“Solo nell’oscurità puoi vedere le stelle” così diceva Martin Luter King, e a quanto pare proprio dallo studio delle regioni oscure del nostro satellite condannate al buio eterno, è emersa la possibilità che sia presente più acqua sulla luna di quanto si fosse ipotizzato. Il 26 ottobre alle ore 17:00 la NASA ha annunciato la presenza di molecole d’acqua sulla superficie lunare illuminata dal sole. Gli scienziati hanno chiarito che oltre 40.000 chilometri quadrati di superficie lunare intrappolano l’acqua sotto forma di ghiaccio, in piccole cavità ombreggiate dette trappole fredde. Questi angoli oscuri, inoltre, dovrebbero essere molto più numerosi di quanto ci mostravano i dati precedenti. Anche se l’acqua intercettata è sotto forma molecolare e dunque da ricavare dal suolo, gli studiosi sottolineano che, se l’ipotesi è veritiera, l'acqua sarà più accessibile per bere, come carburante per missili e per tutto ciò di cui la Nasa ha bisogno. Questa in ogni caso risulta essere un’ottima notizia anche in previsione della missione Artemis, che ha l’obiettivo di trasferire l’uomo sulla luna in colonie autonome. In realtà non si è ancora stabilito se sarà possibile utilizzare quest’acqua come risorsa, ma sarà obiettivo degli scienziati riuscire a comprendere se e come sarebbe possibile farlo.
Un gruppo di astronomi dell’università delle Hawaii a Mānoa e dell’università del Colorado a Boulder, hanno reso possibile questa fondamentale scoperta, grazie all’analisi dei dati di SOFIA, un osservatorio aereo con un telescopio infrarosso di 2,5 metri montato su un Boeing747. Anche se già in passato si erano svolte ricerche che ipotizzavano la possibile presenza di più acqua sul satellite, solo adesso, grazie all’impeccabile accuratezza di questa sonda, ne abbiamo avuta la certezza. Nello specifico, SOFIA ha individuato le molecole di H20 nel Cratere “Clavius”, il terzo cratere più grande presente sulla superficie della luna, che si trova nell’emisfero Sud del satellite. L’osservatorio aereo stima inoltre la presenza di 340 grammi d’acqua ogni metro cubo di suolo lunare, intrappolata in tantissimi ma minuscoli serbatoi.
L’affascinante scoperta richiede comunque verifiche certe che, secondo i ricercatori, richiedono un viaggio al cratere Shackleton vicino al polo sud della Luna. Questo enorme cratere raggiunge diversi chilometri di profondità e, a causa della posizione della Luna rispetto al Sole, gran parte della parte interna del cratere è perennemente oscurata. Questo fa sì che le temperature siano molto basse, tanto da accreditare la futura e ipotetica presenza di ghiaccio, che persisterebbe per milioni se non miliardi di anni. L’origine dell’acqua presente sulla Luna resta un mistero ancora analizzabile ma i dati forniti dal telescopio SOFIA rappresentano un ottimo punto di partenza per le ricerche e una visuale speranzosa per ulteriori scoperte future.
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