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Il logorio del potere

Il logorio del potere (84)

A partire da dopo Tangentopoli, è diventato sempre più difficile districarsi tra le liste di nomi, sigle, partiti e partitini che compongono la schizofrenica scena politica italiana; eppure proprio in questo momento è importantissimo sapere chi sono i personaggi che decidono il destino del nostro Paese ed essere aggiornati sui continui cambiamenti degli scenari politici.

Perché non bisogna mai dimenticare: "il potere logora chi non ce l'ha".

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Secondo le bozze del Disegno di Legge di Bilancio in circolazione, l’Iva per l’igiene femminile e per i prodotti dell’infanzia dovrebbe passare dal 5% attuale al 10% dal prossimo anno, sebbene il testo della Manovra 2024 proposto dal Governo non sia ancora stato diffuso ufficialmente. Il raddoppio dell’aliquota sui prodotti come assorbenti, tamponi e coppette mestruali, ma anche sul latte in polvere e sui prodotti per l’alimentazione e la cura dei bambini, si inserisce in quella serie di mini tasse che il Governo si appresta a varare nella nuova legge di bilancio. In realtà, Giorgia Meloni ci aveva anticipato di questo possibile cambiamento già in conferenza stampa parlando del pacchetto natalità e suggerendo di eliminare il taglio dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia. Oggi ci dice: “Purtroppo il taglio dell’iva è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo e quindi non penso che valga la pena rinnovare questa misura” e ora nella bozza della manovra di bilancio si legge chiaramente che il governo dice stop alla tassazione al 5% per i prodotti per l’infanzia e per la Tampon tax.

 

Assorbenti e pannolini per bambini sembrano quindi essere diventati dei beni di lusso quando, in realtà, sono prodotti di prima necessità. Dei passi avanti erano stati fatti negli anni scorsi abbassando l’iva dal 22% al 10% e lo scorso anno riducendola ulteriormente al 5%. Dopo un anno, dopo che si era dato tanto spazio e attenzione al tema, ci troviamo quindi di nuovo a fare un passo indietro rispetto ai nostri miglioramenti passati ma soprattutto rispetto a molti altri paesi. Nel Regno Unito, per esempio, la Tampon tax è stata eliminata, la Scozia ha addirittura reso gratuiti gli assorbenti nelle scuole e negli edifici pubblici, mentre in Nuova Zelanda sono state promulgate leggi contro la period poverty.

 

Con il nuovo possibile ed ulteriore rialzo, moltissime donne e famiglie italiane, che già affrontano i rincari di tantissimi prodotti, saranno messe in difficoltà. Questa decisione, oltre ad essere un problema per molti italiani, sembra contraddire le proposte fatte negli scorsi mesi de Meloni come il favorire le nascite e dare aiuti concreti alle famiglie italiane. Basti pensare che per acquistare gli assorbenti la stima oscilla tra gli 80€ e i 130€ annui mentre, per un genitore, comprare i pannolini costa in media 726€ a figlio ogni anno finché ne ha bisogno. Altra contraddizione sta nel fatto che era stato proprio questo esecutivo nella precedente Legge di Bilancio a tagliare l’Iva dal 10% al 5% sui prodotti per l’igiene femminile e per l’infanzia. Inoltre, la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia era uno dei punti del programma della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni. Ma soprattutto, cosa ne è stato della prima premier italiana donna che si sperava potesse essere simbolo dell’emancipazione femminile? Il taglio dell’Iva sugli assorbenti è da sempre una lotta che caratterizza le rivendicazioni femminili prima che femministe, ma l’aumento dell’Iva al 10 % favorirà di nuovo l’aumento dei prezzi segnando una nuova sconfitta nell’abbattimento delle discriminazioni nei confronti delle donne.

 

 

 

 

 

 

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Negli ultimi anni, parlare di salute mentale non è più un tabù, soprattutto per le nuove generazioni. Anche i social hanno dato un grande contributo nel normalizzare questo argomento, dando agli utenti la possibilità di esprimere le proprie opinioni e conoscenze in modo semplice e diretto, raggiungendo un gran numero di persone. Questi hanno consentito di affrontare tematiche che fino a pochi anni fa erano relegate a un contesto ristretto e familiare. La pandemia, inoltre, ha messo a dura prova la salute mentale di molti dando però così la spinta per chiedere aiuto ad esperti del settore: come ha riportato la commissione europea, a ottobre 2022 in Italia su 300.000 richieste per il bonus psicologo, oltre il 60% dei cittadini era under 35. Questa situazione, unita al contributo dei social, ha quindi permesso di normalizzare il bisogno di prendersi cura di se stessi, senza pregiudizi, dando voce a un bisogno reale soprattutto tra i più giovani.

