Dal Mondo

Dal Mondo (38)

Quasi ogni giorno c'è, da qualche parte, qualcosa da festeggiare o da commemorare: tutti conoscono la festa di San Patrizio, l'Oktoberfest o il Mardi Gras, ma aldilà di questi grandi appuntamenti esiste tutto un sottobosco di tradizioni e manifestazioni che, nel bene o nel male, sono uniche e speciali. Scopo di questa rubrica è quello di scoprirle - anche grazie alla collaborazione di chi legge - per meglio comprendere il mondo che ci circonda.

“Solo nell’oscurità puoi vedere le stelle” così diceva Martin Luter King, e a quanto pare proprio dallo studio delle regioni oscure del nostro satellite condannate al buio eterno, è emersa la possibilità che sia presente più acqua sulla luna di quanto si fosse ipotizzato. Il 26 ottobre alle ore 17:00 la NASA ha annunciato la presenza di molecole d’acqua sulla superficie lunare illuminata dal sole. Gli scienziati hanno chiarito che oltre 40.000 chilometri quadrati di superficie lunare intrappolano l’acqua sotto forma di ghiaccio, in piccole cavità ombreggiate dette trappole fredde. Questi angoli oscuri, inoltre, dovrebbero essere molto più numerosi di quanto ci mostravano i dati precedenti. Anche se l’acqua intercettata è sotto forma molecolare e dunque da ricavare dal suolo, gli studiosi sottolineano che, se l’ipotesi è veritiera, l'acqua sarà più accessibile per bere, come carburante per missili e per tutto ciò di cui la Nasa ha bisogno. Questa in ogni caso risulta essere un’ottima notizia anche in previsione della missione Artemis, che ha l’obiettivo di trasferire l’uomo sulla luna in colonie autonome. In realtà non si è ancora stabilito se sarà possibile utilizzare quest’acqua come risorsa, ma sarà obiettivo degli scienziati riuscire a comprendere se e come sarebbe possibile farlo.

Un gruppo di astronomi dell’università delle Hawaii a Mānoa e dell’università del Colorado a Boulder, hanno reso possibile questa fondamentale scoperta, grazie all’analisi dei dati di SOFIA, un osservatorio aereo con un telescopio infrarosso di 2,5 metri montato su un Boeing747. Anche se già in passato si erano svolte ricerche che ipotizzavano la possibile presenza di più acqua sul satellite, solo adesso, grazie all’impeccabile accuratezza di questa sonda, ne abbiamo avuta la certezza. Nello specifico, SOFIA ha individuato le molecole di H20 nel Cratere “Clavius”, il terzo cratere più grande presente sulla superficie della luna, che si trova nell’emisfero Sud del satellite. L’osservatorio aereo stima inoltre la presenza di 340 grammi d’acqua ogni metro cubo di suolo lunare, intrappolata in tantissimi ma minuscoli serbatoi.

L’affascinante scoperta richiede comunque verifiche certe che, secondo i ricercatori, richiedono un viaggio al cratere Shackleton vicino al polo sud della Luna. Questo enorme cratere raggiunge diversi chilometri di profondità e, a causa della posizione della Luna rispetto al Sole, gran parte della parte interna del cratere è perennemente oscurata. Questo fa sì che le temperature siano molto basse, tanto da accreditare la futura e ipotetica presenza di ghiaccio, che persisterebbe per milioni se non miliardi di anni. L’origine dell’acqua presente sulla Luna resta un mistero ancora analizzabile ma i dati forniti dal telescopio SOFIA rappresentano un ottimo punto di partenza per le ricerche e una visuale speranzosa per ulteriori scoperte future.

 

 

Link immagine:

https://images.unsplash.com/photo-1554138421-4ac123c58b55?ixlib=rb-1.2.1&ixid=eyJhcHBfaWQiOjEyMDd9&auto=format&fit=crop&w=1189&q=80

Da qualche parte, qualcosa di incredibile è in attesa di essere scoperto.
Così diceva l’astronomo Carl Sagan e oggi arriva un’ulteriore conferma di quanto da lui affermato.

È la prima volta nella storia, infatti, che si è riusciti a fotografare l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Si tratta di un evento importantissimo perché questa fotografia rappresenta la prima prova diretta dell’esistenza dei buchi neri, mentre fino ad ora vi erano solo prove indirette.

