Le italiane e gli italiani si sono svegliati più tranquilli la mattina del 16 gennaio 2023 perché, grazie ad un'operazione condotta dalla magistratura - rappresentata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido - e dal ROS dei carabinieri, è stato arrestato a Palermo il superlatitante Matteo Messina Denaro.
Finito in manette alle 8.20 mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo, sotto il nome di Andrea Bonafede.
Esattamente dopo trent'anni ed un giorno dall’arresto del capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina, il 15 gennaio 1993.
Nei momenti successivi all'arresto del padrino di Castelvetrano sono nati diversi dibattiti e polemiche sui social. Sono apparse frasi del tipo "Lo hanno preso malato" oppure "Si è fatto prendere per farsi curare", che, però, non riguardano il punto nevralgico dell’accaduto: Matteo Messina Denaro, il presunto boss di Cosa Nostra, nonché "il superlatitante", è stato arrestato e si trova in carcere in regime di 41 bis presso nel carcere dell’Aquila. Infatti martedì 17 gennaio il Ministro della Giustizia Nordio ha firmato il decreto per il cd. carcere duro.
A Messina Denaro sono legati l'organizzazione e l'esecuzione dei più brutali omicidi di Cosa Nostra. Dopotutto stiamo parlando del braccio armato di Totò Riina.
Tante le sue vittime - chi uccise materialmente, chi su ordine ed altre in cui ha assunto il ruolo di partecipe negli omicidi. Il piccolo Giuseppe Di Matteo, dopo due anni di prigionia, fu strangolato e sciolto nell’acido come ritorsione nei confronti del padre Santino. Il collaboratore di giustizia Santino Di Matteo; Vincenzo Milazzo, capo della cosca di Alcamo di Cosa Nostra, eliminato perché non condivideva la strategia stragista e la gestione autocratica di Riina. Ancora, Antonella Bonomo, fidanzata di Vincenzo Milazzo, uccisa perché era incinta di tre mesi di Milazzo. Fu poi il momento delle stragi di Capaci e di via D’Amelio a Palermo, in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicilio, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Clausio Traina. A seguito di questi attentati, che portarono all’arresto di Riina, Messina Denaro fu un sostenitore della continuazione dalla strategia degli attentati, insieme agli altri capomafia Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.
In seguito, nell’estate del 1993 Messina Denaro fu il mandante delle stragi di via dei Georgofili a Firenze, dove furono uccise 5 persone e ferite altre 37, di via Palestro a Milano, con un bilancio di 5 vittime e 15 feriti, e davanti alle chiese San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma, dove restarono ferite 22 persone.
Ebbene, con l'arresto dell'ultimo grande latitante di Cosa Nostra, si può trovare risposta a molti grandi misteri legati alla lotta alla mafia degli anni '80 e '90 del Novecento, soprattutto riguardante il mistero della agenda rossa di Paolo Borsellino. Che cosa c’era, che importanza aveva, questi i dubbi che continuano ad persistere ancora oggi.
Allo stato attuale è prematuro sperare di avere delle risposte, ma soprattutto non possiamo sapere adesso se Messina Denaro parlerà, dopotutto non lo fecero Riina e Bernardo Provenzano.
Un altro quesito che in tanti cittadini italiani e non si pongono da anni ed oggi ancor di più riguarda l’esistenza o meno di una protezione politica garantita a Messina Denaro
Sappiamo, grazie ad un'intercettazione fatta al fratello dell'ex superlatitante, mentre era in riunione con alcuni suoi uomini, che Cosa Nostra appoggiò Forza Italia alle elezioni politiche del 2006. "Prodi, quel babbu, ci consuma" dirà il fratello di Messina Denaro. Infatti sostennero la candidatura di Antonio D'Alì, uomo - definito da Brusca in un'intercettazione in carcere - molto vicino all'ex latitante e che fu sottosegretario al Ministero dell'Interno durante il Governo Berlusconi dal 2001 al 2006.
Sono ancora tanti gli interrogativi sul ruolo di Matteo Messina Denaro e sul quando si conoscerà la verità. A noi non resta che aspettare, ancora.