 

Negli ultimi tempi, però, il tema della salute mentale è diventato un trend e si sono moltiplicati sui social contenuti che parlano di sintomi per riconoscere un disturbo mentale. Si stanno diffondendo sempre di più, su Tik Tok e Instagram, contenuti in cui si parla di diagnosi e sintomi legati ad alcuni disturbi mentali e neurodivergenze. Spesso questi video elencano una serie di sintomi in cui è facile identificarsi: avere difficoltà a mantenere la concentrazione, disagio sociale, procrastinare o provare emozioni amplificate. Di fronte a video simili è facile tendere a fare delle autodiagnosi, dimenticandosi che disturbi e neurodivergenze sono spesso difficili da diagnosticare per gli stessi professionisti che se ne occupano perchè richiedono un’analisi approfondita di come questi si inseriscono nella storia dell’individuo. Per parlare di salute mentale serve competenza e consapevolezza, soprattutto se l’obiettivo è quello di sensibilizzare gli utenti sull’argomento e aiutarli nell’affrontare le proprie paure. Quando si affrontano temi così delicati è importante porre attenzione all’impatto che le modalità con cui questi sono trattati hanno sugli altri.

 

Da un lato i social aiutano ad affrontare e normalizzare temi relativi alla salute mentale, permettendo alle persone di prendersi cura di sé. Dall’altro la diffusione sempre più ampia di questi contenuti richiede da parte di chi ne parla molta consapevolezza sul tipo di pubblico a cui potrebbero arrivare. I video in cui si parla di problemi psicologici potrebbero essere disturbanti per alcune persone che vedono rappresentati sintomi e disagi all’interno del flusso di contenuti social con superficialità. Un altro rischio riguarda la diffusione di un linguaggio clinico che può essere usato in modo inappropriato. Come spesso accade quando si parla di salute, i social possono essere un efficace strumento per diffondere conoscenze e combattere lo stigma, ma quando si parla di temi così delicati è importante considerare che non sempre chi crea tali contenuti possiede gli strumenti per contestualizzare le informazioni. Negli ultimi anni i social hanno reso possibile una vera e propria rivoluzione culturale intorno al tema della salute mentale, che rimane un ambito estremamente delicato. Proprio per questo è importante riuscire a sfruttare le potenzialità dei social, usando un linguaggio immediato e coinvolgente ma stando attenti ad utilizzare le parole giuste e a non banalizzare.

 

 

 

 

 

 

 

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Piero Fassino l’ha fatta fuori dal vaso ancora una volta. Il 3 agosto scorso siamo rimasti sbigottiti per le affermazioni dell’ex Sindaco di Torino fatte a Montecitorio. Ha agitato il cedolino del suo stipendio, a mo’ di bandierina, proferendo testuali parole: “L’indennità che ciascun deputato percepisce ogni mese dalla Camera…

Domenica 23 luglio si sono svolte in Spagna le elezioni per il rinnovo del Parlamento: il partito dei Popolari è la prima forza spagnola, ma senza una maggioranza assoluta.

Su fronti contrapposti si sono sfidate la coalizione di sinistra formata dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e Sumar - nato dal raggruppamento di partiti facenti parte della sinistra radicale - e guidata dal Primo Ministro socialista uscente Pedro Sánchez.

Dall'altro lato del campo si è presentata la coalizione di destra formata dal Partito Popolare (PP) e Vox - partito conservatore, neofranchista e di estrema destra, nato da una scissione del PP e gemellato con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni - e guidata dal presidente del PP Alberto Núñez Feijóo.

Le elezioni sono terminate con un sostanziale pareggio: il PP è primo partito con con il 33% dei voti, tallonato dal PSOE fermatosi al 31,7% dei voti, ma la coalizione di sinistra ed i partiti autonomisti hanno ottenuto appena un seggio parlamentare in più (172) dell'asse PP - Vox (171).

In base alla costituzione spagnola, una volta ottenuto l'incarico dal Re, è possibile formare un governo al raggiungimento della maggioranza assoluta dei seggi alla Camera Bassa oppure con maggioranza relativa dei seggi con la condizione che i "Sì" superino i "No", senza contare gli astenuti.

Alla luce dei risultati elettorali raggiunti emerge come nessun partito o coalizione abbia ottenuto la maggioranza assoluta e, di conseguenza, non possa formare un governo.

Questo risultato è stato sorprendente per tre motivi in particolare:

-        il PP, dato come vincitore assoluto di queste elezioni, ha preso meno voti di quelli che erano previsti dai sondaggi;

-        il PSOE, nonostante sia arrivato secondo, ha ottenuto più voti rispetto alla tornata elettorale del 2019 passando dal 28% al 31,7% ed ha visto aumentare il proprio numero di seggi in Parlamento;

-        Vox, che avrebbe dovuto prendere un significativo numero di voti, si è fermato al 12,4% ed ha visto dimezzare i suoi seggi.

Inoltre, ciò che ha reso questa tornata elettorale di fondamentale importanza è l’alleanza tra il PP e Vox, popolari e estrema destra, in quanto banco di prova della futura alleanza che formerà la Commissione Europea in seguito alle elezioni europee che si terranno a giugno 2024. Alleanza tra il Partito Popolare Europeo (PPE) e i Conservatori e Riformisti Europei (ECR),partito europeo di cui è presidente Giorgia Meloni, con l'esclusione del gruppo dei Socialisti e Democratici Europei (S&D).

Guardando ai risultati spagnoli, il Partito Popolare e il Partito Conservatore, non hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, anzi il PP ha ottenuto meno del previsto mentre Vox ha dimezzato i seggi rispetto al 2019.

