Non è oro tutto ciò che luccica.
Siamo nella ricca ed avanzata Svezia, nel quartiere più in di Stoccolma, Djursholm. Nella scuola locale l’ultimo anno di alcuni studenti si trasforma in un incubo indimenticabile.
Tutto ha inizio con l’arresto di Maja, accusata di duplice omicidio ed istigazione all’omidicio.
Quicksand è una serie tv svedese tratta dall’omonimo romanzo di Malin Persson Giolito (edito in Italia da Salani Editore col titolo Sabbie mobili) e inserita nel catalogo Netflix il 5 aprile scorso.
Sei episodi altamente concentrati, dal ritmo in realtà serrato, nonostante la patina di “glaciale lentezza nordica” da cui è ricoperto.
Il tutto ruota intorno alla ricostruzione dei fatti, richiesta dal processo che muove il tutto. Passo dopo passo, lo spettatore, quasi investito della carica di detective, ripercorre gli eventi dell’ultimo anno di liceo di Maja & friends tramite dei flashback, il cui dosaggio è più che studiato per creare aspettative, suspense e colpi di scena.
Colpi di scena sì perché niente è come sembra, tutto è passibile di interpretazioni e reinterpretazioni in Quicksand, nella cui realtà l’apparenza è oltremodo ingannevole.
Una serie che si adatta benissimo ad una maratona, ma che soprattutto suscita nello spettatore tanti dubbi e quesiti, toccando essa temi molto forti: dalla fragilità degli adolescenti all’importanza della famiglia e dei genitori, dall’abuso di droga alla violenza sulle donne (e non solo).
Ciò che Quicksand intende fortemente trasmettere, a modesto parere di chi vi parla, è che bisogna stare attenti ai segnali di aiuto che ci inviano le persone che ci stanno attorno. Talvolta una tragedia può essere evitata.
Link alla foto: https://cinema.icrewplay.com/abbiamo-visto-per-voi-quicksand/