Venerdì all'insegna della cultura e del cinema, presso il Metropolitan di Napoli! Siamo al quinto giorno del Napoli Film Festival 2016, SchermoNapoli Corti (sezione 5).
Il nostro pomeriggio si apre con la pellicola A.#Il Film# del regista Conte. Lo spettatore è inevitabilmente portato a chiedersi quale sia lo scopo ultimo della pellicola, ma dopo alcuni minuti di visione, appare chiaro che le immagini seguono una sequenza metaforica, piuttosto che tematica. Ciascun fotogramma è una piccola opera d'arte contemporanea e auspica la rottura degli schemi, il superamento delle barriere, la caduta di tutte le maschere imposte dalla società.
E proprio a proposito di società, al di là di ogni convenzione, Conte scherza su quanto questa lo annoi e afferma "Per vendicarmi, ho voluto annoiarla a mia volta con questo corto".
A seguire Bianca, di A. Di Ronza: protagonista del corto è un killer di mezza età, che ha trovato nuova ragione di vita nell'amore per la ballerina di un locale notturno poco raccomandabile. Un amore che travolge il nostro malavitoso, sconvolgendolo, non solo mentalmente, ma anche fisicamente, portandogli non poche noie intestinali. E l'essere così impreparato a un sentimento mai provato, nuovo, forte e impetuoso, indurranno l'innamorato alla distruzione, come un bambino inesperto che si ritrovi a maneggiare qualcosa di estremamente delicato, finendo per rovinarlo.
E tu perché non ridi? è il terzo cortometraggio proiettato nella sezione 5.
Pellicola del giovane regista Branda, racconta la storia di un ragazzo che, in principio, racconta la propria storia e di come egli non abbia mai sperimentato il vero sentimento dell'amicizia. Dopo aver trovato un diario su una panchina, però, riuscirà ad aprirsi e a confidarsi con il misterioso proprietario del quaderno, fino a scoprire l'identità dell'amico di penna, il quale diventerà migliore amico di vita.
L'incontro è un frizzante e coinvolgente cortometraggio del regista Cotugno. Come egli stesso afferma alla fine della proiezione, la sua pellicola è una sorta di analisi metafisica di tutte le altre vite che non viviamo. Il finale lascia una finestra aperta sulla domanda "Chi è l'altro (più bravo, capace, intelligente, talentuoso) me?"
Ancora di Cotugno è Non è volare, un'acuta analisi della vita di un malato di Parkinson, delicata e allo stesso tempo dissacrante. Come regista e sceneggiatore ricordano sul palco del festival, alla fine della proiezione, il malato non va lasciato da solo a se stesso. Perciò, in conclusione, un appello, anzi, un appiglio, un'ancora di salvezza che il protagonista troverà nel teatro (in particolare, in una scuola di teatro per malati di Parkinson), per riscoprire la propria umanità e la propria dignità.
Black Comedy è il cortometraggio di L. Pane e ha per protagonista un Fortunato Cerlino tutto nuovo. Un giornalista, giunto a teatro per intervistare un importante attore, si troverà coinvolto, suo malgrado (e a sua insaputa), nelle prove generali dello spettacolo da mettere in scena: è l'arte che, conforza, anzi, direi quasi con prepotenza, irrompe nella vita quotidiana e trasforma qualsiasi cosa, o chiunque, in una gloriosa opera. Divertente l'episodio raccontato da Pane alla fine della proiezione, per cui gli spettatori vengono a sapere che il suo primo contatto con l'attore Cerlino è avvenuto su Facebook. Un insolito inizio per un ottimo risultato.
Dei registi Mastromauro e Porzio è Valzer, un film ambientato nell'immaginario 2038, futuro in cui, tuttavia, non sono ancora caduti tutti i taboo e, come oggi, si fa fatica ad accettare i concetti di omosessualità e fecondazione assistita. Nonostante tutto, i protagonisti del corto sfidano i preconcetti della società e raccontano una normalità a cui nessuno fa più caso e che si trasforma, così, in fantascienza. Il titolo "Valzer" richiama l'idea del cerchio, dell'abbraccio della vita in cui più destini si incrociano e possono generare felicità.
Legato a doppio nodo a un certo sentire tutto napoletano, a un sentimento dell'aldilà a metà tra il mistico e lo scaramantico, è Stanza 52, di Braucci, un corto ambientato in un hotel con vista sul Vesuvio, in cui una delle cameriere dialoga con i fantasmi che infestano la stanza 52, appunto, per avere notizie del proprio marito scomparso da poco. Fanno vibrare le corde del cuore dello spettatore i temi della comprensione e del perdono.
Come ci spiega il regista stesso, si tratta di una cartolina donata al pubblico: non a caso, l'albergo in cui è ambientata la pellicola esiste davvero ed è San Francesco al Monte. Il titolo del film è tratto dalla stanza che la troupe ha trovato disponibile per le riprese.
Conclude il nostro pomeriggio al festival Misteriosofica fine di una discesa agli inferi, del regista Bucci. SI tratta di un corto costruito su due momenti di uno spettacolo teatrale e racconta una Napoli post terremoto, fra i cui vicoli, alla luce fioca della luna, si intrecciano i destini di anime relegate ai margini. La pellicola si snoda attraverso un percorso umano, o meglio, attraverso l'umanità del personaggio. È una poetica melodia, che intesse le note dell'amore, unendole a quelle dell'omosessualità (e della transessualità), dell'emarginazione e del dolore, attraverso le ciglia finte del protagonista. Magnifico.