Banksy: un graffitaro a Roma

Sabato, 07 Maggio 2016 00:00
  

E’ di poche ore la notizia secondo la quale Banksy il celebre street artist senza volto,  noto ai 4 angoli del globo, terrà a Roma la sua Exhibition Art  piu’ grande mai vista.  “War, Capitalism & Liberty“ questo il titolo della mostra che con 150 opere, provenienti da collezioni private, vedrà la sua inaugurazione in via del Corso,  il 24 maggio fino al 4 settembre, presso  il Palazzo Cipolla sede di  Museo Fondazione Roma.I curatori della mostra sono Stefano Antonelli e Francesca Mezzano,  ovvero i creatori di 999Contemporary, e Acoris Andipa, presso la  Andipa Gallery di Londra, o piu’ semplicemente la galleria di riferimento di Banksy.

 

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Si respira quindi aria di novità al Museo Fondazione Roma,  perchè Banksy rappresenta una breccia nel muro del conformismo, infatti  “War, Capitalism & Liberty“ ha l’onere e l’onore di essere la primissima mostra dedicata alla categoria della Street Art. Un processo inevitabile forse dato che Fondazione Roma è il maggior finanziatore di Big City Life, ovvero un progetto artistico in quel di Tor Marancia, curato proprio da 999Contemporary, che ha portato alla realizzazione di opere di arte pubblica sulla scia del Quadraro Social Street o di Sanba.

Come dicevamo prima, sono oltre 150 le opere esposte nessuna della quali, ci tengono a precisare i  responsabili della mostra, è stata strappata da alcun muro; suddivise in tre macroaree tematiche, appunto, la Guerra, il Capitalismo e la Libertà, sarà presente anche un’ area dedicata  ai più piccoli e le scuole e uno spazio rivolto interamente ad un pubblico adulto.

 

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La tipologia di linguaggio visivo e informativo di Banksy, è del tutto particolare infatti il tema centrale della mostra , sarà appunto  focalizzare le dinamiche e i meccanismi  di comunicazione che rendono unico nel suo genere l’artista. Riveste pochissima importanza quindi chi sia Banksy in realtà, poichè questo ragazzo(?), che come unica via di mettersi in contatto col mondo usa la mail, pur portando avanti un percorso artistico illegale, riesce comunque a vendere le sue opere a prezzi stratosferici ( i prezzi si aggirano all’incirca sui 500.000 Euro) e a rivendicare, tramite una sorta di certificato di garanzia, attraverso l’utilizzo di un sito chiamato “Pest Control”,  le proprie opere distinguendole così dalle migliaia di fake che circolano sotto il suo nome,

 

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Il linguaggio di Banksy è rivolto all’anima della gente, a quella parte viscerale nascosta in ognuno di noi che attraverso le opere mette il focus sugli aspetti principali della società contemporanea. Affronta temi come la guerra in Siria, o le tragedie che ruotano attorno ai migranti, per i quali il suo Murales ispirato a Les Misèrables, gli ha valso il (triste) primato di diventare Simbolo dei viaggi della speranza.

 

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A Dismaland, il suo paranoico e allucinatorio, parco divertimenti aperto per soli 30 giorni, a Somerset, Banksy si è presentato, in incognito ovviamente, e ha lasciato un segno tangibile ed inequivocabile della propria presenza,...viene da pensare che la stessa cosa possa succedere anche nella Capitale, perchè bisogna tener conto chel’artista  è si, qualcosa di sfuggente, indefinito, etereo, ma per quanto  elusivo possa essere è anche una persona in carne ed ossa,  e chissà che non ci farà qualche sorpresa.

 

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Anche perchè diciamocelo, che Banksy sia Rob Gunningham, come ha cercato di farci credere  il Mail on Sunday 8 anni fa e  la Queen Mary Institute il mese scorso, attuando un sistema di geolocalizzazione( o come la chiamano loro Geographic Profiling), utilizzato in genere in campo criminiologico, a noi non interessa  Banksy è Banksy, con tutte le sue contraddizioni e forse romanticamente ci  piace pensare a lui come un eroe invisibile, il quale superpotere sta semplicemente  passare per la pancia delle persone per aprire loro gli occhi e la mente.

 

 

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