista e la gestione autocratica di Riina. Ancora, Antonella Bonomo, fidanzata di Vincenzo Milazzo, uccisa perché era incinta di tre mesi di Milazzo. Fu poi il momento delle stragi di Capaci e di via D’Amelio a Palermo, in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicilio, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Clausio Traina. A seguito di questi attentati, che portarono all’arresto di Riina, Messina Denaro fu un sostenitore della continuazione dalla strategia degli attentati, insieme agli altri capomafia Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. In seguito, nell’estate del 1993 Messina Denaro fu il mandante delle stragi di via dei Georgofili a Firenze, dove furono uccise 5 persone e ferite altre 37, di via Palestro a Milano, con un bilancio di 5 vittime e 15 feriti, e davanti alle chiese San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma, dove restarono ferite 22 persone.  Ebbene, con l'arresto dell'ultimo grande latitante di Cosa Nostra, si può trovare risposta a molti grandi misteri legati alla lotta alla mafia degli anni '80 e '90 del Novecento, soprattutto riguardante il mistero della agenda rossa di Paolo Borsellino. Che cosa c’era, che importanza aveva, questi i dubbi che continuano  ad persistere ancora oggi. Allo stato attuale è prematuro sperare di avere delle risposte, ma soprattutto non possiamo sapere adesso se Messina Denaro parlerà, dopotutto non lo fecero Riina e Bernardo Provenzano. Un altro quesito che in tanti cittadini italiani e non si pongono da anni ed oggi ancor di più riguarda l’esistenza o meno di una protezione politica garantita a Messina Denaro Sappiamo, grazie ad un'intercettazione fatta al fratello dell'ex superlatitante, mentre era in riunione con alcuni suoi uomini, che Cosa Nostra appoggiò Forza Italia alle elezioni politiche del 2006. "Prodi, quel babbu, ci consuma" dirà il fratello di Messina Denaro. Infatti sostennero la candidatura di Antonio D'Alì, uomo - definito da Brusca in un'intercettazione in carcere - molto vicino all'ex latitante e che fu sottosegretario al Ministero dell'Interno durante il Governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Sono ancora tanti gli interrogativi sul ruolo di Matteo Messina Denaro e sul quando si conoscerà la verità. A noi non resta che aspettare, ancora.
Violenza sulle donne dello spettacolo: interviene il comitato Amleta
Gennaio 20
In queste ultime settimane molte donne dello spettacolo hanno denunciato pubblicamente di aver ricevuto abusi e molestie nel corso della propria carriera. “Se vuoi fare questo mestiere devi essere un po’ più disinvolta, ti devi lasciare andare”, “Vuoi fare l’attrice? Allora non sei tu a decidere cosa mostrare di te”, “Devi esercitarti a sedurre me per riuscire poi a sedurre un pubblico”. Queste sono solo alcune delle frasi che spesso registi e produttori rivolgono alle lavoratrici dello spettacolo in sede di provino, durante le prove degli spettacoli o in momenti di formazione. In seguito alle vessazioni subite, molte di loro hanno riportato  la propria testimonianza tramite l’associazione Amleta. “Amleta” è un collettivo femminista, composto da 28 attrici, che supporta e trasmette fiducia a tante donne, permettendo loro di raccontare le molestie subite sul posto di lavoro . Infatti, dalle esperienze vissute emerge l’esistenza di un ambiente lavorativo che sistematicamente discrimina la presenza femminile ponendo in essere comportamenti violenti o sessualmente inopportuni Ad oggi, sono già molte le lavoratrici che hanno raccontato la propria esperienza e si sono unite alla protesta utilizzando sui social l’hashtag #apriamolestanzedibarbablù, con riferimento alla fiaba in cui Barbablù massacrava le proprie mogli. Dopo la pubblicazione di queste testimonianze sui social le vittime, purtroppo, hanno dovuto fare i conti anche con il fenomeno di violenza verbale. In particolare, tanti messaggi espressione del “Victim Blaming” , processo psicologico riguardante la tendenza a colpevolizzare le vittime/ Per far risuonare la voce delle donne che hanno avuto la forza di parlare, Amleta ha deciso di non limitare la campagna ai social, ma di estenderla anche tramite conferenze.  Lunedì 16 gennaio a Roma, presso la Stampa Estera, si è tenuta la conferenza “Un Metoo italiano, le attrici italiane alzano il sipario sulla violenza” di Amleta e Differenza donna, in virtù della loro collaborazione per la tutela legale di chi sporge denuncia. In quest’occasione Amleta ha diffuso i dati relativi alle testimonianze raccolte: 223 casi di abusi e molestie di cui 207 riguardano donne (circa il 93%). La maggior parte degli abusi riportati alle associazioni sono commessi da registi (41,26%), colleghi attori (15,7%), produttori (6,28%), insegnanti (5,38%). Tali violenze avvengono soprattutto sui luoghi di lavoro, ma molte anche sul web. Inoltre, si attesta che è ancora molto frequente la tendenza a sminuire i fatti narrati dalle donne sul luogo di lavoro. L’idea che chi subisce molestie denunci per trarre vantaggi personali o che sia normale dover sottostare ad abusi in alcuni ambienti, sono convinzioni radicate nella nostra società che portano a giustificare costantemente la violenza. Amleta spiega che, in realtà, molte donne denunciano ciò che subiscono, ma, nonostante ciò, non vengono ascoltate. Altre, invece, non riescono a denunciare subito l’accaduto, ma solo dopo tempo. Anche tale attesa è mal vista dalla società in quanto si crede che sia volta al fine unico di ottenere visibilità. Ma le ragioni sono ben altre La nostra società è ancora permeata dalla cultura dello stupro e il primo passo imprescindibile per combatterla è denunciare gli abusi subiti di ogni genere, compresi quelli in sede lavorativa. Non si deve avere paura di  combattere soprusi, ma bisogna lavorare giorno dopo giorno per creare la giusta consapevolezza riguardo la gravità di ogni forma di  violenza e per far diminuire il pericoloso fenomeno di colpevolizzazione delle vittime.
Una costituente necessaria in una fase politica drammatica
Gennaio 11
La fase politica in cui ci troviamo è tra le più critiche di cui abbiamo memoria. Le elezioni del 25 settembre 2022 hanno dato un risultato netto e, nella storia repubblicana, inedito nei termini in cui si presenta: il Paese è infatti ora governato da una destra estrema, liberista e antipopolare che, per uno di quei casi fortuiti che assumono grande forza simbolica, è entrata a Palazzo Chigi proprio a pochi giorni dal centenario della marcia su Roma. La nuova maggioranza, già a partire dall’elezione dei Presidenti delle due Camere, ha messo bene in chiaro che non intende cedere di un millimetro rispetto al proprio posizionamento, e l’enfasi messa su tentativi di riforme istituzionali quali l’autonomia differenziata e il presidenzialismo confermano che ci sono rischi reali di smembramento del Paese. Questo scenario drammatico non dipende da un destino cinico e baro, né è soltanto causato dalla divisione sciagurata nel campo del progressismo, ma è l’effetto finale di oltre un quindicennio di scelte politiche viziate da errori e omissioni. Il campo del progressismo italiano, per poter contrattaccare, ha bisogno di un totale ripensamento. È per questi motivi che il congresso costituente lanciato dal Partito Democratico, che vede l’adesione di Articolo Uno, Demos e di svariati indipendenti, si configura come un passaggio che non può essere trascurato. La cronaca politica ci dice, però, che questo processo si sta aggrovigliando: da un lato c’è sì un comitato che sta discutendo la stesura di una nuova “carta dei valori”, un documento fondativo che dovrebbe costituire la base valoriale del nuovo partito. Dall’altro, però, questo lavoro incontra svariate resistenze: sono in molti che si aggrappano all’identità fondativa del PD, senza comprendere però che il fallimento di tale progetto risiede proprio nell’insostenibilità di quell’architettura. Sta di fatto che, nonostante la necessità urgente di una ricostruzione dalle fondamenta, la corsa verso le candidature a segretario, la riproposizione del modello delle primarie aperte e l’assenza di modifiche al bizantinismo e plebiscitarismo delle procedure interne, rischiano di rendere questa fase nient’altro che l’ennesima conta interna, che lascerebbe poi l’area del socialismo democratico in Italia – quella in cui il PD è nonostante tutto il maggior soggetto politico – ancora incapace di riconnettersi con la società e rilanciare la propria azione. Sarebbe molto più utile, al posto della corsa dei nomi, che venissero sospese le candidature e le campagne per la segreteria nazionale del partito; ciò permetterebbe di concentrare il dibattito congressuale sul documento che è in corso di stesura da parte del comitato costituente, la “carta dei valori” del nuovo partito. Non sappiamo ancora cosa ci sarà in questo documento, ma c’è da confidare che venga imperniato su di una rinnovata centralità del pubblico e della politica, a cui spettano il governo dei processi economici e l’indirizzo strategico di quelli produttivi. La stagione del liberismo, che ancora qualcuno difende, è ormai stata condannata dalla Storia: dal Covid-19 che ha trovato argini solo quando il governo del pubblico ha dato priorità alla salvezza delle vite umane, dal PNRR che segnala l’urgenza di una transizione che non può autoregolarsi ma va inevitabilmente governata in un quadro consensuale, e dalla crisi climatica incipiente. E poi, oltre al piano delle idee, c’è quello della vita interna, burocratica, che ogni soggettività politica ha necessità di regolare. È qui che c’è da fare una delle più nette cesure con il passato: non è più sostenibile l’idea di un partito dai confini permeabili, soggetto alle ondate delle mode politiche, che non valorizza e rafforza i propri spazi di discussione interni. Non si può più rimandare l’abolizione delle cosiddette primarie aperte, ricostruendo dunque una forma partito che riconosca la centralità degli iscritti nei processi deliberativi. Infine, c’è un elemento di rappresentazione che non si può trascurare: se la sconfitta del 25 settembre nasce anche da una gigantesca crisi di credibilità, il nuovo partito non può essere la riproposizione dell’esistente neanche in termini simbolici. Non è più il tempo di brodini insapori: in un’epoca così complessa, servono identità chiare, un nuovo nome e un nuovo simbolo, che aiutino a ri-radicare il soggetto da ricostruire all’interno del campo del socialismo democratico, senza ambiguità di sorta. Lavoro e pace, questa è la radice della sinistra: e, come ebbe a scrivere uno che aveva la vista lunga, “anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all'opera, ricominciando dall'inizio”.