Il risultato del PSOE, invece, ha ridato vigore ai partiti della sinistra europea ed a S&D.

Dunque, le elezioni europee del 2024, con queste premesse, potrebbero non essere così scontate come previsto. Tutto è ancora aperto.

Sebbene il tempo in questi giorni ci stia regalando una Napoli grigia, umida, molto inglese, la sua identità visiva all’estero permane: pizza, spaghetti, sole e la squadra di calcio, questi gli elementi che attirano i turisti.

La napoletanità, che attrae più della Cultura stessa (e immensa) che questa città offre, sta conquistando tanti visitatori, anche grazie alla vittoria dello scudetto da parte del Napoli. I festeggiamenti della squadra allenata da Luciano Spalletti hanno infatti puntato ancor di più i riflettori sulla città partenopea.

A marzo Demoskopika aveva previsto un incremento significativo dell’apporto turistico in Campania, con circa 20,8 milioni di presenze (+12,3%) e 5,7 milioni di arrivi (+13,1%), rispetto all’anno precedente. Questi dati comportano una riflessione su una serie di questioni fortemente attuali.

Da un lato, questa maggiore riconoscibilità e visibilità di Napoli all’estero, e non solo, va ad alimentare un bisogno espresso dal concetto dell’antropologia demartiniana di “presenza” di un popolo sempre relegato ad un luogo che fatica ad emergere. Dall’altro lato, però, l’arrivo di queste orde di turisti, e il conseguente allontanamento di molti residenti dai luoghi di interesse, in particolare dal centro storico della città, finiscono per annullare la partecipazione dei napoletani stessi al concetto di presenza espresso da De Martino.

Chi infatti possedeva una o più case nel centro storico di Napoli si è subito reso conto di quanto potesse essere redditizio utilizzarle come appartamenti vacanze. Ciò ha innescato una corsa ai profitti, che ha innalzato il mercato immobiliare.

Infatti, secondo alcuni dati della prefettura l’inizio del 2023 avrebbe visto oltre 10.000 sfratti esecutivi, rendendo quindi sempre più difficile la possibilità di trovare case in affitto. Situazione che tra l’altro va anche a scapito di un processo di rivalutazione del territorio: l’aumento dei prezzi rende più difficile la possibilità di trovare casa, da parte di famiglie, giovani lavoratori e soprattutto studenti, quest’ultimi fondamentali per determinati processi di rinascita territoriale.

Ad aggiungersi alla questione del caro affitti, c’è anche quella riguardante l’occupazione senza limiti del suolo pubblico da parte di ristoranti e bar. Durante la pandemia, infatti, l’impossibilità di stare al chiuso ha permesso, giustamente, a diversi servizi la possibilità di usufruire del suolo cittadino, ma come spesso accade in queste occasioni, la situazione è ora degenerata, rendendo i quartieri dei luoghi di aggregazione culinaria a cielo aperto (rendendo così anche fisicamente difficile il passaggio di pedoni e auto).

Questo meccanismo speculativo ha allontanato sempre di più gli abitanti dalla propria città, ponendo molte persone in difficoltà economica e lavorativa, in una condizione di emergenza abitativa e a costringerli a lasciare il centro della città, che fino a qualche anno fa era una delle zone economicamente più accessibili.

I flussi turistici hanno accelerato un processo di gentrificazione, favorito anche dalla globalizzazione.

“Gentrificazione” è un “termine coniato nel 1964 da Ruth Glass, con il quale si intende quel fenomeno di “rigenerazione e rinnov”amento delle aree urbane che manifesta, dal punto di vista sociale e spaziale, la transizione dall’economia industriale a quella postindustriale”. Tale fenomeno nel tempo sta modificando la fisionomia e l’essenza abitativa della città di Napoli.

In particolare, i luoghi che caratterizzavano culturalmente il centro storico, come librerie e bancarelle di libri su via Port’Alba, sono e stanno man mano scomparendo per far posto a bar, ristoranti, negozi o posti di intrattenimento ludico.

È emblematico il caso di due dei cinema storici di Napoli, come il Metropolitan, sito in via Chiaia, che ha appena chiuso i battenti per far spazio ad un’incerta sala Bingo e l’Arcobaleno, nel quartiere Vomero, che ha abbassato le saracinesche proprio durante la pandemia per poi riaprirle sotto forma di uno shop totalmente Made in China.

È chiaro che da un lato un processo di gentrificazione può aiutare una città come Napoli a diventare anche più sicura sotto determinati aspetti, quali ad esempio quello della microcriminalità, ma è anche vero che tutti quegli stereotipi (giusti o sbagliati che siano, ma questo è in discorso che va affrontato in un’altra sede) che attirano tanto i turisti e che trasmettono all’estero l’idea di una napoletaneità, spesso trasformata in una mera macchietta, la quale sta scomparendo insieme agli stessi abitanti della città, costretti a trasferirsi nelle periferie. 

Inoltre, se prima non siano stabiliti dei piani di gestione concreti, di tutela del territorio e dei cittadini, si rischia di far crollare un castello di carta a causa della mancanza di servizi e infrastrutture adeguate. Esse servirebbero infatti non solo ad accogliere i numeri eclatanti di visitatori, ma anche a rendere la vita nelle periferie accessibile a tutti.