Il protagonista è il buco nero M87, che si trova al centro della galassia Messier 87 A e a 55 milioni di anni luce da noi.
Scattare una foto non è mai stato così difficile: due anni di lavoro, otto diversi telescopi e l’analisi di circa 4 petabyte di dati, ma gli astronomi dell’Event horizon telescope consortium ci sono riusciti.
Il risultato però è un grande successo per la scienza, un’ulteriore conferma la teoria della relatività di Einstein e – sicuramente – l’inizio di nuove indagini.




Link alla foto: https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/04/10/foto-buco-nero-prime-immagini-sagittarius-a-via-lattea-diretta/

Jorit the Facestar

Luglio 30

 

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E’ tornato in libertà Jorit Agoch. La facestar olandese-partenopea era stata arrestata  mentre lavorava  insieme ad altri due ragazzi, un italiano Salvatore Tukios e un palestinese al ritratto di  Ahmed Tamimi, l’attivista palestinese di appena 17 anni che 8 mesi fa ha  schiaffeggiato un soldato dell’ FDI (forze di difesa israeliana), per essersi introdotto illecitamente e con la forza in casa sua . Gli street artist si trovavano a Betlemme nella zona della Barriera di difesa quando sono stati tratti in arresto con l’accusa era di aver “danneggiato e imbrattato” la parete, chiamata dai locali “il muro della vergogna”, divide la Cisgiordania dai territori occupati dalle forze israeliane. Sembra strano pensare che sia stata imbrattata  dal momento in cui la parete in questione è ricoperta da murales, lo stesso Banksy due anni fa raffigurò una sua opera e per di più aprì un albergo proprio all’ombra di quella parete, cos’ha lo sguardo di un’adolescente che ha solo difeso la propria casa e la propria famiglia di cosi offensivo o pericoloso? Israele forse un giorno lo spieghera al mondo. Intanto Jorit e gli altri due ragazzi hanno riottenuto la libertà, dopo che l’ambasciata italiana e la Farnesina si sono messi all’opera ma anche il comune di Quarto si è mobilitato con un corteo per richiederne il rilascio e Napoli organizzando un sit-in di solidarietà in piazza municipio, dove ha partecipato anche il papà dell’ artista, che ha dichiarato : “Arrestato come un criminale, aiutatemi a farlo tornare in libertà”.

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La notizia della liberazione è stata diffusa e confermata proprio dalla Farnesina che ha rassicurato anche circa le sorti della ragazza liberata ieri e che ormai è divenuta il simbolo della lotta palestinese. Ahmed reclusa insieme alla madre e alle altre donne che hanno portato avanti le proteste, ha rilasciato una dichiarazione proprio di fronte alla casa di una vittima dell FDI «Le altre prigioniere sono forti, ringrazio chi mi ha sostenuto mentre io stessa ero incarcerata. La resistenza continuerà finché l’occupazione non sarà stata rimossa».

 

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La notizia dell’arresto di Jorit e gli altri due ragazzi era stata diffusa proprio dall’artista che con un appello su facebook ha fatto subito circolare l’informazione, il post che ritrae di spalle un soldato recita : “We are in arrest in betlemme from israeli army Who can help us please do it” ( siamo in arresto a Betlemme da parte delle forze armate israeliane, chi può aiutarci, per favore lo faccia). Sul profilo instagram invece è comparsa un’ immagine ben più rassicurante, uno sfondo nero dove campeggia la scritta “Free thank all of you”. (Liberi, grazie a tutti voi) nella descrizione un ringraziamento speciale al legale che li ha seguiti “Special thank Azmi Masalha advocate!” e un hastag a favore di un popolo oppresso #freepalestine

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La prima dichiarazione dopo la scarcerazione è stata: «Sto bene, un po’ di paura c’è stata ma in fondo non è stata questa esperienza così segnante. Lo rifarei, perché va denunciato quanto accade quotidianamente nei territori occupati da Israele che sta spezzettando la Cisgiordania per impedire la nascita dello Stato di Palestina. Il mio era un modo per far conoscere il più possibile la realtà delle cose. Mentre noi occidentali siamo stati sì arrestati ma poi liberati, ogni giorno in Palestina continuano a morire persone e quanto accade agli arabi di quei posti è qualcosa di indicibile».

