“Vent’anni dopo Tangentopoli, il cancro d’Italia è sempre più esteso. Dobbiamo rassegnarci a essere un paese corrotto? O possiamo ripartire con nuove regole che restituiscano dignità ed efficienza?”.
Raffaele Cantone, magistrato, presidente dell’ANA (Autorità Nazionale Anticorruzione) e pilastro della lotta alla camorra qui in Campania, insieme alla magnifica collaborazione di Gianluca di Feo, nota firma del giornalismo italiano, ha scritto e poi presentato il suo nuovo libro: “Il male Italiano”. Un libro intervista, un libro politico, un libro pedagogico, un libro da leggere. La corruzione è la trave e la mafia è la pagliuzza. La corruzione è sinonimo di perdita di posti di lavoro e della cosiddetta “fuga di cervelli”. Bisogna capire il danno, alcuni credono ancora che tutto vada bene, si convincono del fatto che l’appalto o lo vinca x o lo vinca y non cambi nulla. Proviamo a fare un ragionamento inverso: x vince un appalto perché paga le tangenti, non ha interesse a migliore, assume persone già scelte (i cosiddetti “raccomandati”) e di conseguenza i più meritevoli e i più competenti sono tagliati fuori.
Ora come la mettiamo? Perché i ragazzi devono aspirare a quel fatidico posto di lavoro fuori Italia? Magari finiscono in un ristorante ad Amsterdam o in un bar della movida londinese perché qui non vengono valorizzati, non gli vengono fornite giuste possibilità.
Ancora, sotto i riflettori le scandalose indagini sull’autostrada Salerno-ReggioCalabria: si è scoperto che gli operai delle ditte vincitrici degli appalti mettevano una percentuale di cemento nei piloni inferiore rispetto a quanto stabilito. Meraviglia, stupore caratterizzano la reazione degli Italiani davanti a questi fenomeni quando ormai è più che risaputo-ed è inutile nasconderlo-che il giro di corruzione è altissimo e coinvolge tutti gli ambienti. Dalle piccole aziende fino ad eventi internazionali come l’ “Expo 2015”di Milano.
Associazioni che erano state protagoniste già nell’inchiesta di “Mani Pulite” e che nonostante ciò oggi riescono ad “infiltrarsi” nei partiti, organizzano incontri a Roma e addirittura riescono ad entrare in Parlamento sotto falso nome. Ebbene si, è possibile anche questo in Italia. Appalti all’apparenza perfetti, impeccabili, ma che all’interno nascondono un pericolosissimo killer.
E’ un fenomeno dilagante, continuo, che agisce alla luce del giorno, davanti ai nostri sguardi appannati, insensibili, noncuranti. Il messaggio di questo libro non è negativo, anzi. E’ positivo, formativo, ci spinge ad avere fame di conoscenza e voglia di non arrenderci. Può sembrare utopico, ma alla fine la colpa è nostra, siamo noi tutti che, sfiduciati, pensiamo che sia impossibile fare la guerra alla corruzione, ma invece si può, è possibile.
La piaga della nostra società e l’etica del “sì, però” del “ è vero, ma”, del “che ci posso fare io”: una vera è propria malattia sociale, come dice Simona Argentieri. Siamo tutti malati, è così, siamo colpiti dalla malattia del non sentirsi in colpa, della non indignazione.