Ora non è più il caso di arrangiarsi, ma di costruire situazioni stabili in grado di rendere Napoli una vera metropoli.

“Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.”

Con queste parole Stendhal ritraeva con struggente ammirazione la città di Napoli, una città viva e unica che anche oggi, così come in passato, resta una delle città più belle d’Italia e del mondo intero.

Senza ombra di dubbio Napoli è una città ricca di aspetti negativi oltre che positivi, ma non si può negare che il 2023 sia iniziato con il piede giusto. Quello che stiamo vivendo, infatti, è stato da molti definito l’anno di Napoli, l’anno della rinascita e delle soddisfazioni tra calcio, turismo, serie tv, iniziative giovanili e bellezze naturali.

Un forte contributo alla valorizzazione della città è dato dai risultati brillanti ottenuti dall'inizio del campionato dalla squadra del Napoli, che attualmente è in vetta alla classifica di Serie A ed è giunta ai quarti di finale di Champions League. Con il passare delle settimane si percepisce sempre di più la speranza nella vittoria dello scudetto napoletano. In realtà, non è solo una speranza dei veri tifosi, ma dell’intera città. Già ormai da settimane tutti i quartieri sono decorati con bandiere, striscioni bianchi e azzurri, frasi di canzoni d’amore dedicate a Napoli e simboli rappresentativi della città, che la rendono ancor più particolare e caratteristica.

A rendere ulteriormente giustizia alla bellezza della città partenopea è stato il suo utilizzo come ambientazione di molte serie Tv che stanno riscuotendo grande successo quali: L’amica geniale, Mina Settembre, Il commissario Ricciardi, I bastardi di Pizzofalcone e più di tutte Mare Fuori che, in questo 2023, con l’uscita della 3 stagione ha ottenuto numeri da record. Grazie a queste serie Tv, Napoli è diventata un perenne set televisivo e sono state messe in luce moltissime sfumature, talvolta poco conosciute, della città partenopea.

Quest'anno Napoli, inoltre, è stata proclamata vincitrice del “Premio Città italiana dei Giovani 2023" promossa dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche Giovanili, il Servizio Civile Universale e l’Agenzia Nazionale dei Giovani. Con il progetto “Giovani Onlife” Napoli l’Amministrazione, guidata dal sindaco Gaetano Manfredi, ha promosso una città inclusiva e a misura di giovani sul modello degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, al fine di diventare comunità in cui le nuove leve possano vivere in un ambiente sano, sicuro e con spazi dediti allo sviluppo delle loro potenzialità. Il progetto si basa su 4 linee di intervento per i giovani: Cultura e Creatività, Movida e Legalità, Ambiente e Spazi pubblici, Competenze e Lavoro. Sono in programma investimenti in formazione per startup e per favorire l’imprenditoria giovanile, migliorare l’accesso a eventi culturali e artistici, creare spazi ricreativi dedicati ad adolescenti e teenager, al fine di trattenere i talenti partenopei per prevenirne l’esodo per motivi di studio e di lavoro.

Tutti questi fattori di cambiamento, uniti alle bellezze naturali e al buon cibo del capoluogo campano, hanno portato ad un evidente incremento del turismo. In questi giorni di festività pasquali, infatti, è prevista una grande ondata di turisti a Napoli.

Pasqua 2023 sarà una grande opportunità per tutto il settore turistico e soprattutto per l’immagine di Napoli. Secondo Federalberghi Napoli, le camere occupate saranno almeno l’80%. Napoli risulta addirittura la meta preferita dai turisti in Europa secondo l'analisi del motore di ricerca Jetcost. Le ricerche di voli e hotel hanno superato già il 2019, l'anno precedente alla pandemia. Secondo Jetcost, infatti, le ricerche di voli da parte dei turisti europei sono aumentate del 20%, mentre quelle di alberghi sono aumentate del 30% rispetto alla Pasqua del 2019.

Ebbene, questo 2023 all’insegna di Napoli è certamente un segnale positivo per la città che, però, deve ancora lavorare su tante inefficienze ancora presenti. Con l’auspicio che i miglioramenti attuali non siano transitori, ma che siano  le basi di ripartenza per vedere tornare a splendere il capoluogo campano.

“La cultura serve ad animare le coscienze. Abbiamo il dovere di trasmetterla anche ai più piccoli” inizia così il racconto della dottoressa Cinzia De Santis sulla nascita dell’associazione “Generazioni senza confini”.

 

Cosa vi ha spinto a costituire l’associazione “Generazioni senza confini”?

"L’associazione è nata nel 2017. L'idea è nata dal desiderio di  aggregare le persone del territorio, creando un’interfaccia fra scuola e cittadini in una zona come quella del rione Cavalleggeri che attualmente è priva d’identità. Oggi si parla solo di degrado, noi stiamo cercando di portare la cultura al centro dell’attenzione del nostro rione. Non è facile portare avanti la nostra azione operativa, poiché non abbiamo una sede per riunirci e vederci. Per svolgere le nostre attività dobbiamo prima preoccuparci di trovare uno spazio che ci ospiti, poiché ci autofinanziamo. Dalla nascita dell’associazione, ogni estate diamo vita ad un villaggio estivo fondato sulla cultura. Negli anni abbiamo trattato temi ludici, letterari, storici e artistici fino ad approfondire la Divina Commedia."