Forte dei miei 30 anni, entro di diritto nella generazione Erasmus. Noi la guerra non la conoscevamo, così come il concetto di confini. Venerdì sera ho scoperto in diretta del colpo di stato in Turchia e il mio primo pensiero è andato agli amici che vivono lì. Ho contattato uno di loro, Facebook è stato il mezzo, l’inglese la lingua e le prime parole: – Come stai? -.

La risposta è arrivata un po’ in ritardo: -Sto bene, è stata una brutta nottata. –

La mia curiosità ha preso il sopravvento - Vuoi raccontarmi cosa è successo dal tuo punto di vista? - e la risposta affermativa non si è fatta attendere. Ho preparato delle domande, è stato strano, lo ammetto, come si intervista un amico? La persona che ti ha cantato 'buon compleanno' in turco quando spegnevi 23 candeline.

- Ho paura - mi dice - ma non voglio che questa prenda il controllo della mia vita. Che dicono in Italia? Cosa si percepisce da voi? -.

- Qui si parla di un colpo di stato fasullo, atto a rafforzare Erdogan.- rispondo.

- Non so se sia finto o meno. Quello che so è che non capisco cosa stia succedendo né cosa accadrà. Ci sono stati centinaia di morti e migliaia di arresti e qui c'è gente che è scesa in strada e ha festeggiato dopo questa terribile nottata. Capisci, Emma, hanno festeggiato!-

- Tu dov'eri? – chiedo.

- A casa, da solo, seguivo tutto in TV. - mi risponde.

- Non avevano oscurato televisioni e social e preso possesso della CNN turca?-

- La CNN era occupata, ma i canali privati trasmettevano e anche Facebook e Whatsapp funzionavano qui ad Istanbul. Mio fratello stava tornando in aereo e io ho sentito che l'aeroporto era bloccato, le notizie erano confuse. Ora è qui e sta bene, ma abbiamo avuto paura. Non c'è differenza tra questo colpo di stato, o qualunque cosa sia, e gli attacchi terroristici come quello di Nizza. Noi viviamo nel terrore e non vogliamo soccombere davanti a questa paura, io non desidero che mi cambi la vita. –

Lo saluto, gli dico che lo aspetto a Napoli, mi dice che a Istanbul c’è sempre una cosa per me. Mi chiedo se ne avrei il coraggio, di andare. Mi chiedo quanto questo terrore ci stia cambiando e quanto attenti alla libertà prima che alla vita. Noi che siamo stati ovunque, da soli, senza paura, ora dove andremo?

"Memoria" e "Legalità": due concetti estremamente importanti ed attuali. A tal proposito MYGENERATION ha incontrato Francesco Clemente di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", in quella che più che un'intervista è stata una chiacchierata amichevole.

 

Ci dici qualcosa su di te, Francesco?

Certo! Sono Francesco Clemente, il figlio di Silvia Ruotolo, una mamma di 39 anni vittima innocente di criminalità. All'epoca avevo cinque anni, era l'ultimo giorno di asilo e lei era venuta a prendermi: con una mano reggeva il mio zainetto, blu e giallo, e un disegno fatto da me di un grappolo d'uva, e con l'altra teneva stretta la mia. Mia sorella ci attendeva al balcone ed eravamo quasi a casa quando sentimmo dei forti rumori: non avremmo mai potuto immaginare cosa fossero, infatti pensammo a un tamponamento tra due auto o un motorino caduto a terra, ma purtroppo ci sbagliavamo. Era una mano criminale che sparò quarantuno colpi, dei quali uno uccise mia madre e un altro ferì un ragazzo di 21 anni; ci trovammo in un conflitto a fuoco – e non ho paura di dirlo, anzi lo ripeto sempre perché voglio che queste persone abbiano l'ergastolo e il carcere duro – tra i clan Cimmino-Caiazzo e Alfano. A tal proposito, io sono orgoglioso del fatto che Luigi Cimmino sia tornato in galera dopo che abbiamo gridato così tanto tra Vomero e Arenella, e dico che deve restarci tutta la vita, per quello che ha fatto ad una famiglia innocente. I mafiosi dicono sempre che le vittime «si trovavano al posto sbagliato al momento sbagliato», e loro al posto giusto al momento giusto, invece non è così, e sai perché?


Perché?
Perché le vittime stanno al posto giusto: una mamma di 39 anni che va a prendere un figlio all'asilo sta o non sta al posto giusto?