Lavori e diritti nel Pd di Elly Schlein
Gennaio 11
C’è amore tra Elly Schlein e il lavoro? Una delle principali critiche mosse alla parlamentare emiliana, candidata alla segreteria nazionale del Pd, è proprio questa: una presunta ‘scarsa’ attenzione alle questioni sociali in favore di tante battaglie sui diritti civili. Eppure, dalle prime dichiarazioni di Schlein sembra emergere un quadro diametralmente opposto. Nel Pd che l’ex eurodeputata ha in mente restano centrali temi come il salario minimo ed il congedo paritario. In una intervista all'Avvenire di qualche giorno fa l’esponente dem ha spiegato come si dovrebbe “da un lato intervenire con una legge sulla rappresentanza come dicono i sindacati, dall’altro però dire che sotto una certa soglia non è lavoro, ma sfruttamento. Mi ha colpito l’identikit dei nuovi poveri tracciato dalla Caritas durante la pandemia: una donna tra i 30 e i 40 anni, italiana con due figli. La risposta non può essere togliere il Reddito di cittadinanza, che è l’unico strumento di lotta alla povertà. Migliorarlo sì, ma dobbiamo evitare di far scivolare nella povertà un altro milione di persone". Durante un appassionato intervento alla sede della Fiom-Cgil di Bologna, in occasione della presentazione de "La scalata dell'Everest in ciabatte" (libro scritto da Primo Sacchetti in cui racconta la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori della Saga Coffee) la Schlein ha sottolineato come “chi oggi partecipa per provare a segnare anche una svolta rispetto a precedenti scelte ha l'animo di guardare oggi a quali possono essere le prospettive che ci diamo". Schlein ha proseguito citando un episodio del libro legato ad una lavoratrice che ha detto: "Io non chiedo altro: chiedo di lavorare perché il lavoro è dignità". La deputata Pd ha legato questa frase al primo articolo della Costituzione italiana affermando che "la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. I costituenti e le costituenti avrebbero potuto metterci qualsiasi parola ed hanno messo ‘lavoro’ non perché pensassero che l'unica questione importante è il lavoro - ha sottolineato Schlein - dopotutto abbiamo tutta la prima parte della Costituzione sui diritti fondamentali, però hanno messo lì il lavoro perché c'è una dimensione che è andata spezzandosi in questi anni, anche nella lettura politica"
Lavorare meno, lavorare tutti: l'Inghilterra svolta, l'Italia arranca
Gennaio 11
È oramai da Giugno che per oltre 73 aziende e 3.300 dipendenti del Regno Unito è partita la sperimentazione di una delle forse più significative forme di innovazione del mondo del lavoro di questi anni: la settimana lavorativa da 4 giorni. Se già nel 1930 il buon John Maynard Keynes prevedeva che una riduzione dell’orario lavorativo grazie al progresso tecnologico sarebbe stata possibile entro “un paio di generazioni”, il primo traial di introduzione di una settimana lavorativa da quattro giorni (della quale si sente parlare ormai da anni) risale all’Islanda del 2015. I risultati, in termini di riduzione dello stress e miglioramento del bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata, senza comportare alcun calo di produttività per le aziende nella sperimentazione islandese sono ormai una vicenda nota. Ed è proprio sulla scorta di questi risultati che quest’anno anche Londra ha deciso di percorrere, , su pressione del movimento “Four days global” che ha promosso l’iniziativa in varie aziende, la via della settimana lavorativa breve, con risultati promettenti. Nel primo rapporto (per quanto parziale poiché redatto dal movimento 4 Days stesso) risulta un incremento dei ricavi per le aziende dell’8% circa, oltre ad un sostanziale miglioramento della qualità della vita per i dipendenti come già visto nel caso Islandese. E se ad oggi attendiamo i risultati dello studio in corso dell’Università di Cambridge, a che punto siamo in Italia? Ebbene è proprio da questo gennaio che, secondo quanto annunciato recentemente, anche nel bel paese arriveranno sperimentazioni strutturali di settimana lavorativa corta. L’apripista è Intesa San Paolo che proporrà ai suoi dipendenti la possibilità della settimana lavorativa da quattro giorni (ridistribuendo l’orario di lavoro in nove ore giornaliere, e riducendolo da 37,5 ore settimanali a 36) senza alcuna variazione sullo stipendio. Il giorno libero, nella proposta dell’azienda, non sarebbe fisso ma scelto del lavoratore (previa organizzazione e concertazione con le necessità aziendali). La proposta (l’adesione è su base volontaria), che include anche la possibilità per i dipendenti di lavorare in smart working fino a 120 giorni l’anno, pur rientrano nel quadro dei contratti collettivi nazionali di settore, non trova tuttavia l’accordo dei sindacati. Come riporta Il Sole, infatti, Fabi - First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin, nonostante cinque mesi di trattative con la banca, non sono riuscite a trovare un accordo poiché l’azienda non ha voluto estendere queste possibilità anche ai dipendenti delle filiali fisiche, né è riuscita a individuare un accordo con i sindacati circa gli strumenti tecnici atti a garantire il diritto alla disconnessione durante lo smart working. Al netto del caso di Banca Intesa, resta tuttavia positiva la posizione generale della Cgil riguardo l’introduzione della settimana lavorativa breve. Il segretario generale del sindacato Maurizio Landini ha infatti espresso il suo sostanziale accordo ad incentivare la sperimentazione anche in Italia in un’intervista a “La Stampa” del nove gennaio di quest’anno. Landini affronta il tema parlando della manovra di bilancio, ma estendendo il discorso più in generale della situazione del lavoro in Italia. Fiscal drag, precariato, eccessiva tassazione del lavoro dipendente e delle pensioni, part-time involontari, partite iva, disoccupazione giovanile e precarizzazione attraverso i lavoratori delle cooperative che giocano al massimo ribasso. Ma anche la mancanza di un salario minimo, e dell’aggiornamento dei contratti collettivi nazionali e l’estensione delle garanzie previste da questi ultimi ai lavoratori autonomi, rappresentano i principali problemi del mondo del lavoro in Italia denunciati dal sindacalista. E come dissentire se si considera che in Italia, dati l’Istat alla mano, oltre tre milioni di lavoratori hanno un contratto a tempo determinato e che, nonostante l’inflazione galoppante, il nostro è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti anziché aumentare negli ultimi 20 anni. Questo senza considerare come, secondo l’Eurostat, l’Italia rappresenti il fanalino di coda d’Europa per tasso d’occupazione (è impegnata secondo le rilevazioni di ottobre 2022 il 60.3% della popolazione italiana in età da lavoro, contro un tasso europeo del 70%) . I numeri certo poi non consolano se si si considera che, rilevazioni l’Istat di questo gennaio, la disoccupazione tra i giovani è al 25,3 %, e il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni arriva al 35%, (con un aumento tra le donne e chi ha meno di 50 anni). Insomma, per quanto la settimana lavorativa breve rappresenti un traguardo importante, che può beneficiare tanto i lavoratori quanto le imprese ,i suoi limiti restano evidenti, e tanto lavoro rimane ancora da fare per migliorare la situazione occupazionale e retributiva, e quindi la vita di tanti italiani.