 

Perché lo chiama villaggio e non campo?

"Perché il campo mi ricorda l’accezione dei lager nazisti e mi dà un senso di chiuso e di discriminazione."

In un’epoca come la nostra, dove i social la fanno da padrone, quanto è difficile portare la cultura nella vita dei più piccoli e delle loro famiglie?

"Partiamo col dire che è sicuramente una cosa difficile, ma non impossibile. Dobbiamo farli appassionare, ma questo è possibile anche grazie alle famiglie che sono già predisposte alla volontà di trasmettere la cultura. Attraverso un modo diverso di insegnare, più pedagogico, potremmo affermare che insegniamo una cultura “a misura di bambino”. Infatti, siamo riusciti anche a fargli scoprire la Divina Commedia.

È la magia del teatro che ci consente di animare ciò che si legge, facendo appassionare i più piccoli."

 

Come fate a coinvolgere gli operatori?

"Semplice, li appassioniamo. Una parte sono familiari, altri amici. Insomma chiunque incontro cerco di coinvolgerlo e di convincerlo a darci una mano. Sicuramente c’è la voglia di mettersi in gioco e di fare comunità. Ovviamente prima li formiamo, perché anche questo è necessario per trasmettere al meglio quello che facciamo e per avere degli operatori che siano sempre preparati."

 

Le istituzioni vi sono vicine?

"Abbiamo una interlocuzione istituzionale, alcune volte esponenti delle istituzioni presenziano alle nostre iniziative. Recentemente sono stata invitata a presentare il nostro progetto alla Commissione turismo ed eventi ludici della X Municipalità." 

 

Il vostro ultimo evento si è svolto a Cavalleggeri ed è risultato essere molto partecipato?

"Sì, c’erano tante famiglie e tanti bambini. A me piace definirlo “carnevale travestito”, perché attraverso questi eventi, cerchiamo di trasmettere la gioia di leggere e anche la capacità di assistere ad uno spettacolo in maniera adeguata. Infatti, siamo stati coadiuvati da una scuola di danza, il Progetto di Danza di Cinzia Di Napoli, che ha portato in scena una coreografia sulle note de “L’amica geniale”, grazie ad una fantastica coreografia del maestro Pietro Autiero. Anzi, desidero ringraziarli per la loro presenza e collaborazione. I bambini sono rimasti contentissimi,  si sono divertiti e sentiti coinvolti anche nella fase di preparazione dei costumi a tema".

 

Qual era il tema di questo carnevale travestito?

"La lettura, bisognava travestirsi da personaggi ispirati ad un libro citandone anche una frase."

Il 3 febbraio 2023 le ragazze ed i ragazzi dell’associazione universitaria UdU (Unione degli Universitari) hanno organizzato un convegno intitolato “Vatican Girl: la storia di Emanuela Orlandi” al dipartimento di Scienze Sociali dell’università Federico II di Napoli.

Il principale invitato del convegno è Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che si è sempre battuto affinché venisse resa nota la verità sulla misteriosa sparizione della sorella Emanuela.

Siamo riusciti ad intervistare Orlandi, focalizzando la nostra attenzione sull'interesse da parte delle nuove generazioni riguardo la storia di Emanuela, su come i nuovi mezzi di comunicazione (una su tutte: le docuserie) siano importanti per diffondere la sua vicenda ed, altresì, le somiglianze con la storia di Mirella Gregori e la proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla storia di Emanuela.

 

“Cosa ne pensa del fatto che sempre più ragazze e ragazzi delle nuove generazioni stanno prendendo a cuore la vicenda di Emanuela, che stanno studiando e si stanno informando sul caso e che, soprattutto, stanno scendendo in piazza a manifestare per chiedere che esca fuori la verità su questa orribile vicenda?”

 

 Mi fa molto piacere sapere che i giovani si stanno interessando alla storia di Emanuela. L’ultimo evento a cui ho partecipato è stato all’università Federico II di Napoli, il quale è stato di grande incoraggiamento anche per me perché ho visto affetto e solidarietà nei confronti di Emanuela, ma soprattutto ho visto quella voglia di cambiamento e di giustizia che, per un periodo, è stata sopita. Il fatto stesso di essersi incontrati per raccontare questa vicenda, che va avanti da quarant’anni, fa capire che non ci si deve mai rassegnare. E questo, secondo me, ha stimolato la coscienza delle persone.

Ogni volta che incontro i giovani dico sempre loro di non accettare mai le ingiustizie perché il futuro è nelle vostre mani. Tra voi potrebbero esserci futuri magistrati. Siete voi che potete creare quello spartiacque che serve tra l’ingiustizia della situazione attuale ed un cambiamento importante che serve.

Quando una persona scompare è, prima di tutto, la famiglia che subisce. Per tutto quello che c'è stato in questi quarant'anni di mancanza di volontà di trovare la verità da parte delle Istituzioni e da parte di uno Stato come il Vaticano. Sono queste le cose che fanno arrabbiare noi come famiglia, ma che sicuramente hanno fatto arrabbiare tanti giovani che si sono avvicinati a questa storia.

