Abolizione del numero chiuse nelle università: è davvero possibile?

Sabato, 24 Settembre 2022 00:00
  

La possibilità di abolire il numero chiuso nelle università italiane è un tema molto discusso. Il Presidente francese Emmanuel Macron, per esempio, ha deciso di inserire in tutte le facoltà francesi il test d’ammissione. In Italia questo è ancora argomento di discussione, considerata la difficoltà per entrare in molti corsi di laurea. In Italia, a livello nazionale esistono corsi di studio obbligatoriamente a numero programmato per i quali test di ammissione sono gestiti direttamente dal MIUR. Questi sono Medicina e chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria, Farmacia e CTF, Scienze della formazione primaria, Professioni sanitarie e Architettura. A livello locale, invece, ogni ateneo può autonomamente stabilire un limite di posti disponibili per corsi di studio, prevedendo le relative prove di ammissione.

 

È importante, inoltre, introdurre anche la differenza tra il test d’ingresso e quello di verifica delle competenze. Nel primo caso il test deciderà se è possibile accedere o meno ad una facoltà, nel secondo andrà a verificare solo se è presente qualche problema in alcune materie. In effetti, un test ben elaborato che verifichi le competenze dello studente intenzionato ad iniziare un percorso universitario, potrebbe essere molto utile perché non limita l’iscrizione ma potrebbe andare a colmare le lacune presenti nel percorso di studi. Nonostante ciò, secondo il ministro dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa non abbiamo le forze per riuscire a formare tutti dunque è necessaria una selezione.

 

Riguardo le prove d’ingresso per l’ammissione ai corsi di laurea sia studenti che istituzioni hanno diverse opinioni. I test d’ingresso previsti per le facoltà universitarie a numero chiuso mettono sicuramente a dura prova gli studenti che lottano per l’ammissione. Le università, d’altro canto, considerano queste prove dei mezzi necessari per selezionare un numero di studenti a cui sarà garantito un percorso di studi completo e ottimale. Nelle facoltà a numero aperto, di solito, il numero di iscritti è molto alto proprio per il libero accesso senza test vincolante. Nei grandi atenei, però, molto spesso questo causa una grande disorganizzazione e il tasso di abbandono è molto più alto rispetto alle facoltà a numero chiuso. Il test a numero programmato nella maggior parte dei casi, invece, aumenta la competitività e costringe molti ragazzi a ripiegare su qualcos’altro o ad andare via. Nonostante ciò il numero chiuso garantisce classi più piccole e una qualità migliore dell’insegnamento rispetto al numero aperto.

 

Sebbene si potrebbero trovare alternative al test obbligatorio per l’ammissione, In Italia in alcuni casi sembra essere necessario. Ci si è resi conto che l’università italiana, per garantire una formazione adeguata in alcuni insegnamenti, ha bisogno di avere numeri che siano compatibili con le potenzialità di strutture e Atenei. Questo significa che, per valutare la possibilità di aumentare il numero degli studenti che annualmente entra nelle università a numero chiuso, si dovrebbero modificare molti parametri. Bisognerebbe soprattutto fare un investimento in docenti e avere un finanziamento ministeriale. Sarebbe quindi necessaria l’assunzione di più insegnanti e la messa a disposizione di nuovi spazi in cui organizzare la didattica. Per rendere l’università accessibile a tutti, combattere la carenza di laureati (il nostro paese è penultimo in Europa per percentuale di laureati) e per rispettare il diritto allo studio, si potrebbe valutare l’abolizione dei test a numero programmato per accedere all’università ma solo se questa iniziativa sarà adeguatamente supportata.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultima modifica il Venerdì, 30 Settembre 2022 17:37
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