Sanità Tà Tà: la notte della sanità fa tornare a pulsare il cuore di Napoli
Gennaio 06
Sanità Tà Tà. È tornata la notte della sanità. Ieri giovedì 5 gennaio, dalle 18 a mezzanotte inoltrata, si è tenuta al rione Sanità di Napoli la V edizione della rassegna musicale sotto la direzione artistica di Massimo Jovine, organizzata dalla terza municipalità in collaborazione con la fondazione di comunità di San Gennaro. La notte della musica che chiude il programma natalizio “Vedi Napoli e poi torni” sostenuto e promosso  dall’Assessorato al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Napoli.   Quella notte che ha unito anni fa la città ed ora è tornata a farlo ancora di più. Grandi artisti di vario genere sul palco in piazza Sanità, dai 99 posse a Rosario Miraggio e nove punti musicali con musica dal vivo e dj set. Tanti siti e luoghi culturali aperti con visite guidate a cura delle associazioni del territorio, negozi in festa ed il quartiere al centro. Tante, infatti, le persone del quartiere che hanno affollato le strade e non solo.  Presenti concittadini entusiasti di rivivere la notte bianca nuovamente e tanti napoletani e turisti, che hanno vissuto per la prima volta l’evento dell’epifania.  Persone unite, unite dalla musica, quella che scuote il cuore e le coscienze. Quella che in questi anni di assenza non se ne è mai andata davvero, ma che ora era attesa come un bisogno primario. Quella musica che si è riaffacciata nelle case dei napoletani, che ha ridato il sorriso ai tanti balconi riversi sui vicoli, che si tendevano la mano per stare più vicini.  È tornato a pulsare il cuore di Napoli, in maniera viscerale, fuori dalla normale logica binaria di contrazione e rilassamento.  Quel cuore che non può essere imitato da nessuno, perché autentico, in tutte le sue storture. Un quartiere che per una sera ha rappresentato molto di più. Cercando di infilarsi sotto al palco, nel districarsi tra la gente, si incontravano vari volti, varie storie. Tutte così diverse, anagraficamente e culturalmente, che mai si sarebbero incontrate se non lì. Ieri sera quella piazza – come ha ricordato Valerio Jovine durante il concerto – incarnava il simbolo di rispetto della diversità, partendo dai gusti musicali sino alla vita quotidiana. Un inno alla vita all’insegna della musica che rende persone così diverse in fondo così uguali. Tutte sullo stesso piano, almeno per una sera. E così è stato. Questa è stata la magia. Essere vivi, “so vivo”, come dice il titolo di una canzone di Andrea Tartaglia. Ebbene sì, Napoli ieri era viva ed era bellissima.
Jujutsu Kaisen finirà entro un anno
Dicembre 30
Il manga Jujutsu Kaisen starebbe per entrare nell’ultimo arco narrativo e quindi raggiungere la fine.   L’autore del manga, Gege Akutami, ha dichiarato in un messaggio scritto per i suoi fans e letto durante l’evento Jump Festa: «Se mi accompagnerete per la durata (probabilmente) di un altro anno, io ne sarò molto felice».   A sostegno di questa teoria ci sarebbero delle evidenze, come nel 2021, in una intervista Akutami aveva affermato che Jujutsu Kaisen sarebbe finito nel giro di un paio di anni.   Il fumetto Jujutsu Kaisen di Gege Akutami è stato pubblicato la prima volta nel marzo del 2018 sulla rivista Weekly Shonen Jump, diventando presto uno dei manga più popolari, presente nelle posizioni più alte delle classifiche di vendita sia in Giappone che in Italia. Questo mese è uscito in Italia il diciassettesimo volume dell’edizione pubblicata dalla casa editrice Panini Comics, mentre in Giappone al momento sono disponibili 21 volumi.   La serie ha per protagonista un ragazzo dall’innato talento per lo sport, che preferisce però interessarsi all’occulto. Un giorno, per salvare un amico attaccato da una maledizione, finisce per assorbirla lui stesso ingoiando il dito di uno spettro col quale poi condividerà il proprio corpo. In seguito, il più potente degli stregoni gli risparmierà di essere giustiziato, e il ragazzo continuerà a combattere le maledizioni.     Link alle immagini: https://www.tomshw.it/culturapop/jujutsu-kaisen-yuji-itadori-satoru-gojo-da-tamashii-nations-recensione/
Una voce fiabesca nel pop inglese: Kate Bush
Dicembre 25
La rubrica del mese di dicembre è dedicata alla cantautrice inglese Kate Bush, una delle poche voci che ha lasciato un segno nella storia della musica e che ha ispirato moltissime cantanti, tra cui Sinéad O'Connor, Björk, Joanna Newsom.   Anche se le nuove generazioni l’hanno riscoperta attraverso la serie di Netflix, Stranger Things, possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che è stata un artista a tutto tondo: cantante, produttrice coreografa. Sebbene oggi alcune sue performance suscitino un fascino onirico e teatrale, quello che desta meraviglia è la sua potenza vocale che riesce estendersi di ben quattro ottave. Poche hanno, come Kate Bush, un timbro così bello distintivo e particolare come, per esempio, Mariah Carey o Whitney Houston che riescono immediatamente a coinvolgere ed emozionare chi le ascolta.   Curiosamente non è stato semplice per lei entrare nel mondo discografico, si dice infatti che a 15-16 anni abbia mandato un demo con una trentina di brani alle più importanti case discografiche dell’epoca, ma senza successo. Finalmente il caso volle che la sua cassetta giungesse tra le mani di David Gilmour (Pink Floyd) che volle accettarsi di persona del talento della ragazzina, si entusiasmò così tanto da convincere i “grandi capi” della EMI a scritturala.   Si vocifera che per i produttori, il suo primo singolo, "Wuthering Heights", avesse pochissime potenzialità di diventare un 45 giri di successo, ma la perseveranza e la caparbietà della cantante, che voleva uscire a tutti i costi con questo disco, fu premiata da un tale successo che tutt’oggi "Wuthering Heights" è il brano che viene alla mente quando si pensa a Kate Bush, un’artista che ha “dipinto” la musica della Gran Bretagna degli anni ‘80 con atmosfere fiabesche, gotiche, ma senza la pretesa di abbandonare del tutto le sonorità del tempo. Tanto è vero che nei suoi brani troviamo un uso massiccio del sintetizzatore digitale Fairlight.   Oggi per molti Kate Bush è considerata una meteora del firmamento musicale, e forse sarà vero, ma se fosse così ben vengano le meteore che hanno saputo farsi apprezzare da musicisti del calibro di Prince, Elton John e David Bowie.   la foto di copertina è stata presa dalla pagina Facebook ufficiale di Kate Bush
"Le otto montagne": la recensione del libro che ha ispirato il film
Dicembre 22
“Stavo imparando che cosa succede a uno che va via: che gli altri continuano a vivere senza di lui”. Il romanzo di Paolo Cognetti “Le otto montagne”, uscito nel 2016, ha ispirato l’omonimo film da oggi al cinema, interpretato da Luca Marinelli e Alessandro Borghi.   La trama Piero è un bambino tranquillo e molto riflessivo. Vive a Milano con i genitori, amanti della montagna che ogni estate lo portano su una vetta diversa. Piero però non capisce fino in fondo la fascinazione dei genitori, e in particolar modo del padre, per l’alta quota. Fino a quando non arriva a Grana, un paesino semidisabitato dove conoscerà Bruno, unico bambino del posto. Tra i due nascerà una profonda amicizia, estranea alle convenzioni sociali e capace di superare il tempo e la distanza. Un legame solido che non verrà scalfito dalle avversità della vita, ma che soprattutto permetterà a Piero di comprendere fino in fondo il fascino delle montagne e alcuni dei misteri della vita.   Il libro Vincitore del Premio Strega nel 2017 e di altri premi internazionali, “Le otto montagne” è un romanzo di formazione dallo stile unico. Piacevolmente essenziale nella forma, il volume trasmette con forza i suoi contenuti. L’amicizia tra Piero e Bruno si manifesta nella condivisione di avventure ed esperienze, lontana da qualsiasi formalità e si fonda su radici solide come quelle di una montagna. Inevitabile infatti il collegamento con le vette, descritte con una minuzia di particolari tale da renderle vive nell’immaginazione del lettore come se stesse guardando un documentario. Le montagne non si limitano ad essere mero scenario degli eventi ma sono vere e proprie protagoniste e, spesso, elementi di svolta nella trama. Svolte che arrivano nel momento adatto a sorprendere chi legge e che stimolano la sensazione che il ritmo del romanzo sia come un fiume di montagna che in certi tratti è nascosto sotto terra e in altri riemerge e scorre placido, ma solo in apparenza perché in realtà segue il suo percorso con costanza e determinazione.   L’autore Paolo Cognetti nasce a Milano nel 1978 e nel libro “Le otto montagne” c’è molto di lui. Come il protagonista Piero, anche Cognetti si iscrive alla facoltà di Matematica per poi cambiare strada e diplomarsi alla Scuola di Cinema. Soprattutto però ha trascorso le estati d’infanzia ad alta quota, in Valle d’Aosta, dove poi si è trasferito dopo aver compiuto trent’anni. L’amore per la montagna lo ha portato a scalare le vette dell’Himalaya, come riportato in “Senza mai arrivare in cima” pubblicato nel 2018. Coniuga la passione per l’altezza con quella per il cinema e la letteratura americana il documentario realizzato per Sky in cui Cognetti, insieme all’amico Nicola Magrin, si sposta da Vancouver all’Alaska sulle orme dei grandi autori statunitensi.
