"Narcos - Seconda Stagione": i Narcos passano, la cocaina resta

Venerdì, 07 Ottobre 2016 00:00
  

Nonostante sia cresciuto nella Posillipo dei "chiattilli", a pochi metri dal sacro Totem di quella strana civiltà, Il Bar Cimmino, non sono mai stato uno di loro. Di questa cosa vado fierissimo! Tuttavia, per una serie di motivi, nemmeno posso considerarmi un Nerd DOC . Innanzitutto la tecnologia non mi vuole bene. In secondo luogo sono una frana epocale in qualsiasi videogioco necessiti l'uso dell'analogico destro. È da notare che rifuggo qualsiasi App che inizi con Clash o finisca in Ville. Non secondario il fatto che da sempre, il suono della parola "console" mi faccia pensare ad un insieme di campanelli dondolanti,appesi al collo di una mandria di mucche che pascolano nel verde.


E i manga non mi piacciono.


Nonostante tutta questa serie di blasfemie, ogni qualvolta accedo a Netflix vado di binge watching insano sotto le coperte di flanella. Non mangio, non bevo niente. Divento un procione grasso che muore di pigrizia nel letto. È in questi momenti che sento di avere una vena nerd non indifferente, una arteria direi. È più forte di me, non è colpa mia, ma della seconda stgionbe di Narcos. Dieci puntate consecutive fagocitate in meno di 12 ore. La seconda stagione è meravigliosa, adrenalinica e malinconica insieme. Il contesto, la trama e il ritmo narrativo è ben diverso rispetto a quelli della prima stagione. La prime 10 puntate si focalizzano sull'incredibile ascesa di Pablo Escobar, mitologico narcotrafficante capo del famigerato cartello di Medellin. La messa a fuoco è incentrata su questo personaggio la cui efferatezza e brutalità si accompagnavano ad una audace mentalità imprenditoriale, ed un ingegno logistico e tecnico formidabile.


Dalle ultime puntate della prima, e per tutta la seconda stagione, il focus è invece incentrato sugli sforzi di coloro che vogliono catturarlo e ucciderlo. Da un lato il Gruppo di Ricerca formato da CIA, DEA, e Esercito Colombiano con gli alfieri Murphy, Pena e Colonnello Carrillo coordinati dalle alte sfere americane e colombiane, fra cui il Presidente della Repubblica Gaviria, deciso a eliminare Escobar. Dall'altro lato il gruppo criminale dei Los Pepes, formato dalla regina del narcotraffico Judy Moncada, il rivale Cartello di Cali, e un gruppo di guerriglieri nazionalisti.


Obbiettivo comune, metodi diversi: il Gruppo di Ricerca segue le piste investigative, promette protezione e immunità in cambio di informazioni, è garantista e si attiene a generali principi di attendibilità delle fonti d'informazione. Certo, ci sarebbe il Colonnello Carrillo, un semi-dio mitologico, stella polare della lotta al cartello di Medellin. Nella sua visione del mondo, giustizia e legalità sono due cose distinte e separate. È facile teorizzare questa differenza ad un seminario sulla Filosofia del diritto, ma ci vuole fegato per applicarla ed esibirla nelle peggiori "carreteras" di Medellin. Proprio per questo è l' unico poliziotto di cui Pablo Escobar ha veramente paura. Los Pepes sono invece molto meno democratici e garantisti, la discrezione non è il loro forte e tendono all'esibizionismo. La tattica del sistemone è la loro preferita: Uccidono torturano e esibiscono come un macabro trofeo ogni sicario, amico, parente, dipendente, avvocato, giornalista che abbia avuto a che fare con Don Pablo, e per stare più sicuri , fanno fuori anche le loro famiglie. Non si sa mai. Ma se lo scopo giustifica i mezzi, non è che qualcuno potrebbe essere interessato ad un alleanza fra i due blocchi? Vai a sapere. In questo contesto tutt'altro che favorevole, Escobar si sforza di tenere insieme i pezzi e di mandare avanti gli affari, ma con un occhio rivolto alla sua famiglia, sempre più in pericolo.


Ancora una volta emerge il contrasto fra la brutalità del criminale e la dolcezza del padre e del marito. D'Altronde, per quanto distorti e paradossali, i valori della fede e della famiglia sono fortissimi negli ambienti criminali, è il principio di legalità e civiltà che, scusate il gioco di parole, latita. Questa serie mette a confronto due generazioni diverse della storia del Narcotraffico. Da un lato Escobar e il cartello di Medellin, strutturato come una piramide gerarchica e fossilizzata formata da contrabbandieri e banditi, tutti uniti sotto l'egida mistica del grande "Patron". Dall'altro il Cartello di Cali, dinamico e fluido, le cui alte sfere siedono incravattate fra i consigli d'amministrazione di banche o catene di supermarket. Per il cartello di Cali le parole "conti Offshore" o "fondo di investimento" non sono rebus babilonesi . Per me si,ad esempio. Tale scontro fra filosofie diverse aprirà le porte di una nuova stagione, la terza, che Netflix ha già ufficializzato attraverso un teaser pubblicato su YouTube. D'altronde i Narcos passano, la cocaina resta.


Al prossimo binge watching, amici Nerd!

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