 

"Secondo lei i mezzi come le docuserie, penso soprattutto a quella prodotta da Netflix "The Vatican Girl", gli articoli online ed i blog quanto sono importanti per far conoscere la vicenda di Emanuela?"

Sicuramente la docuserie Netflix ha influito tantissimo perché la storia di Emanuele era conosciuta in Italia ed all'estero, infondo ci sono stati anche altri documentari. Se n’è parlato spesso. Però una questa serie, grazie a Netflix, è stata vista in 160 Paesi nel mondo e molti giovani hanno avuto una possibilità di seguirla, perché sappiamo benissimo che Netflix ha seguito soprattutto le ragazze ed i ragazzi che si incuriosiscono guardando una serie come questa, che è stata molto seguita e quindi c'è stato un enorme aumento del numero di persone che sono venute a conoscenza di questa storia in Italia e in Europa. Ma soprattutto in tantissimi Stati del mondo che, prima della serie, non sapevano neanche cosa fosse successo e non sapevo niente di questa storia, non sapevo niente del coinvolgimento del Vaticano, dello Stato italiano e tutto quello che c'è stato intorno a questi quarant'anni. Io me ne sono reso conto, e la cosa mi ha stupito moltissimo, dai tanti messaggi che mi sono arrivati già dal giorno dopo l’uscita della serie.

Il 20 ottobre è uscita la serie per la prima volta su Netflix ed i messaggi che iniziarono ad arrivarmi  dalle parti più disparate del mondo, dove non avrei mai pensato potesse arrivare il messaggio della vicenda di Emanuela. Mi sono arrivati messaggi dall'India, dal Sudafrica, da Paesi del Sud America, dagli Stati Uniti, dappertutto. Non c'è stato, forse, un Paese da cui non mi sia arrivato un messaggio di solidarietà e devo dire che tutto ciò dà una forza enorme.

C'è una famiglia che vive questa situazione, che sente l'affetto, la solidarietà della gente. Ti assicuro che è come la benzina per una macchina: il motore va avanti e non si ferma più.

Io non riuscirò mai a fermarmi finché non sarò arrivato alla verità ed avrò dato giustizia ad Emanuela. Perché a quel punto si potrà dire che alla giustizia ci si può arrivare, anche se sono passati quarant'anni, che non abbiamo accettato passivamente questa cosa e che, alla fine, possono passare i decenni, però la giustizia sarà sempre quella che prevarrà su ogni altra cosa. Quindi per questo io non mi potrò mai fermare. Non mi fermerò mai, spero che tutte le persone che fino adesso ci sono state solidali continuino ad esserlo fino alla fine.

 

"Cosa accomuna la storia di Emanuela con quella di Mirella Gregori?"

Prima di rispondere tengo molto a dire che Maria Antonietta, la sorella Mirella, è diventata come un'altra sorella per me e per le mie sorelle. In qualche modo fa parte della mia famiglia.

La storia di Mirella è stata legata dai presunti rapitori che chiedevano lo scambio di Emanuela con Mehmet Ali Ağca, colui che sparò a papa Giovanni Paolo II.

Circa due mesi dopo la scomparsa di Emanuela, venne fuori il nome di Mirella Gregori. Non si è mai saputo, alla fine, se effettivamente fossero legate queste due storie. O qualcuno in qualche modo avesse voluto inserire la vicenda di Mirella nella storia di Emanuela, per motivi a noi sconosciuti.

Purtroppo, quel filone di indagine, quello legato allo scambio con Ali Ağca, non ha prodotto nulla, cioè i magistrati hanno concluso quell'indagine. Diciamo che fu un nulla di fatto perché non sono mai emerse prove al riscontro di quell'ipotesi quindi, probabilmente, anche questo legame tra Emanuela e Mirella è venuto in qualche modo a mancare. Certo quella di Mirella è una storia terribile, come quella di tantissime altre ragazze e ragazzi scomparsi.

A Mirella è rimasta solo la sorella Maria Antonietta perché i genitori sono morti e la loro famiglia era composta solo dalle due sorelle e dai genitori. Con la morte dei loro genitori è rimasta soltanto Maria Antonietta, che non fa altro che aspettare che possa uscire qualche notizia, che gli inquirenti possano riaprire il caso esclusivamente per Mirella, perché sarebbe giusto così, perché magari era una strada completamente diversa e si sono perse tante possibilità di indagare sulla sua storia solo perché, dall'inizio, qualcuno l'ha voluta legare alla storia di Emanuela.

 

“Cosa pensa della proposta di istituire una commissione parlamentare di inchiesta? Come è possibile che venga fatta una tale proposta di inchiesta solo dopo 40 anni?”

 

La proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta è una cosa molto positiva per una serie di fattori. Quando nel 2016 ci fu l'archiviazione dell'inchiesta da parte della procura di Roma, nessuno più ha indagato e le indagini sono state portate avanti solamente da noi familiari insieme all'avvocato Laura Sgro.