Altroché!
Stava facendo il suo dovere. E ti dirò di più: Napoli è una città dove si ammazza troppo facilmente. Per aver guardato una ragazza o per difendere il proprio motorino da un furto, come successe a Paolino Avella all'uscita della scuola a San Sebastiano al Vesuvio. Per questo credo che dobbiamo veramente "liberare" Napoli, che è un luogo meraviglioso, da questo marchio criminale. Ed ecco perché il 21 marzo è stata scelta proprio la nostra città: per gridare e per far scendere le persone in piazza.


Cosa accadrà il 21 marzo?
È una giornata importante, che "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" porta avanti da più di vent'anni. I familiari delle vittime innocenti della criminalità si riuniranno per ricordare i loro cari, camminando assieme e dandosi a vicenda la forza di dire:«Basta!» alla criminalità. Siamo arrivati a più di 1000 vittime in Italia e non vogliamo che l'elenco aumenti.


Mille vittime a partire da quando?
Dal 1992. È importante specificare cosa vuol dire "vittima innocente di criminalità" e "fare memoria": noi familiari vogliamo infatti che sia detto nome e cognome di quelle vittime, affinché siano ricordate. Altrimenti non c'è memoria.


Come se la persona morisse due volte?
Esatto, è come se morissero due volte, praticamente, senza contare che quando un criminale uccide una persona, distrugge anche un'intera famiglia, quindi possiamo dire anche quattro o cinque volte! In Campania abbiamo più di 350 vittime innocenti di criminalità.


Sempre dal 1992?
Sì, dal 1992. E pensa che il 90% di queste vittime di criminalità e terrorismo non hanno ancora avuto giustizia! Per questo noi, come Libera e come Coordinamento Campano dei Familiari delle Vittime Innocenti di Criminalità, stiamo conducendo una battaglia affinché tutti gli altri familiari abbiano verità e giustizia. Prendi il caso dell'omicidio del tatuatore Gianluca Cimminiello: ancora oggi c'è un processo in corso! Il messaggio che vogliamo dare ai ragazzi è questo: non abbiate paura di denunciare, abbiate il coraggio di camminare a testa alta.


Giustissimo. Ma come si svolgerà la giornata del 21 marzo?
Il corteo partirà alle 9 del mattino da Piazza del Plebiscito per arrivare intorno alle 11 alla Rotonda Diaz, dove verranno letti tutti i 1000 nomi delle vittime innocenti di criminalità. Inoltre, ci stiamo attivando per fare un collegamento e far sentire tutti questi nomi anche nelle carceri: Secondigliano, Nisida e Poggioreale ma non solo. Vogliamo che questa lettura arrivi in tutta Italia e siamo felici di accogliere anche delle scolaresche dalle isole del golfo: infatti a Ischia è sorto un presidio intitolato a Gaetano Montanino, la guardia giurata uccisa a Piazza Mercato.


E nel pomeriggio?
Poi, nel primo pomeriggio, dalle 15 in poi saremo a Pianura, un territorio dove la Camorra è molto presente, e proprio per questo motivo vogliamo darle uno schiaffo morale, e lo faremo anche ricordando Gigi Sequino e Paolo Castaldi, che furono scambiati per pusher e uccisi barbaramente. Allo stesso modo ricorderemo Palma Scamardella, un'altra mamma che fu sparata attraverso il fogliame dell'abitazione adiacente, mentre aveva la figlia di 18 mesi in braccio. Il messaggio che voglio lanciare a Pianura è quello – ancora una volta – di dire «Basta!» alla Camorra; voglio che i ragazzi si schierino dalla parte "giusta", quella della legalità.


Avendo il coraggio di denunciare?
Sì. I ragazzi devono sapere che la strada del crimine conduce inevitabilmente alla morte o alla galera, invece quella della legalità li rende uomini e donne liberi, capaci di esprimere le loro potenzialità fino in fondo. E noi abbiamo bisogno di loro e del loro coraggio per denunciare questi assassini, che ogni giorno commettono nuove nefandezze.

 

Francesco Clemente è un ragazzo giovane ma determinato, crede fermamente in quello che fa e non ha paura di nulla. Per queste ragioni, la redazione di MYGENERATIONWEB si unisce a lui e a tutti coloro che credono ancora nel riscatto di questa città, invitando i suoi lettori a fare altrettanto.

 

Qui sotto, tutte le informazioni relative all'evento.