Salta la normativa sul pos: resta obbligatorio per qualsiasi cifra
Dicembre 20
Il POS (Point of sale) è una delle soluzioni di pagamento più sicure, facili e veloci per offrire ai clienti la possibilità di acquistare un prodotto o servizio utilizzando carte di credito, carte prepagate e bancomat sia da terminale fisso che in mobilità. Il POS è una soluzione di pagamento elettronico che si è diffusa in tutto il mondo dopo l’avvento della moneta elettronica e oggi è diventato un metodo di pagamento indispensabile con l’evoluzione del digitale e del mercato unico Europeo.   Sebbene l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici ci sia ormai da molti anni, negli ultimi mesi del governo Draghi erano state poste delle strette sull’uso del POS per tutti i professionisti e i commercianti. Dal 30 giugno era entrato in vigore l’obbligo del POS anche per le micro-transazioni, pena una sanzione pecuniaria di 30 €. Il nuovo governo, però, si è subito dichiarato pronto ad un deciso dietrofront. Il primo cambiamento, infatti, è stato proposto con la nuova Legge di Bilancio del 25 novembre, con la quale il governo eliminava l’obbligo per i commercianti di accettare il POS per i pagamenti al di sotto dei 30 €. Ma questa proposta è durata ben poco, infatti, il 28 Novembre il governo alza a 60 € la soglia per rifiutare pagamenti con il POS. Il 13 dicembre la soglia riscende e in caso di violazione sono previste multe a partire da 40 €. Il 15 dicembre, ancora, Forza Italia annuncia che è allo studio della maggioranza l’abbassamento dell’obbligo del POS da 40 € a 30 €.Il 16 Dicembre, invece, girava l’ipotesi che l’importo minimo potesse scendere ulteriormente per le transazioni per non penalizzare troppo chi paga solo con le carte.   Poche ore fa, però, la Commissione Europea, che ogni anno riceve la proposta del bilancio e ne valuta la conformità con i parametri europei, ha espresso un parere negativo rispetto tale misura, definendola in contrasto con gli impegni dell’Italia di combattere l’evasione fiscale. Il governo, dunque, è stato costretto a fare dietrofront rimuovendo l’articolo 69 del disegno della Legge di Bilancio che prevedeva la modifica all’obbligo del POS. Resteranno, dunque, le sanzioni agli esercenti che si rifiuteranno di accettare il pagamento con carta. Nonostante ciò, il governo si impegna a trovare un altro modo per ridurre l’impatto delle commissioni bancarie per gli esercenti, che oggi pesano per l’1,1% dei pagamenti elettronici. Sebbene se ne sia discusso a lungo, è bene riflettere sul fatto che il governo non ha mai davvero potuto imporre in autonomia alle banche di cambiare la norma. Inoltre, difficilmente, sarebbe stata accettata dalla Commissione Europea una norma in contrasto rispetto agli altri paesi europei e che rischiasse di incentivare l’evasione fiscale. In un ampio dibattito sull’argomento e sui vantaggi o svantaggi che ne derivano, si dovrebbe riflettere sul fatto che, coloro che traggono maggior guadagno da queste dinamiche, in realtà sono le banche che, invece, dovrebbero intervenire a sostegno dei cittadini.               Link alla foto: https://caffevergnano-static.kxscdn.com/blog/img/il-pos-obbligatorio-nei-bar-nel-2020-cosa-c-e-da-sapere/il-pos-obbligatorio-nei-bar-nel-2020-cosa-c-e-da-sapere-2.jpg
nel 2023 parte “L’atteso tour di anteprima di un disco bellissimo” de Lo Stato Sociale
Dicembre 18
La band bolognese de Lo Stato Sociale ha annunciato, la scorsa settima su Instagram, che l’anno prossimo andrà in tournée, in giro per l’Italia, suonando nei piccoli locali dove, più di dieci anni fa, è emersa. Una volontà in controtendenza rispetto ad altri artisti che scelgono altre arene per i loro live: più grandi e acusticamente migliori.   Sembra quasi tornare indietro nel tempo quando anche i grandi nomi si esibivano nelle cantine e nei clubs. E proprio seguendo questa scia il back to roots de Lo Stato Sociale sarà utilizzato per presentare un album in anteprima di cui nemmeno il gruppo sa quando uscirà.   Sarà un’esperienza al buio, sia per loro che per chi li segue. Per il complesso sarà l’occasione per sapere se i pezzi dal vivo funzionano e per chi li ascolta sarà l’occasione di valutare l’acquisto del futuro CD che, secondo i rumours, uscirà dopo gennaio. Il nome di questa esperienza è proprio “L’atteso tour di anteprima di un disco bellissimo”, un album di cui a loro detta “non si sa nulla, soltanto il fatto che farà incazzare moltissime persone” ma che non deluderà i fans che da dieci anni li amano e li seguono assiduamente.   Ci vuole coraggio, ammettiamolo, ad andare su un palco e mettere su una scaletta con dei brani da poco studiati. Ma i veri artisti nascono così: prendono la carica e si riempiono di adrenalina suonando in posti dove sentono anche il fiato e il sudore di chi li va a vedere. Addirittura su Instagram i nostri beniamini hanno scritto che “chi vorrà registrare un pezzettino dello spettacolo e postarlo su Youtube” potrà farlo, perché a loro non “frega un cazzo.”   Pubblichiamo il calendario completo del tour che è organizzato e prodotto da Antenna Music Factory: 24 marzo Livorno, The Cage; 25 marzo Bologna, TPO; 31 marzo Brescia, Latteria Molloy; 7 aprile Perugia, Urban; 8 aprile Roma, Monk; 14 aprile Padova, CSO Pedro; 16 aprile Milano, Magazzini Generali; 20 aprile Catania, MA; 21 aprile Rende (CS), Mood Social Club; 22 aprile Molfetta (BA), Eremo; 28 aprile Torino, Hiroshima Mon Amour.     link immagine: https://www.facebook.com/photo/?fbid=706484344174408&set=a.221282556027925
La lista dei partecipanti di Sanremo 2023 tra mille polemiche
Dicembre 11
“Miei cari amici, vicini e lontani, buonasera.”, così nel 1951 Nunzio Filogamo dava inizio a una kermesse, in cui era coinvolta anche la RAI allora EIAR, che ancora oggi richiama all’ascolto un gran pubblico nazionale e internazionale e che, dal punto di vista pubblicitario è il programma più redditizio per la rete pubblica: il Festival di Sanremo.   Ogni anno si attende con curiosità sapere chi parteciperà a questo evento che permette non solo di conoscere i futuri tormentoni, ma anche di ascoltare, volendo, in famiglia, tutti insieme appassionatamente, le canzoni per giudicarle o bene o male.   I produttori sono ben consci delle aspettative del pubblico televisivo e ogni anno cercano di organizzare una trasmissione che possa piacere a tutti, a grandi e piccini. La lista dei cantanti, annunciata in diretta al TG1, ha già spaccato il web. C’è chi ha accolto le nominations con entusiasmo e c’è chi invece ha puntato il dito contro Amadeus che aveva detto di volere una manifestazione rinnovata dando più spazio ai volti emergenti. Invece sarà costretto a rivedere i soliti noti.   