Il fatto stesso che il Parlamento si occupi di questa vicenda è un’ottima notizia perché può agire come una procura, può fare delle audizioni può ascoltare, interrogare e indagare. Soprattutto può avere accesso alla documentazione riservata alla quale io, come singolo cittadino, non posso avere accesso, ad esempio può avere accesso all'archivio della questura e per cercare quei documenti che non sono mai riuscito a trovare: alcune audiocassette originali dell'epoca, dove era presumibilmente registrata la voce di Emanuela, che non si sono mai riuscito a trovare, mentre una commissione parlamentare d'inchiesta può avere accesso tranquillamente a questi archivi e condurre ottimamente la ricerca. Questo sarà un grande aiuto. Naturalmente io collaborerò anche con loro.

È una cosa positiva che sia fatta dopo quarant'anni perché non è un obbligo da parte del Parlamento aprire un'inchiesta, come quella che si dovrebbe aprire sulla scomparsa di Emanuela, ed è stata una proposta fatta proprio perché ci sono stati tantissimi dubbi nelle e sulle indagini. Mi viene da pensare proprio a quelle situazioni poco chiare che si sono venute a creare proprio da parte degli apparati dello Stato italiano, come i servizi segreti (il Sismi ed il Sisde) e ci sono state tante situazioni poco chiare che riguardano proprio lo Stato italiano.

Il Parlamento italiano potrebbe, secondo me per dovere, fare chiarezza su alcune situazioni. Soprattutto in questo momento, dopo che anche il Vaticano, senza comunicarci nulla, ha aperto un’inchiesta sul rapimento di Manuela ed io non mi aspettavo, così all'improvviso, cioè dopo quarant'anni. Fino ad adesso il Vaticano non aveva fatto assolutamente nulla, neanche un'indagine interna ed ora decide di aprire un'inchiesta sul rapimento, che è un fatto che io devo prendere per forza come positivo. Non so cosa faranno. Come si muoveranno, però potrebbe essere un passo avanti. Forse hanno capito che il silenzio di questi quarant'anni non è servito a nulla, perché non rinunceremo mai a cercare la verità e forse, in qualche modo, ci stanno venendo incontro.

All'inizio io, personalmente, ancora non sono stato contattato dai promotori di giustizia in Vaticano e spero di esserlo quanto prima. Voglio raccontare tutto quello che so, tutti i nuovi eventi che abbiamo raccolto in questo periodo insieme all'avvocato. Questi elementi possono essere importanti proprio per fare un passo avanti verso la verità.

 

“In questi anni quanto la politica ha attenzionato questo caso?”

 

In questi anni la politica non si è interessata più di tanto. Non perché non fosse una questione politica, ma perché, in fondo, in questa storia si sono inseriti i servizi segreti di Stati diversi, non soltanto quelli dello Stato italiano e del Vaticano. Quindi poteva in qualche modo interessare anche la politica ed ha interessato a livello di mie indagini personali, nel senso che quando trovi il collegamento tra ambienti politici, ambienti della criminalità e ambienti del della Santa Sede, capisci che anche la politica, da quel punto di vista, può avere avuto un ruolo.

Io ho sempre detto che dietro la verità sulla scomparsa di Emanuela, c'è un forte richiamo tra Chiesa, Stato e criminalità, quindi la parte dello Stato, cioè la politica, in qualche modo c'è stata, diciamo così.

 

Gli universitari italiani sono costantemente costretti a soddisfare le aspettative sociali ndietro e fuori dal sistema, altrimenti sentono di non valere abbastanza. Queste terribili convinzioni portano ormai sempre più giovani universitari ad avere altissimi livelli di stress e ansia al punto che molti ragazzi decidono di togliersi la vita. Lo scorso 1 febbraio, infatti, abbiamo assistito ad un terribile episodio: una studentessa di soli 19 anni si è suicidata in un bagno della sua Università, la IULM di Milano. L'estremo atto compiuto dalla giovane è stato preceduto da un biglietto in cui la stessa dichiarava di aver fallito negli studi e che non riusciva a reggere più la pressione universitaria.

I suicidi degli studenti universitari purtroppo non sono solo quelli attenzionati dalla cronaca, molti cadono nel silenzio, come quello di Francesco Mancuso, un ragazzo di 22 anni che il 16 gennaio ha deciso di togliersi la vita. Francesco frequentava l’università di Economia a Palermo e di lì a poco avrebbe dovuto sostenere un esame che non riusciva a superare da tempo. Francesco, gli mancavano 5 esami e poi si sarebbe laureato, ma si sentiva in ritardo rispetto al livello richiesto per dal sistema universitario. L’ansia crescente, la sensazione di essere rimasto solo, il senso di sopraffazione rispetto ai tempi ormai stretti per riuscire a non essere inferiore agli altri. Questo è ciò che ha ucciso Francesco e tanti altri giovani come lui: il giudizio sociale e gli standard ideali da raggiungere in ambito universitario.