 

Locandina 21 marzo

 

Keep calm and go to Calafrika

Giugno 19

Quando la piccola Alice insegue il BianConiglio attraverso il bosco, cadendo nella sua tana, si ritrova per magia in un posto incantato dove le contraddizioni e l’antinomia fanno da sfondo ad un’avventura fantastica e surreale, insaporita da risvolti non sempre positivi … ebbene esiste un posto nel cuore del Mediterraneo, nascosto nel verde dove è possibile vivere un’avventura musicale, culturale e multietnica che farebbe schiattare d’invidia la piccola Alice.

 

Il paese delle Meraviglie si chiama Pianopoli e si trova nel Lametino in Calabria.

 

Musica, street art, assemblee, dibattiti saranno il background di un contesto dove il punto focale avrà un unico leitmotiv l’integrazione e lo scambio multiculturale.

 

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La manifestazione, giunta ormai alla 7° edizione, vedrà l’avvicendarsi sul palco di artisti di ogni parte del mondo, i quali, esibendosi nel loro folklore e mostrando diverse tradizioni culturali che si contaminano perfettamente alle nostre, riescono a creare una fusione e un’intesa multiculturale semplicemente ballando, suonando e recitando in rappresentazioni teatrali.

 

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Organizzatore e promotore di questo evento è: “ MigrAzione”, un'associazione culturale, insignita anche dal “Premio Internazionale Città Solidale", che da sempre si occupa di tematiche riguardanti le migrazioni, una condizione concreta, reale la quale, con toni sempre più incalzanti, trascina con sé una responsabilità, un’impresa che ci chiama in causa tutti rendendoci più che semplici spettatori. 

 

La Mission del Calafrika si basa su un concetto semplice: si rende fondamentale costruire ambienti geografici e di coscienza dove l’incontro tra opinioni e culture diverse, perfettamente radicate nella dimensione calabrese, rendano possibile la responsabilizzazione e il coinvolgimento dell’opinione pubblica su questioni quali accoglienza, solidarietà ed integrazione. Questo concetto acquista un grandissimo valore nel momento in cui il nostro mare da azzurro si tinge di rosso e disperazione, una questione annosa e che ogni giorno che passa diventa sempre più urgente e complicata.

 

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La novità è che quest’anno la manifestazione si svolgerà in 5 giorni, dal 5 al 9 agosto anziché in tre come avvenuto nelle edizioni precedenti, ed accoglierà gente da tutta Italia ed Europa, tutti quelli che avranno voglia di trascorrere momenti di musica e compartecipazione, di solidarietà e tolleranza. Il Calafrika Music Festival è qualcosa da vivere almeno una volta nella vita, non solo perché totalmente gratuito, (anche il campeggio) ma soprattutto perché ricco di sport, corsi, balli, mostre, street art, attività culturali, dibattiti e ovviamente concerti durante i quali si avvicenderanno artisti di calibro internazionale che accordando e armonizzando il loro folklore con il nostro per provare a dar vita ad un fenomeno eccezionale di antirazzismo e arte, un “Connubio Interazziale", una fusione e un’intesa multiculturale semplicemente ballando e suonando.

 

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Quindi quest’anno per iniziare bene l’Estate preparate zaino, tenda, sacco a pelo, Stay human and go to “CALAFRIKA MUSIC FESTIVAL”. 

 

 

Per il programma altre info:

Sito internet ufficiale del festival:  www.associazione-migrazione.orgwww.associazione-migrazione.org 

Pagina Facebook: www.facebook.com/pages/Calafrika-Music-Festivalwww.facebook.com/pages/Calafrika-Music-Festival 

Stragi di innocenti

Aprile 11

Che il mondo tutto viva un momento storico particolarmente critico è sotto gli occhi di tutti. Lo apprendiamo dalla carta stampata, dal web, dai telegiornali (quelli che ancora rimangono fedeli al dovere di diffondere notizie importanti e non solo le beghe della politica italiana o il gossip), dalla radio. Lo sentiamo sulla pelle, lo avvertiamo nell’inquietudine e nel senso di precarietà che accompagnano come un nemico invisibile e subdolo la vita di tutti i giorni, specie dei giovani, che in questo clima cercano di sviluppare le proprie identità, i propri obiettivi personali, di realizzarsi, di comprendere il loro ruolo nel mondo, di tessere relazioni umane. La vita a 360 gradi è permeata dall’incertezza dell’oggi quanto del domani, e ci si trova per giunta a fare ancora i conti con un passato che ha lasciato-ed è sempre più evidente-strascichi difficili non solo da superare ma anche da comprendere pienamente, passo indispensabile per capire le ragioni dello sfacelo che ci circonda.

