Elezioni: parliamo dei seggi ospedalieri

Giovedì, 09 Giugno 2016 09:00
  

Ebbene sì, parliamo di elezioni. Ancora e come se non si fosse blaterato abbastanza. Ma mettiamo per un attimo la politica fra parentesi e solleviamo il sipario per sbirciare dietro le quinte. Cosa succede nei seggi durante e subito dopo le votazioni? In questo articolo, vorrei proporre una piccola riflessione sui seggi ospedalieri. Per chi non lo sapesse, ci sono dei seggi destinati alle strutture ospedaliere, il cui scopo è tutelare il diritto al voto dei degenti. Ai seggi ospedalieri possono essere associati dei seggi speciali, i cui responsabili hanno il compito di raccogliere i voti dei pazienti allettati e che si trovino nell'impossibilità di raggiungere autonomamente il seggio stesso.
Benissimo.
Ma come funzionano esattamente questi seggi?
Naturalmente, i pazienti devono fare richiesta di poter votare presso il seggio ospedaliero della struttura in cui sono ricoverati o per poter usufruire del seggio speciale, in modo che la loro richiesta venga comunicata al comune e il loro nome depennato occasionalmente dall'elenco del loro seggio di appartenenza.
Questa procedura si compone di varie fasi: 1. Il paziente compila un modulo disponibile presso il reparto in cui è ricoverato; 2. Il paziente consegna la richiesta al caposala responsabile della procedura in occasione delle elezioni; 3. Il caposala trasmette la richiesta via fax alla direzione sanitaria dell'ospedale; 4. la direzione sanitaria trasmette via fax la richiesta al comune; 5. Il comune accerta che il paziente possa votare e si assicura che il suo nome sia cancellato dall'elenco del seggio di appartenenza; 6. Il comune invia il permesso via fax alla direzione sanitaria dell'ospedale dove è ricoverato il richiedente; 7. La direzione sanitaria fa pervenire l'elenco dei pazienti autorizzati a votare ai responsabili del seggio ospedaliero.
Sì, si tratta di una considerevole trafila, ma tutto sommato necessaria.
Se funzionasse.
Abbiamo avuto la possibilità di assistere in prima persona al lavoro dei seggi ospedalieri del Secondo Policlinico di Napoli.
Innanzitutto, il sabato e la domenica sono giorni di riposo per la maggior parte dei capisala dei reparti. O almeno, questo accade al Policlinico. Ma se i capisala sono responsabili delle procedure burocratiche per le votazioni, perché non viene garantita la loro presenza IN OCCASIONE DELLE VOTAZIONI? Soprattutto se i pazienti hanno la possibilità di fare richiesta di votare fino alle 22.59 (in questo caso, i seggi dovevano essere chiusi entro le 23.00. Naturalmente, nessuno sarebbe riuscito ad avere un permesso tempestivo facendo richiesta alle 22.59, ma tutti ne avevano diritto fino all'ultimo secondo).
Tuttavia, facendo un passo indietro, neppure nei giorni precedenti al fine settimana erano state fornite tutte le informazioni necessarie: in qualche reparto era girata una circolare che avvertiva i pazienti dell'istituzione del seggio ospedaliero, ma nulla di più. In altri reparti neanche la circolare. Qualche paziente ci ha poi raccontato di aver chiesto informazioni a medici e infermieri, ma senza risultati, perché molti di questi non ne sapevano nulla.
Morale della favola, molti pazienti, malati, stanchi, deboli, provati, affaticati, ma comunque desiderosi di esprimere il loro voto, si sono presentati alle urne provvisti solo di tessera elettorale, ma senza il permesso del comune, requisito indispensabile per poter accedere al seggio ospedaliero.
Potete immaginare cosa significhi mandare via un malato, che con fatica abbia raggiunto il buio sottoscala dove è stato allestito il seggio?
Noi sì, perché abbiamo visto la delusione e lo smarrimento, a volte anche la mortificazione e l'imbarazzo per non aver capito cosa andava fatto. Ma, in realtà, c'era ben poco da capire, dal momento che le informazioni erano state assai scarse o inesistenti e, in alcuni casi, i reparti erano persino sprovvisti dei moduli da compilare.
Abbiamo visto i ragazzi dei seggi adoperarsi in ogni modo, chiamare e richiamare la direzione sanitaria e il comune, chiedere e richiedere quei benedetti moduli, gli elenchi dei pazienti ammessi al voto, spiegare e rispiegare ai pazienti come fare la domanda. Ma era compito loro? E soprattutto bisognava aspettare il giorno delle elezioni per tentare di dare qualche indicazione agli ammalati?
Certo, nel complesso c'era molto da fare: tanti candidati, tante liste elettorali, un'esplosiva combinazione di elezioni comunali e municipali che ha mandato in crisi anche i presidenti di seggio più esperti. Eppure, presso questi nostri seggi ospedalieri si è faticato a raggiungere i venti voti, in una struttura che si estende su una superficie di 400.000 m², con 21 edifici a destinazione assistenziale e un totale di circa 1200 posti letto. Inoltre, il totale di impiegati, tra medici, infermieri, tecnici, ausiliari e amministrativi è di circa 3400 unità. Com'è possibile?
Purtroppo non abbiamo risposte, possiamo solo raccontare la storia di pazienti messi alla prova ogni giorno dalla vita e, in questo caso, anche dalle amministrative. Come biasimarli quando le parole di rincorrono e compongono sempre le stesse frasi? In questo paese non funziona mai niente, non si riesce neppure a votare, non si fa mai niente come si deve, nessuno sa niente, eccetera eccetera.
Fra pochi giorni ci sarà il ballottaggio e noi ci auguriamo di poter scrivere qualcosa di diverso.

Ultima modifica il Giovedì, 09 Giugno 2016 08:16
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