Per avere una visione più ravvicinata rispetto a tali vicende, il 6 febbraio abbiamo condotto un’indagine intervistando alcuni studenti dell’Università degli studi di Napoli Federico II e dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Innanzitutto, agli intervistati è stato chiesto se fossero a conoscenza della notizia del suicidio della ragazza della IULM avvenuto pochi giorni prima. Tutti hanno sentito la notizia e la maggior parte degli intervistati ritiene che la causa del suo gesto sia da ricercare nel malfunzionante sistema universitario del nostro paese. Molti non possono fare a meno di denunciare anche il mancato aiuto e sostegno che non è stato fornito alla giovane, come a tanti altri ragazzi, che hanno compiuto il suo stesso gesto. Chiaramente, da questa domanda, sono poi scaturite riflessioni molto più profonde che palesano  quanto ogni studente senta il peso di un sistema universitario che chiede sempre di ambire all'eccellenza, quell'eccellenza rappresentata dall'ottenimento del massimo dei voti ad ogni esame".

Molti si sentono sopraffatti dall’ansia a tal punto da aver perso l’interesse per il percorso di studi scelto. Alcuni soggetti intervistati, invece, ammettono di aver scelto di frequentare l’università solo per pressione sociale ma che non hanno mai realmente avuto una vocazione per lo studio.

Traendo un bilancio delle opinioni raccolte, sembra che il nostro sia un sistema capace di deteriorare la salute mentale di tanti ragazzi tramite una costante pressione sociale che impone un modello sempre più performativo. Siamo continuamente costretti a soddisfare delle aspettative, a raggiungere dei numeri e talvolta entriamo in competizione con gli altri, non sentendoci all’altezza.

L’università, oltre ad essere un luogo di formazione e preparazione al mondo del lavoro, dovrebbe essere un luogo di aggregazione, di crescita personale e di condivisione. Nessuno dovrebbe sentirsi solo tra le mura di un’università eppure succede costantemente. 

Perciò, abbiamo deciso di chiedere il parere di coloro che questo mondo lo vivono ogni giorno, sulla propria pelle, per ascoltare le loro voci e le loro esperienze  in modo da fungere da paradigma per tutti coloro che vivono questo disagio. Non un solo episodio, ma tanti, troppi episodi quotidiani, come quelli in precenza narrati,  impongono una riflessione sulla necessità di modificare la struttura del nostro sistema universitario, che arriva oggi ad interferire negativamente nelle vite dei giovani.


 

Il 27 gennaio in tutta Italia si celebra il giorno della memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto. Questa giornata è stata istituita al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte. Per ricordare coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e che rischiando la propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Venerdì 27 gennaio 2023, per il Giorno della Memoria, il Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica e il Seminario Permanente “Etica, bioetica, cittadinanza” del dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, promuovono un’iniziativa di commemorazione, studio e riflessione. Il convegno dedicato al tema “Arte e Shoah. Rappresentare l’indicibile”, si svolgerà presso l’aula magna della Società Nazionale Scienze, Lettere e Arti a Via Mezzocannone, 8 - Napoli e potrà essere seguito sia in presenza che online (https://tinyurl.com/GM2023).

Il Convegno è diviso in due sessioni: la sessione mattutina inizia alle ore 09.00 ed è intitolata «Arte e Shoah», presieduta da Francesco Lucrezi dell’Università degli Studi di Salerno; sarà aperta dai saluti dei Rettori degli Atenei convenzionati. Dopo l’introduzione intitolata “Arte e Shoah: possibilità o impossibilità?”, interverranno Enrica Lisciani Petrini con una relazione dal titolo “Musica e Shoah”, Chiara Ghidini e Gianluca Di Fratta con una relazione dal titolo “Una memoria differente: rappresentazioni della Shoah nei manga”. Nel corso della prima sessione le musiciste Angela Yael Amato e Natalya Apolenskaya eseguiranno melodie ebraiche tradizionali e brani tratti da opere di G. Perlmann, M. Ravel, J. Williams, G. Gershwin. La sessione pomeridiana, invece, è in programma alle ore 15:00 ed è dedicata al tema «Il silenzio della memoria, la voce dell’arte. La parola agli Internati Militari Italiani (IMI)» e sarà presieduta da Lorenzo Chieffi dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e Past Director del CIRB. Dopo l’introduzione intitolata «C’è chi dice no», interverranno lo storico Mario Avagliano con una relazione intitolata “I Militari Italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi”, Gloria Chianese con una relazione intitolata “La resistenza patriottica tra memoria e oblio” e Giuseppe Nicola Tota con una relazione intitolata “I militari italiani «giusti tra le nazioni»: Maurizio Lazzaro De Castiglioni”.

A Napoli, negli anni, è cresciuta l’attenzione nei confronti di questa importante ricorrenza, superando il puro valore istituzionale, diventando un momento di impegno sociale e civile. L’Università Federico II, per esempio, promuove la terza missione, in sinergia con la ricerca e la didattica, che si concretizza in un processo di scambio e collaborazione con le comunità e il territorio per creare empatia culturale su argomenti che ci toccano in profondità, proprio come quello della Shoah. Questo convegno è un’ottima occasione per avvicinare la popolazione, ma soprattutto i giovani, a temi spesso posti in secondo piano , ma che invece sono ancora di grande attualità. Riflettere sull’indelebile ricordo della crudeltà dell’uomo, delle atrocità della guerra e di tutto il dolore che ne è derivato, è indispensabile per evitare di compiere di nuovo gli stessi errori, ma soprattutto per comprendere in profondità la realtà odierna.

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