Se scrivo la parola “Scampia”, cosa vi viene in mente?
Gomorra? Camorra? Droga? Delinquenza? Sì, ma Scampia, quartiere di Napoli Nord, non è solo questo.
Scampia è anche un luogo dove ci sono uomini e donne capaci di distinguere cosa sia giusto da ciò che è sbagliato e di scegliere di conseguenza.
Un esempio? Gianni Maddaloni, judoka olimpionico, che ha scelto di rimanere a Scampia, rinunciando anche a offerte economiche vantaggiose, pur di costruire un avamposto di legalità e sport tra la sua gente. Nel 2004, con il coraggio e la follia tipica dei veri uomini, ha messo su una palestra di judo a cui chiunque può iscriversi, a patto che rispetti le dieci regole di Maddaloni.
Un novello Don Chisciotte, penserete, e forse non siete tanto lontani dalla verità eppure, prima, Luigi Garlando ne ha scritto un bel libro, poi, Beppe Fiorello e la Rai hanno realizzato il coinvolgente film Tv “L’Oro di Scampia” e, un anno fa, l’attrice ed ex avvocato Eleonora Frida Mino, paladina della legalità e sostenitrice di come l’arte debba essere al suo servizio, ha deciso di raccontare questa toccante storia ia teatro.
Una scelta coraggiosa e impegnativa per l’attrice piemontese: presentare martedì 29 marzo il suo monologo al teatro Diana di Napoli.
Come può una donna del Nord raccontare l’anima e il cuore di un napoletano e di un ragazzo di Scampia?
Ebbene, Eleonora ha dimostrato, insieme agli altri autori, significative doti creative ribaltando il testo di Garlando, raccontando la storia di Filippo, ragazzo diviso tra il desiderio di cambiare il suo destino e l’istinto di emulare il fratello delinquente attraverso gli occhi e le parole della coprotagonista della storia, Ginevra.
È Ginevra/Eleonora la narratrice di questa storia allo spettatore, è lei a mostrare il conflitto esistenziale ed etico che il giovane Filippo è chiamato a combattere e vincere.
Filippo è un ragazzo dotato di un talento naturale per il pianoforte e che, nello stesso tempo, trascorre le sue giornate a fare “la vedetta” contro gli sbirri.
Una scelta d’amore e di vita che, almeno una volta, è capitata a chiunque di dover compiere, riflettendo sull'idea che il destino decida per noi o se, piuttosto, siamo noi gli unici artefici delle nostre fortune.
Eleonora emoziona, coinvolge e fa meditare con i suoi paragoni tra il judo e la vita reale.
Filippo trova nel Maestro il suo mentore e l’opportunità di cambiare vita perché, diventando judoka, entra a far parte di una grande famiglia.
Uno spettacolo valido, pur avendo ancora bisogno di un piccolo rodaggio dal punto di vista della messa in scena e del ritmo, presentando alcuni momenti non sempre efficaci.
Eleonora si è dimostrata un’artista esperta e grintosa, dando al suo personaggio cuore, personalità e carisma e riuscendo a tenere alta e viva l’attenzione del pubblico.
La regia è semplice, pulita e solida, costruendo un impianto narrativo lineare e snello.
Lo sport è il braccio armato della legalità, oltre che lo stimolo necessario per sradicare dall’opinione pubblica l’idea sbagliata su Scampia e i suoi abitanti, con quest’auspicio e appello hanno concluso la serata lo stesso Maddaloni e l’ex procuratore di Napoli Lepore, alla fine di un interessante dibattito.
“Il Maestro” è uno spettacolo teatrale di e con Eleonora Frida Mino, tratto dal romanzo “O’Maè storia di judo e camorra" di Luigi Garlando, drammaturgia: Eleonora Frida Mino, Adriana Zamboni, Lucio Diana, collaborazione alla messa in scena: Roberta Triggiani. Composizione Musica Finale. Fabio Raimondo.