 

Negli ultimi mesi si sono succedute vere e proprie stragi di innocenti, davanti alle quali abbiamo provato un senso disarmante di impotenza e sebbene ciascuna abbia “motivazioni” differenti, credo ci sia alla base una radice comune: un profondo e quanto mai violento smarrimento dell’umanità, rispetto al quale dobbiamo fare per forza di cose i conti.                                                                                

Due sono le riflessioni-o se vogliamo domande-che sono scaturite dai fatti più recenti : le vite umane, agli occhi dell’opinione pubblica, hanno realmente tutte lo stesso valore? Abbiamo forse sviluppato una sorte di assuefazione alla morte, tanto da rimanerne scioccati per breve tempo, per poi riprendere le nostre vite come se niente di estremamente drammatico e preoccupante sia successo?

Gli attentati, prima alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi e poi al Museo del Bardo di Tunisi, l’agghiacciante suicidio-omicidio del copilota dell’ Airbus della Germanwings, Andreas Lubitz, che ha trascinato con sé verso la morte ben 250 persone, la strage di studenti cristiani nel campus universitario di Garissa (Kenya) e nelle ultime ore, nel nostro paese, il triplice omicidio avvenuto nel Tribunale di Milano. “Esempi” di atti che si collocano sulla sempre più sottile linea di confine tra la follia umana e la malvagità.

 

Rispetto alla prima questione, a mio parere l’atto terroristico contro la rivista francese di satira, tra queste tragedie, è stata quella che ha suscitato la maggiore attenzione e partecipazione emotiva, soprattutto sui social network (ci siamo sentiti tutti “Charlie”) che, volente o nolente, costituiscono uno specchio della società. Credo sia stato l’attacco al cuore dell’Europa e del suo stato più liberale per tradizione la vera ragione di un così grande clamore, piuttosto che la minaccia alla libertà di espressione e di stampa.

Probabilmente Tunisi, pur essendo così geograficamente vicina a noi e meta di sempre maggiori flussi turistici, è ancora considerata una realtà lontana nell’immaginario degli occidentali; eppure tra quei turisti, vittime dell’attentato, sarebbe potuto esserci ciascuno di noi, così come sull’aereo che, partito da Barcellona e diretto a Dusseldorf, si è schiantato sulle montagne francesi. Non ho potuto fare a meno di pensare che ancora siano troppi i condizionamenti culturali che influenzano il nostro modo di percepire la realtà e di dare peso ad una notizia piuttosto che ad un’altra, pur essendo l’elemento finale identico: la morte di innocenti.

Analogo discorso per gli studenti trucidati brutalmente in Kenya da milizie islamiche. Che sia una realtà troppo lontana quella africana? La totale indifferenza per le decine di guerre civili che si combattono ancora oggi nel “continente povero” mi fanno propendere per il sì.

Mi chiedo: possiamo veramente percepire come qualcosa che non ci appartiene fino in fondo la morte di 148 ragazzi, a prescindere che si tratti di cristiani, islamici, ebrei, buddisti o atei? Ragazzi come molti di noi, giovani impegnati per costruire la propria vita, il proprio futuro. Chi è scampato alla furia degli estremisti islamici di Al Shabaab ha visto morire amici e colleghi, si è nascosto come e dove ha potuto vivendo ore di terrore, ha finto di essere morto, ricoprendosi del sangue dei cadaveri vicini. Vivi, sì, ma probabilmente morti dentro.

Se fosse accaduto in un’università italiana, tedesca, francese, inglese, americana, questa tragedia avrebbe assunto una rilevanza diversa, inutile far finta che non sia così. Inutile gridare a forte voce durante le manifestazioni che “siamo tutti uguali”. Non lo siamo affatto. Come non lo sono tra di loro-e probabilmente non lo saranno mai-poveri e ricchi. Ci sono differenze che esistono sin dalla notte dei tempi e non sembrano per nulla essere sulla strada della risoluzione.

