Da quando esistono i social network è possibile osservare e conoscere maggiormente le persone, capirle, aiutarle ma soprattutto comprenderle. Facebook ne è un esempio, il più variegato fra gli attuali social in uso! Esso permette la stesura degli "stati", dei messaggi che un utente scrive sulla propria bacheca, condividendo pensieri, impressioni, spostamenti, abitudini alimentari o abitudini igieniche, qualunque cosa.
Gli stati più gettonati sono sicuramente le frecciatine o le riflessioni pseudo-intellettuali sul mondo, sul proprio essere e su cosa si pensa di sé stessi. A tutti sarà capitato di leggere autocommiserazioni pari, per contenuto e lunghezza, a quelle delle protagoniste dei romanzi Harmony che leggevano gli attuali 80enni, i cosiddetti "libri da signorina". Ho parlato di protagoniste perché, sì, la stragrande maggioranza degli utenti che effettua questo tipo di riflessioni è di sesso femminile.
"Quando Dio distribuiva la bellezza io ero in fila per altro..."
"Piango sempre guardandomi allo specchio..."
"I miei amici escono ed io non ci riesco, ho paura di essere presa in giro per quanto sono brutta."
"Guardo le altre ragazze e mi domando perché proprio io debba esser così."
"Autostima zero!"
Generalmente questa frase è posta sopra la foto di un'attrice, modella o chissà cos'altro molto somigliante all'utente preso in esame.
Stati del genere lasciano un po' di amaro in bocca, ci si mette a riflettere su quanto possano essere complessate delle ragazze, magari nemmeno così brutte come credono di essere, magari davvero molto carine. Prendiamo l'esempio di Sempronia, lo stereotipo di ragazza che si guarda allo specchio, pensa sciocchezze sul proprio essere e vive in base a queste stupide concezioni create dal suo peggior nemico, lei stessa. Questo sembra proprio l'incipit di una storia molto triste...
Però, nemmeno tanto tempo dopo il suo exploit su quanto sia depressa e affranta, il suo profilo viene smorzato da una serie di post contenenti una mole di foto da poter fare invidia a Naomi Campbell e Cara Delevingne messe insieme, il tutto correlato da commenti come "Orribile" o ancora "Orribile, ma la tengo per far felice Calpurnio" (perché a lui interessa molto se lei carica una foto o la lascia ammuffire nel suo hard disk). A questo proposito si potrebbe parlare anche di quelle che aggiungono foto di screen di amici che fanno loro dei complimenti, scrivendo come didascalia hashtag melensi sulla dolcezza del loro amico (ovviamente sempre maschio, perché i complimenti fatti da una ragazza non sono abbastanza importanti) e su quanto siano felici di avere qualcuno le supporta nei momenti di ansia. (hashtag true friendship, hashtag lucky girl <3).
Finalmente un colpo di scena, la sua tristezza è ormai storia vecchia, ha amici e può accettare la sua persona senza vomitare allo specchio anche l'anima. Che bella storia... se solo fosse vera.
Il giorno dopo torna con i suoi stati deprimenti e il giorno dopo ancora con miliardi di foto, in cui spesso si mostra nella maniera più seducente che conosce: non nuda, ma quasi. Sempronia non rappresenta lo stereotipo di ragazza con complessi in testa, o "orchestre", come diceva Troisi a Robertino, Sempronia rappresenta l'ipocrisia e la brama di likes.
Nessuna ragazza scriverebbe mai "so figa, so bella, posso fare la fotomodella" come didascalia di un proprio photoshoot, per citare uno dei massimi motti dell'internet. Nessuna ragazza scriverebbe mai esaltando sé stessa e parti del proprio corpo. Nessuna lo farebbe perché in questo modo i likes che tanto brama non arriverebbero. Descriversi come fragile, convinta di valere meno di zero e soprattutto di ritenersi brutta spinge molta più gente a cliccare su "mi piace", chi per gentilezza, chi perché, effettivamente, considera Sempronia una gran bella ragazza, chi per sport.
Mentire su Facebook è facile, basta scrivere quattro paroline strappalacrime ed il gioco è fatto, nessuno verrà mai a sapere quanto ci si creda superiori al mondo e pieni di sé perché si indossa una maschera, la più facile da portare e la più facile da creare.
Ragazzine deboli, ragazzine depresse, ragazzine seviziate... se ne inventano tante di storie su internet, la più gettonata è quella di Sempronia, ma non c'è da stupirsi sulle altre, su Ask.fm si trovano aneddoti di torture e stupri come all'All you can eat si trova l'amicone che fa assaggiare il wasabi ad un neo cliente del ristorante, convincendolo che «tanto non è piccante, tranquillo».
Il fatto peggiore è sapere che esistono davvero persone con "le orchestre" nella testa, persone che ci soffrono e che non lo vengono a raccontare su Facebook, persone che nel peggiore dei casi si chiudono in casa e vivono di serie tv, libri e storie vissute da qualcun altro.
Nuovo aggiornamento di Facebook: Ipocrisia 1.0.