"Narcos": la migliore droga del pusher Netflix

Lunedì, 04 Aprile 2016 00:00
  

Alle 7.00 di una mattinata fredda e piovosa di metà febbraio stavo andando alla ricerca di un buon motivo per alzarmi dal letto e andare all'Università, quando fra le notifiche di WhatsApp ne trovo uno ottimo per rimanere a ronfare al calduccio: due professori hanno disertato le lezioni del giorno.


Mattina fredda + docenti assenti.


Una combo così non la vedevo dai tempi di Tekken 4! Dopo un surplus di meritato riposo decido che Netflix is the way. Premetto che non sono un patito di serie TV in generale ma sono appassionatissimo del tema crimine organizzato e questo mi ha portato a seguire in maniera quasi ossessiva sia Romanzo Criminale (entrambe le stagioni) che Gomorra - La Serie. Alla luce di ciò non potevo che scegliere di godermi Narcos, una serie prodotta per Netflix del cui palinsesto ne è la punta di diamante insieme al più nerd Daredevil. Infatti questa pellicola di 10 ore, egregiamente scritta e diretta dal brasiliano José Padilha, racconta la storia di Pablo Escobar, il più famoso narcotrafficante di sempre. Più precisamente vengono descritte le dinamiche attraverso le quali Don Pablo riuscirà a costruire un impero della droga che lo porterà ad essere più ricco della General Motors e della Coca-Cola. Nella Colombia senza regole degli anni '80, Pablo ne conosce una sola:"Plata o Plomo" che in pratica significa:«O ti lasci corrompere con i soldi che ti dò e chiudi due occhi riguardo la natura dei miei affari oppure ucciderò te e la tua famiglia».


La democrazia prima di tutto. Non importa che tu sia un primo ministro o una corte costituzionale. In questo contesto Pablo assumerà un potere tale da condizionare qualsiasi decisione politica. L'arrivo di un primo ministro integerrimo che con coraggio ostacolerà Escobar aprirà le porte alla guerra civile in Colombia e al Narco-Terrorismo più sanguinario e brutale. In contrapposizione a tutto ciò la sceneggiatura traccia una dimensione molto umana di questo Re della Droga che si esprime nella sfera familiare come padre e marito premuroso. Tale ambivalenza è stata perfettamente interpretata da Wagner Moura, un attore brasiliano davvero bravissimo. Le vicende del Narcotrafficante colombiano si intrecciano con quelle degli agenti della DEA Murphy e Pena i quali giungono in Colombia per contrastare il cartello di Medellín insieme ad Horatio Carrillo, un incorruttibile Rambo dell'esercito colombiano.


Questa serie di 10 puntate e accompagnata nello svolgimento da una voce narrante che è quella dell'agente Murphy. Questa tecnica si rivela azzeccatissima ai fini della scorrevolezza dell'intreccio ed è anche una trovata furba: infatti lo sceneggiatore critica attraverso la narrazione dell'agente americano della DEA la negligenza del governo USA verso la minaccia dei Narcos, critiche che così sembrano frutto di opinioni soggettive di un personaggio della serie e non orientamento della serie stessa. Excursus storici e filmati reali ornano le scene e per le conversazioni dei Narcos viene scelto lo spagnolo, relegandomi ad una lettura frenetica dei sottotitoli. Questo mix di ingredienti noir, biografici, storici e polizieschi , uniti al micidiale formato dei 10 secondi alla puntata successiva mi hanno portato al più nevrotico e affamato dei Binge Watching. Mi sono azzeccato talmente tanto che quando la mia fidanzata mi ha telefonato, sono partito col narco-spagnolo e al suo «Come stai?» Ho ribattuto con un severo ma giusto:«Yaora vamonos a costruir el nuestro castillo porque Todos Los Americanos son hijos de puta!»

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