L' "essere UMANO"

Lunedì, 09 Gennaio 2017 12:52
  

Abituati come siamo in Italia a notizie sulla Malasanità, ai racconti sull’indifferenza dei medici, che vengono intercettati mentre ridono in una saletta in disparte di operazioni di altri colleghi andate male, a scandali di primari oncologici che deviano pazienti da strutture pubbliche presso le proprie cliniche private, a truffe solo per ladrocinare finanziamenti statali da parte di soggetti che il Giuramento d’ Ippocrate lo hanno formulato solo il giorno in cui sono diventati dottori e poi puff, sparito come quando il vento spazza via la polvere, viene quasi naturale guardare con un certo sospetto chi indossa un camice e ha in mano le sorti della tua salute. Esistono però delle (fortunatamente non tanto rare) eccezioni che veramente hanno a cuore la salute del paziente. Medici che oltre a esercitare "la professione" sanno dare il giusto peso e valore all’ Umanità.

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È il caso del dottor Marco Deplano, un giovane urologo di Carbonia, un ragazzo normalissimo, di quelli che non si montano la testa, (afferma di andare a lavoro in tuta e non indossare il camice, perchè lo ingrassa) ma che riversa la propria passione e la propria empatia nel suo lavoro e che ha fatto commuovere l’Italia, senza immaginare che un semplice "sfogo", un post su fb, diventasse virale con oltre 93.400  condivisioni. Questo ragazzo è riuscito ad accostarsi con semplicità e delicatezza ai sentimenti di una donna che da tempo aveva solo il desiderio di ricongiungersi all’amore più grande della sua vita.

 

Di seguito il post di Marco:

Oggi mi chiamano per una consulenza in un altro reparto. Una delle solite e molteplici consulenze della giornata… ordinaria amministrazione. Paziente con un tumore in fase ormai terminale con insufficienza renale da compressione degli ureteri. Arriva con il letto una paziente tra i 70 e gli 80 anni, bianca bianca, capello rosso carota con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile.

Buongiorno, Signora.

Buongiorno a lei, dottore.

Vedo la cartella, la visito e ripeto l’ecografia. 

Allora signora in questo momento i suoi reni hanno difficoltá a scaricare le urine per cui non potendo eliminare le urine per via naturale devo posizionare un tubicino, una specie di rubinetto che scavalca l’ostacolo cosi farà pipí da due tubicini nella schiena collegati a due sacchette…”.         

Scusi se la interrompo…avró un’altra sacchetta anche dietro?” (aveva la colostomia)

Sì signora…

Silenzio assordante di un minuto che sembrava interminabile. Sorridendo mi dice:

Scusi dottore, come si chiama?

Deplano.

No, il nome.

Marco.

Marco che bel nome…hai due minuti per me?

Certo signora ci mancherebbe…”                                                                                                                                                   

Lo sai che io sono già morta?

Scusi non la seguo… non è così immediato… 

Sì… sono morta 15 anni fa.

Silenzio.          

15 anni fa mio figlio a 33 anni e venuto a mancare…ha avuto un infarto. Io sono morta quel giorno lo sai?

Mi spiace signora…                                                                                                                                                                

Io dovevo morire con lui 15 anni fa, dovevo morire 10 anni fa quando mi hanno trovato la malattia e adesso io non devo più fingere per gli altri. I figli sono sistemati, i nipoti pure… io devo tornare da lui. Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette soffrendo e facendo penare i miei cari…io ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla…io sono stanca e mi affido alle mani di Dio. Dimmi la verità soffriró?                                                                                                                                              

No signora… lei può fare quello che vuole… ma mettendo due…

Marco ti ho detto no. La vita è mia e ho deciso cosi. Anzi fai una cosa sospendi la trasfusione che ho voglia di tornare a casa e mangiare un gelato con mio nipote.