Questo è Sanremo: un prefestival di polemiche che anticipa una settimana di canzoni. Di queste bisogna parlare, senza fare polemiche. La scelta dei brani ricade sul direttore artistico e non può sposarsi certamente con i desideri musicali di migliaia di persone. Sembra si ricalchi lo schema dei discorsi fatti al bar: ognuno si erge ad allenatore e stila la sua formazione ideale della squadra del cuore. Così è per Sanremo, molti si sentono direttori artistici e criticano le scelte di chi fa questo mestiere da anni.   A parer nostro non bisogna mai “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Talvolta le critiche dovrebbero essere ascoltate, soprattutto quando sono costruttive. Il popolo del web non vuole cancellare una trasmissione che ormai è diventata una tradizione nelle case degli italiani, vorrebbe soltanto scelte diverse ed è per questo motivo che è rimasto con il boccone amaro nel risentire alcuni nomi che, secondo il suo parere, andrebbero messi nel dimenticatoio. Ma ecco la famigerata, per alcuni, lista dei partecipanti:   Giorgia Articolo 31 Elodie Colapesce e Dimartino Ariete Modà Mara Sattei Leo Gassman Cugini di Campagna Mister Rain Marco Mengoni Anna Oxa Lazza Tananai Paola e Chiara Lda Madame Gianluca Grignani Rosa Chemical Coma Cose Levante Ultimo           Immagine presa da :https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Ariston
L'orto botanico di Napoli: alla scoperta degli eventi e delle bellezze naturali
Dicembre 03
Spesso a Napoli, come in molte altre città, non si apprezzano, non si valorizzano o, ancor più spesso, non si è a conoscenza delle bellezze naturali che la stessa città offre: il Real Orto Botanico di Napoli, per esempio, è tra queste bellezze. L’orto botanico è un museo vivente che accoglie collezioni di piante di vario genere disposte secondo criteri ecologici e geografici, qui le piante vengono coltivate, raccolte ed esposte. L’orto Botanico di Napoli è stato fondato agli inizi del IX secolo sotto il dominio francese con un decreto del re Giuseppe Bonaparte, da un’idea concepita anni prima da Ferdinando IV di Borbone. Da più di 200 anni l’orto botanico è uno dei pochi grandi polmoni verdi della città di Napoli. Il Real Orto Botanico di Napoli è un’istituzione dell’Università Federico II e si trova nel centro storico della città. Comprende 12 ettari, 9000 specie, 2500 esemplari divisi in aree ecologiche tra cui deserto, spiaggia, torbiera, roccaglia, macchia mediterranea e piante acquatiche.   L’orto costituisce un istituto botanico universitario finalizzato a un ruolo educativo e di ricerca. Oltre alla coltivazione, alla presentazione a fini museologici delle collezioni e alla conservazione di specie rare o minacciate di estinzione; tra le attività svolte attualmente dall’orto ci sono anche eventi e manifestazioni artistiche e culturali. Nel 2022, per esempio, sono state organizzate molte attività finalizzate alla divulgazione e alla promozione naturalistica. Nel mese di maggio c’è stato l’evento Planta, il Giardino e non solo e la manifestazione Ambiente - Natura- Interazioni. Nello stesso mese, inoltre, è partito anche Il Maggio dei Monumenti 2022. Il 24 settembre, invece, l’orto botanico ha ospitato la terza tappa di Federico II apre le corti con il FAI e il 20 e 21 Novembre si è tenuta la IIX edizione della Festa dell’Albero. Domenica 4 dicembre, invece, è prevista un’apertura straordinaria in memoria dell’ex direttore dell’orto botanico Paolo De Luca venuto a mancare lo scorso anno. Un’occasione per ricordare brevemente il lungo impegno dell’ex direttore e per godere dei luoghi botanici aperti eccezionalmente al pubblico anche di Domenica. Per offrire un’occasione diversa e a contatto con la natura anche nel periodo natalizio, l’orto di Napoli organizza ogni anno un’apertura straordinaria nel weekend che precede il Natale. Quest’anno l’evento sarà Domenica 18 Dicembre e si avrà la possibilità di passeggiare per l’orto ponendo il focus delle visite guidate sull’origine, storia e tradizione delle piante simbolo del Natale. Il tutto, inoltre, sarà accompagnato da un concerto Gospel gratuito che ricreerà l’atmosfera natalizia.   Spesso, chi abita nelle grandi città, non conosce le bellezze che lo circondano: proprio perché si abita in quella determinata città, si rimandano visite a musei, mostre o eventi e si finisce così per non andarci mai. Sarebbero utili iniziative per far conoscere al pubblico le possibilità che ogni luogo offre, perché spesso ci sfuggono bellezze e posti nuovi e suggestivi da scoprire vicino a noi e li ricerchiamo altrove. In particolare, interessarsi ai luoghi culturali, artistici e naturali della propria città potrebbe essere un’occasione per riscoprire la località in cui si vive, visitarne i luoghi storici, i musei, i parchi e i giardini circostanti, insomma posti che spesso nella vita quotidiana si ignorano ma che offrono tante iniziative e celano splendide curiosità.               Link alla foto: https://altritaliani.net/wp-content/uploads/jpg__marioorto-botanico-di-napoli.jpg
Jaco Pastorius: il Dio del basso
Novembre 20
La musica, per moltissime persone me incluso, fa da colonna sonora alla vita, una soundtrack che non esisterebbe se non ci fosse l’apporto dei musicisti bravi e capaci che la suonano. Nasce l’eterno dibattito: meglio un musicista che mette nel proprio sound tutta la sua passione o uno che è riuscito a salire sulla vetta dell’Olimpo attraverso anni di studio e di infinite performance? A questa domanda è difficile rispondere, tuttavia nella musica contemporanea troviamo dei nomi altisonanti che mettono tutti d’accordo e zittiscono le polemiche. Uno di questi nomi è quello di Jaco Pastorius, il protagonista della rubrica di novembre.   Su di lui si è detto di tutto, che era un ubriacone, un bohémien, un drogato, tutte voci che hanno alimentato le fantasie di quei fans che lo ritenevano il Dio del basso elettrico per antonomasia. Una convinzione che, per il modo di suonare dell’artista, ha coinvolto anche quelli che hanno passato la loro esistenza ad ascoltare Rock o Blues. Tra i primi a notare il suo talento fu un certo Pat Metheny, chitarrista Jazz, che volle con sé il giovane bassista a tutti i costi facendolo suonare nel bistrattato album di esordio, Bright Size Life, che soltanto negli anni recenti è stato fortemente rivalutato. Ma questa è un'altra storia.   Tuttavia Pastorius raggiunse lo zenith di popolarità con il gruppo dei Weather Report suonando uno speciale basso fretless. Scriviamo speciale perché “Jaco” suonava un basso Fender a cui, secondo rumors, lui avrebbe tolto i tasti e riempito di mastice le scanalature. In realtà nel manico del Fender fu colata vernice per permettere al bassista di poter suonare con corde ruvide e metalliche che dovevano caratterizzare il suo sound. In lui era evidente un tecnicismo musicale non comune, ma la sua bravura andava oltre poiché quando era sul palco tra lui e il basso non c’era distinzione. Era un tutt’uno. La sua musica lo avvolgeva e travolgeva il pubblico, specialmente quando improvvisava.   Grazie a lui il Jazz entra nel mondo del mainstream musicale al punto tale da influenzare anche bassisti Rock come Flea o Robert Trujillo. Ha tracciato la strada a tutti coloro che vogliono suonare il “cugino” della chitarra. Non come elemento passivo che suona giri ritmici, ma capace di condizionare la sonorità di una intera band.     immagine presa al seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Jaco_Pastorius#/media/File:Jaco_Pastorius_with_bass_1980.jpg