Il massacro di Garissa inoltre ha riacceso i riflettori, che troppo spesso rimangono del tutto spenti, sulla realtà sempre più drammatica del massacro dei cristiani che sta avvenendo ormai da anni nei paesi in cui la religione cristiana è una minoranza. Non sembra interessare a nessuno, tanto che di “silenzio complice” ha parlato anche Papa Francesco. Proprio così, il nostro silenzio, la nostra indifferenza verso ciò che accade nel mondo, che si tratti di religione o altro, contribuiscono a tingere di sangue vite umane, alimentano violenza, discriminazioni, atti di terrore, di fronte ai quali poi rimaniamo attoniti, come se ne fossimo solo spettatori. Ecco perché prima scrivevo che probabilmente ci siamo assuefatti alla violenza, ad ascoltare notizie tragiche, che occupano i nostri pensieri per qualche giorno per poi evaporare e forse è anche per questa ragione che la vicenda di “Charlie” ha suscitato una così grande partecipazione: ha avuto la “fortuna”(perdonatemi l’espressione) di essere stata la prima di una serie di tragedie in successione. Più continuano ad accaderne, più voltiamo rapidamente pagina.

kenya-garissa-universitycristianiÈ vero, siamo umani e fragili, abbiamo bisogno di evadere, ma forse è proprio questo l’obiettivo di tanta violenza concentrata nei nostri giorni: renderci insensibili ad essa, fino ad accettarla passivamente come una condizione ineluttabile, con la quale imparare a convivere alla meglio.

 

Coca

Marzo 13

Cosa fa girare il mondo? La Coca. Ovviamente, non mi riferisco alla nota bevanda a base di caffeina, bensì a quella polvere bianca apparentemente lontana dalla vita di noi persone “perbene”, ma in realtà tanto vicina.

 

La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi alla cervicale. Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio….(cit. Roberto Saviano).

 

Sì, signori. La coca fa girare questo pazzo mondo. E’ incredibile la sua diffusione. E’ allucinante il giro di denaro ad essa legato. Basti pensare alle dichiarazioni di Antonio Maria Costa – Direttore dell’Ufficio per la lotta alla droga ed al crimine delle Nazioni Unite – che senza tanti giri di  parole afferma che, in un mercato in piena crisi economica, dove vi è assenza di liquidità, il narcotraffico con i proventi della vendita di droga, ha salvato dal collasso alcuni fra i più importanti istituti di credito.

Alla testata giornalistica austriaca “Profil”, Costa ha affermato che “ci sono indizi secondo i quali alcune banche si sono salvate grazie a questo aspetto” dalla crisi finanziaria globale. L’Onu ha reso noto che più di 800mila siano i consumatori di cocaina in Italia e 173.500 gli spacciatori. Solo grazie alla cocaina, la mafia accumula almeno 1,2 miliardi di dollari da “ripulire” soprattutto attraverso «investimenti immobiliari, nella ristorazione, nei trasporti».

Il tutto ha per conseguenza delle vere e proprie distorsioni sul mercato, dati macroeconomici falsati, minori investimenti esteri. Tutto questo è assurdo! C’è da impazzire al solo pensiero che uno stupefacente possa interferire, in maniera così pesante, sull’andamento economico globale. Eppure è così, bisogna prenderne atto.

 

La cocaina è la benzina dei corpi. E’ la vita che viene elevata al cubo. Prima di consumarti, di distruggerti. La vita in più che sembra averti regalato, la pagherai con interessi da strozzino. Forse dopo. Ma dopo non conta nulla. Tutto è qui ed ora. (cit. Roberto Saviano)

 

La cocaina, per chi non lo sapesse, è un alcaloide ottenuto dalla lavorazione delle foglie di coca, pianta originaria del Sud America. Questo stupefacente agisce sul sistema nervoso. I suoi effetti sono estremamente vari: distorsione cognitiva e delle capacità recettive; accentuazione della reattività fisica e mentale; riduzione dello stimolo della fame e della sete; diminuzione del sonno; euforia; incremento della libido; infaticabilità; aumento della socievolezza.

L’uso di questa sostanza a lungo termine, oltre a provocare una forte dipendenza fisica e psichica, può portare anche a depressione, ansia, paranoia, insonnia. Per non parlare dei danni derivanti dall’inalazione: distruzione delle mucose nasali, delle cartilagini, del tessuto osseo, perforazione del setto o dell’osso palatino fino ad arrivare al collasso del naso. Assumere questa sostanza significa aumentare il rischio di aterosclerosi, trombosi, infarto miocardico, deficit del sistema immunitario, disfunzioni erettili e tanto altro. In parole povere, se avete pensato di provare…desistete! State lontani da questa merda.

