Thor, Loki, Odino. Molti li hanno conosciuti grazie alla Marvel, ma esistevano già da prima e non erano proprio li vediamo al cinema o nei fumetti, in cui infatti sono stati modificati – per non dire snaturati – per esigenze narrative, ecc. Questi personaggi fanno parte della mitologia norrena, patrimonio culturale e religioso dei popoli scandinavi prima della conversione al cristianesimo avvenuta nel Medioevo. Nonostante molta di questa cultura sia andata perduta a causa della trasmissione esclusivamente orale (fino al Medioevo), si tratta di storie e leggende davvero affascinanti e interessanti.
Era dunque logico che se ne traesse una serie tv! Ed ecco che ieri sono sbarcati su Netflix i sei episodi di Ragnarok. Il protagonista è il giovane Magne (David Stakston) che, trasferitosi nuovamente nella piccola città natale, Edda, scopre in sé dei profondi mutamenti e nella città un mondo insopportabilmente ingiusto e da cambiare. Ciò lo porta inevitabilmente a doversi rapportare gli Jutul, la famiglia più importante di Edda, rispettata e quasi idolatrata, ma con un terribile segreto.
Una menzione va fatta anche a Lauritz (Jonas Strand Gravli), fratello incredibilmente scaltro e un tantino irriverente del protagonista, che striscia ai margini di ogni episodio, ma che è impossibile non notare e non adorare.
La serie presenta molti punti di forza: una trama avvincente, con il giusto mix di introspezione psicologica e scene di azione; l’attenzione a temi ambientali (l’inquinamento) e sociali (l’enorme potere anche politico degli industriali); un cast quasi esclusivamente giovanile ma notevolmente talentuoso; ottima regia, bellissima colonna sonora e meravigliosa fotografia; infine i meravigliosi paesaggi norvegesi, che non necessitano di ulteriori commenti.
Merito della serie è anche e soprattutto quello di omaggiare la mitologia norrena, riuscendo a trasportarla ai giorni nostri, attualizzandola, ma rispettando la sua natura. Infatti [SPOILER ALERT] ben presto si comprende che Magne è come una versione adolescenziale e attuale di Thor: non è il dio del tuono, ma un suo corrispettivo moderno, una sorta di suo erede soprattutto morale e spirituale. Stessa cosa vale per Lauritz, simpaticissimo (per via dell’incredibile mimica facciale dell’interprete) discendente spirituale e (a)morale di Loki, il dio dell’inganno. Gli Jutul, invece, sono veramente i giganti con cui gli dei norreni si scontrano nel mito, giunti fino a noi in quanto estremamente longevi, se non immortali.
“Molti credono che Ragnarok sia stato la fine. Si sbagliano. È dove tutto ha inizio.”
Queste le parole conclusive dell’ultimo episodio. Ci aspettiamo assolutamente una seconda stagione!
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