Nel 2023 parte la nuova tournée di Gianni Morandi nei palazzetti dello sport
Novembre 13
Gianni Morandi, l’uomo dei musicarelli italiani, nonostante le sue settantasette primavere, non si ferma mai. Dopo aver confermato di essere condfuno dei co-conduttori assieme ad Amadeus del Festival di Saremo ha dato, via social, una nuova notizia che interesserà sanz’altro tutti gli appassionati che lo seguono con affetto.   Nel 2023 partirà il suo nuovo tour, dal titolo curioso, “Go Gianni Go”, magari un richiamo scherzoso al ritornello della famosa “Johnny B. Good” di Chuck Berry, ma anche perché Morandi non riesce a stare un attimo fermo. Infatti proprio l’anno scorso ha corso la maratona di sei chilometri a Bologna, e non era neanche la prima volta che partecipava a manifestazioni simili! Battute a parte, l’anno venturo si esibirà nei palazzetti dello sport nelle principali città italiane al fianco di un ensemble composto da dodici musicisti diretti dal maestro Luca Colombo.   La lista degli show è sicuramente provvisoria poiché mancano tutti i luoghi principali del Mezzogiorno; attualmente sono state confermate soltanto sei date: Rimini, Milano, Firenze, Roma, Bologna, Torino. “Mr abbraccio” ha sottolineato la volontà di festeggiare, in questo modo canoro, la sua carriera con i fans e cantare assieme a loro tutti i classici che l’hanno reso celebre, ma anche le sue hit recenti quali “L’Allegria”, “Apri Tutte Le Porte” e “La Ola” e ha fatto trapelare che sul palco non mancheranno ospiti a sorpresa come, ad esempio, Jovanotti con cui ha già duettato nel 2022 proprio a Sanremo.   Ecco il calendario del Tour:   10 marzo 2023 Rimini, Stadium Rimini12 marzo 2023 Assago (Mi), Mediolanum Forum15 marzo 2023 Firenze, Nelson Mandela Forum18 marzo 2023 Roma, Palazzo dello Sport21 marzo 2023 Casalecchio di Reno (BO), Unipol Arena23 marzo 2023 Torino, Pala Alpitour   I biglietti del GO GIANNI GO! MORANDI NEI PALASPORT potranno essere acquistati a partire dalle ore 14.00 di giovedì 10 novembre sui siti di Ticketone e di Ticketmaster         La foto di quest'articolo è stata presa dalla Pagina Ufficiale Facebook di Gianni Morandi
Kevin O'Neill, a 69 anni si è spento uno dei più influenti fumettisti britannici
Novembre 08
La notizia che Kevin O’Neill, uno dei più grandi fumettisti britannici, si è spento all’età di 69 anni a causa di una lunga malattia, ha sconvolto tutto il mondo della nona arte.   O’Neill era principalmente famoso per aver creato insieme ad Alan Moore la saga a fumetti de “La lega degli straordinari gentlemen”. Una storia che narra le avventure di personaggi della letteratura dell’epoca Vittoriana nei panni di eroi in chiave moderna.   La sua carriera è iniziata negli anni 70 lavorando per riviste e giornali per bambini, per poi diventare successivamente uno dei disegnatori di punta della nota rivista 2000 AD.   Grazie alla rivista, O’Neil ha iniziato una prolifica collaborazione con lo sceneggiatore Pat Mills. Insieme i due hanno creato molti personaggi e firmato tantissime storie, come quelle di ABC Warriors e Nemesis the Warlock.   Nel 1987 O’Neil e Mills hanno creato il personaggio Marshal Law per una delle etichette della Marvel Comics, la Epic Comics. Law è il protagonista di molte storie che puntano i riflettori sui fumetti di supereroi classici mettendoli in ridicolo.   In questa collana, Kevin O’Neill ha disegnato scene di violenza e nudo, portando alla luce la nevrosi del super soldato Joe Gilmore, il cui compito è andare a caccia di supereroi.   L’ultimo fumetto realizzato dal maestra è stato La tempesta, capitolo conclusivo della saga della Lega degli straordinari gentlemen, pubblicata in Italia da Bao Publishing.       Link alle immagini: https://www.nerdpool.it/2022/11/07/e-morto-kevin-oneill-disegnatore-di-fumetti-e-cocreatore-de-la-lega-degli-straordinari-gentlemen/  -  https://it.wikipedia.org/wiki/Kevin_O%27Neill_(fumettista) 
Nuova musica per Noel Gallagher
Novembre 06
  L’ex chitarrista degli Oasis, Noel Gallagher, ha pubblicato, sulle varie piattaforme di streaming musicale, l’ultimo singolo “Pretty Boy”, un pezzo particolare che vede la partecipazione alla chitarra solista del fidatissimo chitarrista degli Smiths Johnny Marr e che anticipa la pubblicazione di un nuovo disco, registrato in questi mesi con i membri degli High Flying Birds presso i Lone Star Sound Studios di Londra di proprietà dello stesso Noel e che vedrà la luce nel 2023 a data da destinarsi.   Sulla nuova fatica discografica Noel non si è voluto sbilanciare troppo, ma ha fatto trapelare una novità. Per lui questa fase è vista come un ulteriore step evolutivo della sua carriera e del suo sound che non insegue più soltanto la scia del vecchio e solito britpop, ma che abbraccia anche nuovi stili e nuove sonorità. Tanto è vero che la voce di “Don’t Look Back in Anger” ha dichiarato, che nel nuovo album ci saranno almeno sei brani accompagnati da un’orchestra.   Sulla nuova canzone “Pretty Boy” ha voluto semplicemente spiegare il perché sia stata scelta proprio questa qui come primo estratto. Secondo quanto dichiarato a mezzo stampa dal cantante mancuniano, il brano in oggetto è stato il primo “nuovo” pezzo che ha scritto e registrato per questo progetto ed è giusto che i fans l’ascoltino per prima.   Gallagher inoltre ha fatto intendere che la nuova musica lo porterà in tour, on the road, in giro per l’Europa e probabilmente anche negli Stati Uniti.   Concludiamo questa notizia con la simpatica la reazione di Liam, il fratello, che stranamente non l’ha insultato come suo solito fare, ma gli dato una stoccata ironica, forse peggiore di un insulto, che non possiamo non menzionare. L’ex frontman degli Oasis ha dichiarato che non ha mai sentito parlare degli High Flying Birds e che è rimasto stupito dal fatto che Noel stia ancora facendo musica!     La foto per questa articolo è stata presa dalla pagina fficiale Istragram degli High Flying Birds di Noel Gallagher
Proteste ambientali: i recenti metodi degli attivisti funzionano?