 

Per chi volesse saperne di più consiglio vivamente la lettura di “ZeroZeroZero” scritto da Roberto Saviano.

Ah, il Giappone!

 

Dove sarebbe questa rubrica senza il Paese del Sol Levante? Senza la pletora di Feste più o meno Bizzarre che costellano il calendario nipponico?

 

E allora, cosa propone il mese di febbraio? Uno degli eventi più caratteristici e conosciuti, anche oltre i confini del nostro arcipelago preferito: la Hadaka Matsuri, ovvero la Festa dell’Uomo Nudo! A dire il vero, di questo genere di feste se ne trovano parecchie in tutto il territorio giapponese, per cui oggi ci occuperemo della Saidaiji-ji Eyo Hadaka Matsuri, nella città di Okayama, capoluogo dell’omonima prefettura.

 

Hadaka Matsuri

 

Ogni terzo sabato di febbraio, in barba alle basse temperature, circa novemila uomini vestiti solo del caratteristico perizoma bianco (il fundoshi), competono fieramente tra loro per accaparrarsi due talismani (Shingi) portatori di buona fortuna appesi al soffitto del tempio Saidaji. Chi riesce in questo non facile compito, deve successivamente deporli in una specie di scatola di legno (Masu) piena di riso allo scopo di fregiarsi, per tutto l’anno successivo, del titolo di Uomo Fortunato.

 

Ma la fortuna non finisce qui: altri piccoli talismani in salice vengono messi in gioco per i restanti partecipanti di questo rito vecchio più di 500 anni (originariamente i sacerdoti del tempio Saidaiji mettevano in palio dei certificati di completamento dell’apprendistato) che, urlando:«Wasshoi! Wasshoi!» fanno di tutto per conquistarli, davanti agli occhi dei numerosissimi spettatori che pagano fino a 5000¥ per un posto in prima fila!

 

Benché la contesa vera e propria sia riservata agli uomini, le donne rivestono comunque un ruolo importante nelle danze che la precedono, e, a onor del vero, la Kazusa Junisha Hakada Matsuri (presso il Santuario Tamasaki nella Prefettura di Chiba) concede la partecipazione alle rappresentanti del gentil sesso. Completano la festa i tradizionali tamburi, la Hadaka Matsuri riservata ai ragazzini e lo spettacolo di fuochi d’artificio e il banchetto rituale.

 

Cosa aggiungere? State attraversando un periodo no? Capitano tutte a voi? Siete perseguitati dalla sfortuna peggio di Paperino? Cosa aspettate allora? Saltare sul primo aereo verso il Giappone e provate a guadagnarvi un po’ di fortuna!

 

Nonché svariati lividi.

In metro... in mutande!

Gennaio 17

Curando una rubrica chiamata “Feste Bizzare”, è del tutto normale imbattersi in luoghi, eventi e manifestazioni decisamente inusuali. In alcuni casi l’ingegno e la creatività messe in mostra sono strabilianti, altre volte invece è la stupidità umana a lasciare senza parole . E poi ci sono quei casi in cui si chiede – semplicemente  – che senso abbia ciò che si vede. «Perché» o per dirla alla Mou:«Por qué»?

 

In questi giorni si è tenuta l’edizione annuale del “No Pants Subway Ride”, vale a dire un evento ideato nel 2002 dal gruppo newyorkese Improv Everywhere, in cui i partecipanti prendono la metro… in mutande!

 

Già.

 

In mutande.

 

E facendo finta che sia perfettamente normale, rispondendo con frasi tipo:«Mi prudevano!» o «Fa caldo!» a chieda il perché dell’assenza di pantaloni/gonne.

 

L’idea di base è di celebrare la libertà d’espressione in ogni sua forma (benché il sito di Improv Everywhere parli di «an international celebration of silliness»), e indipendentemente dalle opinioni individuali, va tenuto conto del crescente numero di adesioni che il NPSR fa registrare ogni anno in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, le uniche partecipazioni sono state segnalate a Milano… chissà se nel 2016 vedremo gente in mutande nei convogli della ANM?

 

E non per la crisi, eh...

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