Piano piano ogni parola mi ha spogliato come quando si tolgono i petali a una rosa. Ho scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia. Non c’erano più gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida… nulla tutto inutile. Nudo e disarmato dinanzi a un candore e una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito. Mi sono girato per scrivere la consulenza per evitare che mi vedesse gli occhi lucidi e l’infermiera si è allontanata commossa.                                                                                                                                             Non sono riuscito a controllarmi e chi mi conosce sa che non è da me… 

Marco ti sei emozionato?

Sì, signora, un pochino, mi scusi.                                                                                                                                                  

É bello invece, mi fai sentire importante. Senti fammi un altro favore. Se vengono i miei figli e ti prendono a urla chiamami che li rimprovero per bene. Tu scrivi che io sto bene cosí…Ok?

Sì, signora

Marco posso chiederti una cosa?

Sì, signora, dica.                                                                                                                                                                

Sei un ragazzo speciale io lo so e sei destinato a grandi cose. Me lo dai un bacio? Come quelli che i figli danno alle mamme.           Sì, signora.

Pregherò per te e per mio figlio. Spero di riverderti.

Anche io signora… grazie.

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In quel momento era la donna più bella del mondo, luminosa, decisa, mamma, nonna… in una parola amore puro. Forse é stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda. Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare e invece mi ha impartito la lezione di vita piu toccante della mia vita. La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo. Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno…il mio curriculum valeva meno di zero… Anni di studio, master, corsi… Il nulla. Parlavano le anime. Tutto é relativo e io sono piccolo piccolo davanti a tanta grandezza. Tutto quello che riguarda la vita, quando la si cerca, quando la si ha o la si perde fino a quando finisce va vissuto intimamente nella massima libertà e discrezione. L’unico momento che davvero unisce chi si vuol bene cancellando litigi e negatività. Sembra paradossale ma il dolore che è un aspetto dell’amore unisce a volte più dell’amore stesso. Io credo molto nell’accompagnamento in queste fasi: a volte una parola dolce ha più beneficio di molte medicine. Comunque vada buon viaggio...

           

 

 Alla fenomenalità mediatica, che ha raggiunto il suo post il dottore ha risposto così:

"Sono davvero meravigliato, lusingato, sorpreso ed emozionato nel vedere come un semplice post possa scatenare tutto questo putiferio mediatico. Ho soltanto riportato uno stralcio di quotidianità. Io non sono che uno dei tanti medici che lavora con passione ogni giorno, che ogni giorno sfida oggettive difficoltà che i non addetti ai lavori spesso scambiano per mancanza di professionalità. Le risorse economiche e di personale sono quelle che sono e spesso si fanno davvero salti mortali per poter offrire un'assistenza sicura ed efficace, specie per chi come me lavora in provincia. Ci sono i pro e i contro nel lavorare in un piccolo ospedale ma per quello che mi riguarda è come se si lavorasse come se fossimo una grande famiglia allargata: si ride e scherza, si litiga, ci scappa anche un vaffanculo ma alla fine tutti insieme a fine giornata ci si prende un caffè assieme. Poi ovviamente gli incapaci e gli idioti ci sono in ogni ambiente di lavoro ma riflettete sul fatto che quello che io ho condiviso è quello che per noi è davvero quotidiana amministrazione. I 3 minuti dedicati alla signora magari sommati agli altri dedicati ad altri pazienti con il loro bagaglio di dolore potrebbero provocare ritardi nelle visite ambulatoriali o le code in P.S. Non siete tutti uguali voi pazienti e ognuno ha bisogno del tempo necessario e soprattutto noi medici siamo uomini, con i nostri limiti, tempi e personalità ma soprattutto non siamo Dio. La vita quando deve finire finisce e noi affianco a voi siamo spettatori impotenti. E io prima di essere dr. Deplano sono Marco, pregi e difetti inclusi, ho un mio trascorso, ho il mio carattere (accio) anche se i casini personali li lascio fuori dalla porta dell'ospedale... sono sempre umano... e ho tanto da imparare. Ringrazio tutti per i messaggi di ammirazione, di richiesta di conforto... ma non merito tutto questo clamore e mi sento di condividerlo con chi come me tira avanti la baracca per ftarvi stare bene. E domani è un altro giorno... GRAZIE A TUTTI."

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