Ottobre 29
Il 14 ottobre un’attivista di Just Stop Oil ha lanciato alla National Gallery di Londra una zuppa di pomodori contro “I girasoli”, celebre opera di Vincent Van Gogh. La giovane attivista invita a riflettere sull’importanza della vita; chiede se sia giusto preoccuparsi più della salvaguardia di un dipinto piuttosto che della salvaguardia del nostro pianeta e delle persone. Un’azione simile si è ripetuta quattro giorni fa al museo Barberini di Postdam in Germania. Qui due attivisti di Letzte Generation hanno gettato purè di patate contro un quadro di Claude Monet chiamato “Il pagliaio”. Questi sono solo alcuni degli esempi dei recenti attivisti ambientali che stanno attaccando le opere d'arte per protestare contro il cambiamento climatico, per ricordare che la Terra va tutelata tanto quanto il patrimonio artistico.   Anche in Italia gli attivisti Ultima Generazione hanno deciso di protestare contro la miopia del governo rispetto al cambiamento climatico. Inizialmente le proteste consistevano in blocchi stradali sul Grande Raccordo Anulare a Roma, poi con scioperi della fame e azioni a danno del Mite e di Eni. Più di recente, invece, hanno preso di mira le opere d’arte. Prima alla Galleria degli Uffizi di Firenze poi al Museo del Novecento a Milano. I giovani attivisti hanno incollato le loro mani a due opere d’arte; rispettivamente al dipinto la Primavera di Botticelli e alla scultura Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni. Questa protesta manifesta il fatto che il progresso che i futuristi auspicavano è lo stesso che ora ci sta portando verso l’estinzione di massa. Questo movimento è convinto di essere l’ultima generazione che può agire per migliorare la situazione ambientale. Questi attivisti, preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo di loro, hanno deciso di intraprendere azioni di disobbedienza civile non violenta per fare pressione sul governo e sulle politiche green. In particolare, propongono l’interruzione immediata della riapertura delle centrali a carbone dismesse e la cancellazione dei progetti di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; chiedono un maggiore investimento sulle energie rinnovabili e la creazione di posti di lavoro nel settore dell’energia rinnovabile.   Queste proteste sono partite dai blocchi del traffico, passando al latte versato sul pavimento fino ai barattoli versati sui quadri. Gli attivisti ambientali negli ultimi mesi stanno sicuramente cercando di far rumore: sono intransigenti, antisistema e più estremi rispetto a movimenti come Fridays for future. Sebbene il motivo che si cela dietro le loro azioni sia assolutamente valido e di necessaria discussione, molti ritengono che il loro più che attivismo sembri spreco alimentare e vandalismo. Questi gesti radicali hanno infatti scatenato un’ondata di polemiche in tutto il mondo. I metodi non convenzionali e provocatori sono talmente esagerati e apparentemente scollegati dalla tematica che addirittura allontanano le persone dalla questione. Nonostante il motivo della protesta sia giusto, mettere a rischio il lavoro e il benessere delle persone non è giustificato.Insomma, nessuno è contro lo scopo delle proteste, che stanno sicuramente accendendo i riflettori sulla crisi climatica. Ma l’accanimento contro i grandi capolavori o il blocco del traffico che impedisce le azioni quotidiane e lavorative di tante persone aumenta l’indignazione verso queste proteste e non quella per l’inazione contro la crisi climatica. In molti chiedono piuttosto di prendere di mira la classe politica e le e multinazionali che inquinano il Pianeta. La giustizia della causa non giustifica i metodi a priori.                 Link alla foto: https://dilei.it/wp-content/uploads/sites/3/2022/08/ultima-generazione.jpg?w=687&h=386&quality=90&strip=all&crop=1
Lucca Comics and Games 2022, inizia oggi la mostra del fumetto più importante d'Europa
Ottobre 28
Oggi inizia finalmente la più attesa e importante fiera del fumetto, il Lucca Comics and Games 2022. Vediamo quali sono gli eventi da non perdere ogni giorno.   Venerdì 28   DAMPYR – IL FILM: DAL FUMETTO AL CINEMA, IL LAVORO DELLA SCRITTURA Chiesetta dell’Agorà – Casa dei Paladini – 11:30 Sergio Boenlli Editore racconta il film ispirato al fumetto Dampyr.     THIS IS NOT GRAPHIC JOURNALISM Auditorium San Girolamo – 12:00 La redazione e gli autori de La Revue Dessinée Italia racconteranno il loro progetto.   QUANTE SONO, DOVE SONO, COME SONO. TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SULLE LIBRERIE DI FUMETTI IN ITALIA Auditorium Fondazione Banca del Monte di Lucca – 12:00 La prima indagine condotta in Italia sulle librerie di fumetti, condotta dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori. Quante sono, dove sono, qual è il loro profilo operativo e come si collocano rispetto agli altri canali di vendita.   SHOWCASE: LEE BERMEJO Sala Tobino Palazzo Ducale – 15:00 L’autore Lee Bermejo disegnerà dal vivo e parlerà della sua carriera artistica, dagli esordi in DC Comics ad oggi.   SHOWCASE: KENNY RUIZ Sala Tobino Palazzo Ducale – 16:30 Sessione disegni con l’autore di Team Phoenix.   PANINI COMICS PRESENTA: SCRIVERE DISEGNANDO – CON CORRADO MASTANTUOMO E MARCO GERVASIO Auditorium Fondazione Banca del Monte di Lucca – 18:00 Incontro con i fumettisti Corrado Mastantuono e Marco Gervasio e Alex Bertani, direttore di Topolino.   SERGIO BONELLI PRESENTA: UN VENEZIANO ALLA CORTE DEL FUMETTO Chiesa San Giovanni – 18:00 Intervista al fumettista Giorgio Cavazzano, che presenterà i suoi due nuovi lavori editi da Sergio Bonelli Editore.   DAMPYR – IL FILM: PRIMA MONDIALE CON CAST Cinema Astra – 19:45 Eagle Pictures, Sergio Bonelli Editore e Brandon Box presentano: Dampyr. Prima mondiale. Sarà presente tutto il cast ed il regista. Il Red Carpet verrà trasmesso in diretta nei cinema italiani.   Sabato 29   MUSE: UN VIAGGIO FRA LE INFLUENZE ARTISTICHE, CON LEO ORTOLANI Chiesa San Giovanni – 10:30 Leo Ortolani presenterà Musa, il suo primo artbook.   SHOWCASE: RACHELE ARAGNO Sala Tobino Palazzo Ducale – 10:30 La fumettista Rachele Aragno incontrerà i lettori e disegnerà dal vivo.   CHRIS WARE, IL COSTRUTTORE DI STORIE Chiesa San Giovanni – 12:00 Chris Ware parlerà di come è nata la sua opera Building Stories (Coconino Press): una graphic novel unica. Si tratta di una scatola contenente una storia narrata in 14 fumetti di vario tipo e formato, dal volume cartonato al poster, dalla striscia al giornale tabloid fino al comic book, pensati per essere letti in qualsiasi ordine.   ATSUSHI OHKUBO INCONTRA I LETTORI Auditorium San Girolamo – 12:00 A tu per tu con l’autore di Fire Force e Soul Eater.   BUON COMPLEANNO SPIDER-MAN! Teatro del Giglio – 13:00 Musica, performance acrobatiche, anteprime, talk show si mescoleranno per festeggiare i 60 anni di Spider-Man. Con il direttore editoriale di Marvel Italia Panini Comics, Marco M. Lupoi, i fumettisti John Romita Jr., Giuseppe Camuncoli (co-ideatore dello Spider-Verse) e Sara Pichelli, l’editor in chief di Marvel, C.B. Cebulski, la streamer Sara “Kurolily” Stefanizzi e Marco Rizzo, giornalista e sceneggiatore, uno dei tre italiani ad avere scritto le avventure di Spidey.   EROTISMO AL FEMMINILE Chiesa San Giovanni – 13:30 uno sguardo sulla ridefinizione del rapporto tra donne ed erotismo. Ci saranno Mirka Andolfo, Fumettibrutti, Collettivo Le Moleste.   NEL MONDO DELLE MERAVIGLIE DI CHRIS RIDDELL Chiesa San Giovanni – 15:00 Un incontro per scoprire il talento e la carriera di uno degli illustratori più noti, Chris Riddell.   DALL’EUROPA AI MANGA, L’ALTRA INVASIONE Auditorium Fondazione Banca del Monte di Lucca – 15:00 Intervista a Tony Valente, l’autore di Radiant.   DA DIABOLIK A DRACULA: CORRADO ROI, CHI SEI? Salone del Vescovado – 16:00 Corrado Roi, noto per i suoi lavori per Sergio Bonelli Editore, racconta il suo recente remake di una delle più iconiche storie di Diabolik: Diabolik, chi sei?   FAI RUMORE! PER UNA NUOVA NARRAZIONE SULLA VIOLENZA DI GENERE Sala Tobino Palazzo Ducale – 16:30 Un incontro che invita a spezzare il silenzio e a prendere voce, come un atto rivoluzionario, contro molestie e violenza di genere, partendo dal libro Fai rumore. la raccolta di nove storie a fumetti curate dal collettivo trans femminista Moleste.   