Napoli Film Festival: Schermo Napoli Corti Sezione 4

Domenica, 02 Ottobre 2016 20:16
  

Il giovedì del Napoli Film Festival è all’insegna della comunicazione sociale.

 

Al Metropolitan, SchermoNapoli Corti (sezione 4) ha inizio con The great mother Dreaming. Dei registi Cola e Conte. Una pellicoloa all’insegna del colore, del movimento, con immagini simbolo, collegate fra loro, non tanto da una trama, ma da un messaggio che investe lo spettatore come urlato forte e chiaro. Il corto è stato realizzato in occasione di un bando di concorso riguardante l’energia e il legame con la terra e i due giovani filmaker hanno deciso di trattare il tema dei terremoti, non tanto nelle sue manifestazioni, ma nella sua essenza, come metafora di vita, di distruzione e rinascita, di riscoperta delle proprie radici e dell’importanza dell’amore per la propria terra.

 

Si prosegue con Quiet Generation, di A. Campanile. Un cortometraggio dalle tinte fosche, in cui si racconta il malessere di una generazione intrappolata nella prigione della criminalità organizzata. Un tumore antico quanto tossico, che avvelena le vite dei più giovani e le porta alla distruzione.

 

Terzo cortometraggio in ordine di proiezione è Gloves, del giovanissimo Saverio Manes, con la collaborazione di P.Giordano. La pellicola narra la verità dietro l’apparenza, La delizatezza dietro la violenza, i sentimenti dietro l’impeto e il talento dietro la semplicità. Le immagini, quasi del tutto prive di dialogo, sono metafora e poesia e si affidano al completo coinvolgimento dello spettatore. Splendida la melodia del compositore Mazzaffa, suonata negli ultimi fotogrammi dal pugile protagonista del corto. Dopo la proiezione, Manes esprime la sua riconoscenza e il profondo legame con la scuola cinematografica Pigrecoemme.

 

Zeta. La diversità di essere speciali è un film allegro, divertente, veloce nelle sequenze e nei dialoghi, colorato e stravagante che, tuttavia, racconta il disagio della diversità. I giovanissimi registi Lorito e Varano immaginano un mondo al contrario, il paradosso della normalità trasformata in eccezione, dell’accettazione trasformata in emarginazione, dell’integrazione trasformata in esclusione. Come ci sentiremmo se la quotidianità cui siamo abituati fosse del tutto sconvolta e gli schemi della società in cui viaviamo capovolti? Se tutto ciò che oggi additiamo come “anormale” fosse, invece, accettato e approvato dall’opinione pubblica? Bravissima la (ancora una volta) giovanissima narratrice della pellicola, che, nonostantek l’età, risulta disinvolta e a proprio agio davanti l’obiettivo.

 

Il quinto corto, dal titolo Natalie, ha le sfumature calde e accattivanti di una moderna rivisitazione de Il favoloso mondo di Amelie. L’immaginazione, i sentimenti e la percezione dei personaggi si mescolano agli aspetti reamli della quotidianità. La voce narrante guida con dolcezza lo spettatore alla scoperta di un immenso universo, vale a dire le piccole manie e ossessioni che costellano la vita di Natalie, nella successione di eventi che scandisce le sue giornate con estrema precisione. Ma cosa succederebbe se la nostra protagonista accettasse di sconvolgere gli schemi e di lasciarsi andare all’imprevedibilità della vita? Il regista Greco ci permette di immaginare che cosa significhi superare i propri limiti e godere dei piccoli piaceri e della bellezza che ci circonda.

 

L’ultima orazione di Baldassini è un corto sottile, pungente, che racconta con irriverente ironia i vincoli delle apparenze e le maschere che la società impone, dalla nascita di un individuo fino alla sua morte. Così, un gruppo di scapestrati professionisti del “funerale”, crea un vasto repertorio di discorsi da “interpretare” in una grottesca e macabra commedia. Ingaggiati, di volta in volta, da familiari affranti, attraverso ricordi di fatti mai avvenuti, i nostri protagonisti inventano di sana pianta vite parallele volte a dar nuovo lustro alla figura di ciascun defunto.

 

Completamente diverso è il corto Mare d’argento di C. Solito. Tema centrale dell’opera è il legame che unisce alla propria terra e la riscoperta delle proprie radici. In particolare, il regista ci racconta un Salento magico, visto con gli occhi del piccolo “Alicetta”, alla scoperta di un mondo incantato, fatto di tradizione, storia e un pizzico di magia. Una distesa di antichissimi ulivi costituirà un “mare d’argento” nel quale il giovane protagonista imparerà a nuotare per affrontare la vita con la forza e la consapevolezza delle sue origini.

 

Family è il cortometraggio per eccellenza: breve nella rapida sequenza di immagini, ma capace di colpire diritto al cuore dello spettatore. Ancora una volta, è il racconto dell’apparenza che inganna e del pregiudizio dettato dalla paura dell’ignoto, dell’inusuale, del diverso. Commuove la storia di un bambino che non fa altro che sognare di avere accanto a sé una mamma e un papà che lo amino e lo proteggano dalla crudeltà del mondo. Assente il regista Florio e con rammarico della platea, stretta nell’abbraccio di una pellicola dolorosa quanto vera e tenera allo stesso tempo.

 

Ultimo corto in ordine di proiezione è Le stravaganze del conte, dei registi Lanzetta 3e Velonà. Un viaggio attraverso la storia campana, un percorso sulle orme della lotta degli ideali e di coloro che la combatterono (e la combattono). Un passato da rivivere per svelare le contraddizioni del presente. La storia del grande compositore Cimarosa rende lo spettatore partecipe di una condanna ingiusta, di un esilio immeritato e di una morte sospetta. Un personaggio tanto illustre quanto saggio, un genio che sacrificò se stesso per donare al popolo campano una libertà che non andrebbe mai sprecata nell’apatia e nel compromesso.

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