"Alabama Monroe - Una storia d'amore" e "Il sospetto": la forza dirompente della semplicità

Venerdì, 16 Maggio 2014 07:22
  

È curioso notare come i due principali contender de “La grande bellezza”, agli Oscar 2014, fossero due film europei antitetici rispetto a quello di Sorrentino: tanto semplici e minimalisti i primi, ovvero “Il sospetto” di Thomas Vinterberg  e “Alabama Monroe – Una storia d’amore” di  Felix Van Groenigen, quanto rutilante e appariscente il secondo. Come sia andata è noto, ma è giusto rendere l’onore delle armi agli sconfitti, approfittando dell’uscita, tardiva peraltro, nelle sale italiane della pellicola dell’autore fiammingo.

“Alabama Monroe – Una storia d’amore” (“The Broken Circle Breakdown”) ha una trama di asciutta, quasi banale, linearità: un uomo e una donna, entrambi estroversi nonché ubriachi di vita e di passione, si incontrano, si amano, vivono e affrontano intensamente i problemi dell’esistenza, primo fra tutti il tumore della loro figlioletta; ciò che però non è lineare, bensì di raffinata e studiata complessità, è il montaggio di Nico Leunen, un andirivieni tra presente e passato che svela gradualmente le fondamenta di un amore struggente, più forte delle tragedie

Van Groenigen sa emozionare con le performance canore dei due interpreti principali, Jonah Heldenbergh e Veerle Baetens: i pezzi bluegrass, variante “pura e dura” del country, che entrambi  cantano innervano e arricchiscono la narrazione risultando qualcosa di più di una semplice colonna sonora, creando altresì quell’atmosfera universalizzante che rende speciale il racconto, ambientato in un Belgio rurale che potrebbe essere facilmente scambiato con la profonda provincia americana. La sceneggiatura ha qualche eccesso, specialmente nei pistolotti etico-polici della parte finale: al netto di queste “sbandate”, il film colpisce al cuore, con la forza della semplicità del contenuto abbinata alla sapienza di una forma non immediata.

Dello stesso anno, il 2012, è “Il sospetto” ("Jatgen"), del danese Thomas Vinterberg, ex sodale di Lars Von Trier nel “Dogma”: il film, già apprezzato a Cannes 2012, è cresciuto lentamente e meritoriamente nell’apprezzamento internazionale fino ad arrivare al di là dell’oceano, fermandosi ad un passo da un trionfo che non sarebbe stato bestemmia, anzi.

Vinterberg, con l’aiuto del cosceneggiatore Tobias Lindholm, racconta una storia al contempo semplice e terribile: una bambina dal volto angelico e dall’aria innocente, Klara, descrive alla direttrice del suo asilo atti impuri compiuti dal maestro Lucas (Mads Mikkelsen), miglior amico tra l’altro del padre di lei.

Lo spettatore sa fin dapprincipio che è una palese bugia, frutto del combinato disposto di immaginazione, scarsa attenzione genitoriale e risentimento verso Lucas che respinge l’eccesso di affetto della bambina. Si mette in moto la macchina della mostrificazione: Lucas diventa rapidamente un reprobo, le accuse insensatamente si moltiplicano, la sua vita si trasforma in un inferno per il quale gli è negata perfino la quotidianità della spesa al supermercato.

Mikkelsen è straordinario: i suoi sguardi in tralice, la sua rabbia ora trattenuta ora esplosa, la fiera consapevolezza di un’innocenza manifesta rendono davvero alcuni passaggi del narrato così forti da risultare in una catarsi artistica di rara violenza. Il finale offre una riconciliazione solo apparente, spezzata da un colpo di fucile nel bosco il cui rumore è un pugno nello stomaco. D’altronde, in originale il titolo significa “la caccia”, e i riferimenti al film di Cimino non mancano: la caccia al cervo come metafora di vita, il cameratismo maschile, il carattere “chiuso” della comunità: il titolo italiano è fuorviante perché regala sfumature di ambiguità insite nei personaggi ma non nello spettatore onnisciente, a cui invece Vinterberg, con un sadismo alla von Trier, offre una caccia alle streghe che è un capolavoro.

Vota questo articolo
(2 Voti)
Alberto E. Maraolo

Laureato in "Medicina e Chirurgia" presso la "Federico II" nel 2010, attualmente lavora come medico specializzando in Malattie Infettive presso lo stesso Ateneo. 
Cinefilo onnivoro, sogna giornate di 48 ore per dedicare il tempo necessario ai tanti altri (troppi?) interessi: musica (rock e colonne sonore), sport nazional-popolari (calcio, ciclismo e motori) e non (basket USA), letteratura, storia, filosofia, fisica e logica for dummies.

Facebook Like

Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.