NAGABE FROM THE OTHER SIDE Chiesa San Giovanni – 16:30 Nagabe, fumettista giapponese autore di Girl From The Other Side, si racconta intervista da Roberto Recchioni.   SCIENZIATI IN CALZAMAGLIA Auditorium del Suffragio – 17:00 Lo scienziato Dario Bressanini tiene una conferenza dedicata alla Silver Age del fumetto supereroistico.   Domenica 30   SHOWCASE: ATSUSHI OHKUBO Sala Tobino Palazzo Ducale – 10:30 Il fumettista giapponese Atsushi Ohkubo, autore di Fire Force e Soul Eater.   SOPRAVVIVERE AI TRENT’ANNI Chiesa San Giovanni – 13:30 Fumettibrutti, il Baffo e Quasirosso parlano di un tema inflazionato, ma che li riguarda in prima persona: trentenni che vivono le loro vite nel pieno della realizzazione di essere diventati biologicamente adulti.   SERGIO BONELLI PRESENTA: LA GRANDE MOSTRA CASTELLI & FRIENDS Salone del Vescovado – 15:00 Luca Del Savio dialoga con Alfredo Castelli, decano del fumetto italiano e creatore di Martin Mystère.   SHOWCASE: GARY FRANK Sala Tobino Palazzo Ducale – 15:00 Il disegnatore di Doomsday Clock e di Batman: Terra Uno disegna dal vivo e racconta i suoi nuovi progetti Eddie a tutto gas e Geiger.   DAL PASSATO DI SPIDER-MAN AL FUTURO DELL’INTERO MARVEL UNIVERSE! Auditorium San Girolamo – 16:30 Panini Comics tiene un incontro su Marvel Comics con l’editor-in-chief di Marvel C.B. Cebulski, il disegnatore di Spider-Man John Romita Jr. e il direttore editoriale di Marvel Italia Panini Comics Marco M. Lupoi.   SHOWCASE: CHRIS RIDDELL Sala Tobino Palazzo Ducale – 16:30 Chris Riddell incontrerà il pubblico e disegna dal vivo.   15 ANNI DI RUGHE Chiesa San Giovanni – 17:30 A quindici anni dalla prima pubblicazione di Rughe, Paco Roca si confronta con un suo assiduo lettore, il Doc. Manhattan.   A TU PER TU CON NORIHIRO YAGI – SESSIONE 1 Salone del Vescovado – 17:30 L’autore di Ariadne in The Blue Sky e Claymore incontra un selezionato numero di fan. Evento a prenotazione presso il padiglione Star Comics. Obbligatorio l’uso della mascherina durante l’evento.   Lunedì 31   SHOWCASE: JOHN ROMITA JR Sala Tobino Palazzo Ducale – 10:30 Il fumettista statunitense John Romita Jr., attuale disegnatore di Spider-Man, incontrerà il pubblico e disegnerà dal vivo.   SCUOLA DI FUMETTO PRESENTA: STAMPARE RIVISTE / INSEGNARE FUMETTO Chiesa San Giovanni – 10:30 In occasione della nuova vita editoriale del magazine Scuola di Fumetto, con un numero 0.0 speciale Lucca, un incontro per parlare di riviste a fumetti.   SHOWCASE: MARCELLO QUINTANILHA Sala Tobino Palazzo Ducale – 12:00 Coconino Press presenta Marcello Quintanilha, autore brasiliano vincitore del Fauve d’or al Festival di Angoulême 2022 con il suo graphic novel Ascolta, bellissima Márcia.   SERGIO BONELLI EDITORE A LUCCA COMICS: IL TEAM DI SIMULACRI Chiesetta dell’Agorà – Casa dei Paladini – 11:00 Bonelli presenta il nuovo fumetto Simulacri con gli autori Jacopo Camagni, Marco B. Bucci, Flavia Biondi, Giulio Macaione, Eleonora C. Caruso e Stefano Martinuz.   BARBARONE PRESENTA GIPI CHE PRESENTA BARBARONE Chiesa San Giovanni – 12:00 Gipi incontra il pubblico e presenta il suo nuovo fumetto, Barbarone.   SOMETHING IS DRAWING THE COMICS Chiesa San Francesco – 12:30 Lo sceneggiatore americano James Tynion IV e il disegnatore italiano Werther Dell’Edera dialogano con Roberto Recchioni e presentano Something is killing the Children 5 e lo spin-off della serie House of Slaughter.   MANUELE FIOR: IL NUOVO GRAPHIC NOVEL HYPERICON Auditorium del Suffragio – 13:30 Manuele Fior presenta il suo nuovo fumetto, Hypericon (Coconino Press), una storia d’amore tra due ventenni nella Berlino degli anni Novanta che si intreccia con la scoperta della tomba del faraone egiziano Tutankhamen, avvenuta un secolo fa.   FUMETTIBRUTTI INTERVISTA PERCY BERTOLINI Auditorium San Girolamo – 13:30 Percy Bertolini racconta “Da Sola”, il suo graphic novel d’esordio, in coversazione con Fumettibrutti   ZEROCALCARE – 365 GIORNI DI ACCOLLI Chiesa San Francesco – 14:00 Zerocalcare e il suo editor si parlano tutti i giorni. Passano la maggior parte del tempo a schivare guai e accolli. Calendario alla mano, mese dopo mese. il racconto ragionato di come il fumettista romano riesca a mantenere una produttività invidiabile nonostante l’universo intero cospiri per impedirglielo. Con Michele Foschini   WILL EISNER (AUTO)RITRATTO DI UN MAESTRO Salone del Vescovado – 14:30 Denis Kitchen, il più autorevole conoscitore dell’opera del grande Will Eisner, dialoga con Andrea Plazzi in occasione della donazione dell’autoritratto del maestro alle Gallerie degli Uffizi, per il progetto Fumetti nei Musei in collaborazione con il Ministero della Cultura.   SHOCKDOM PRESENTA DIRT DI GIULIO RINCIONE Auditorium del Suffragio – 15:00 Giulio Rincione e Dario Moccia presentano DIRT, primo volume di una saga che si discosta dall’intimismo tipico delle opere di Giulio Rincione, per entrare nell’intrattenimento popolare.   LE NOVITÀ SERGIO BONELLI EDITORE A LUCCA COMICS: ETERNITY E MR. EVIDENCE Auditorium San Girolamo – 15:00 Sergio Bonelli Editore presenta due nuovi fumetti, Eternity e Mr. Evidence. Michele Masiero dialoga con gli autori Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi, Fabio Guaglione e Adriano Barone. LE ARTI NELLA NONA ARTE Chiesa San Giovanni – 15:00 Una conversazione sul fumetto con gli autori Marco Rizzo, Lelio Bonaccorso, Paolo Bacillieri, Sakka, Mara Cerri e Giacomo Nanni. Modera: il giornalista Luca Raffaelli   SHOWCASE: NAGABE Sala Tobino Palazzo Ducale – 15:00 Il fumettista giapponese Nagabe, autore del manga Girl From the Other Side, incontra il pubblico e disegna dal vivo.   INCONTRO DYLAN DOG Chiesa San Giovanni – 16:30 Michele Masiero dialoga con Roberto Recchioni e Barbara Baraldi.   WEBCOMICS: IL SOGNO AUTORIALE DIGITALE Sala Incontri Cappella Guinigi – Sala Comics & Games Factory – 16:30 Come cambia lo storytelling a fumetti dal digitale al carteceo? Lo raccontano Rita Petruccioli, Lorenzo Ghetti, Gianluca Caputo, Dario Sicchio e Matteo Gaspari.   SIO, DADO, FRAFFROG E KEISON: GIGANNUNCIO Chiesa San Francesco – 17:00 I quattro autori incontrano il pubblico per fare un grande annuncio.   A TU PER TU CON NORIHIRO YAGI – SESSIONE 2 Salone del Vescovado – 17:30 L’autore di Ariadne in The Blue Sky e Claymore incontra un selezionato numero di fan. Evento a prenotazione presso il padiglione Star Comics. Obbligatorio l’uso della mascherina durante l’evento.   SHOWCASE: SILVIO CAMBONI Sala Tobino Palazzo Ducale – 18:00 Disegno dal vivo con l’autore Disney Silvio Camboni. Modera l’incontro Andrea Freccero, art director Topolino.   GRAPHIC NOVEL THEATRE: “CELESTIA” DI MANUELE FIOR Teatro del Giglio – 21:30 L’adattamento teatrale di Celestia, il graphic novel di Manuele Fior. Lo spettacolo è adattato e diretto da Matteo Tarasco, regista pluripremiato. L’ingresso sarà riservato ai possessori di biglietto e braccialetto di Lucca Comics & Games valido per il giorno dell’evento, più il biglietto in formato digitale o cartaceo.  Martedì 1   ROBERTO SAVIANO PRESENTA “LE STORIE DELLA PARANZA” Teatro del Giglio – 11:30 Roberto Saviano, insieme a Tanino Liberatore e Tito Faraci, presenterà “Le storie della paranza”, serie a fumetti edita da Feltrinelli Comics, dove ritroviamo i personaggi de “La paranza dei bambini” e “Bacio feroce”. Quattro volumi con storie inedite e originali ideate da Roberto Saviano, sceneggiate da Tito Faraci per i disegni di Riccardo La Bella, con copertine e il character design dei personaggi di Tanino Liberatore. I lettori potranno acquistare “Le storie della paranza. La memoria delle ossa”, nuovo albo della serie, disponibile in sole 500 copie numerate. “Le storie della paranza. Flashforward” arriverà in libreria il 22 novembre.   SIO: 30 STRISCE IN 30 MINUTI Sala Tobino Palazzo Ducale – 12:00 Sio chiude in bellezza la sua Lucca Comics 2022 con le famose 30 strisce entro 30 minuti, come ogni anno.   SHOWCASE: ROBERTO BALDAZZINI Sala Tobino Palazzo Ducale – 15:00 Roberto Baldazzini festeggia i suoi primi 40 anni di carriera con una sessione di disegno dal vivo e una modella in sala. Modera Michele Masiero.     Link alle immagini: https://eventi.parcheggilucca.it/Categorie/IT/lucca-comics-games-edizione-2022-lcg2022/cTENHMjAyMg2

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