Napoli in ginocchio a causa di giorni di forte maltempo abbattutosi nella settimana appena terminata. Ingenti danni alle strade, feriti , edifici sgomberati per rischio crollo in periferia e danni al sito archeologico di Ercolano. Nella notte tra il 21 e il 22 novembre è caduto il tetto della preziosa domus dell'atrio Corinzio. A causare ciò sarebbe stato il forte vento che ha provocato il cedimento delle colonne che reggevano il tetto. Episodio sconfortante, nonostante il sito sia l'orgoglio, in fatto di manutenzione, del patrimonio culturale delle aree vesuviane. Ripercorriamo la loro storia.
Ercolano e Pompei, entrambe distrutte nel 79d.C. , furono riportate alla luce inizialmente dai Borboni e in seguito da grandi archeologi italiani: Giuseppe Fiorelli e Amedeo Maiuri. Fiorelli, nato a Napoli nel 1823, fondò la scuola Archeologica di Pompei e nel 1875 pubblicò la prima descrizione scientifica di Pompei. Maiuri a Pompei intraprese una grande attività interessata ad esplorare i confini e a restaurare le strutture. A termine della sua impresa solo un terzo della città rimaneva non scavato. La distanza tra Ercolano e Pompei è ben poca, ma si adottano modalità diverse negli interventi .Tanto è vero che Ercolano è oggetto di studio come best price nella gestione delle aree archeologiche. Merito di chi? Merito di David Packman. Egli dopo aver visto il degrado del sito e la sua non completa visitabilità intraprende un progetto e nel 2001 nasce l'Hcp (Herculaneum conservation project). Inizia una collaborazione tra Packard , la soprintendenza e l'accademia britannica che dà lavoro a un gruppo di specialisti e imprese italiane. Il modello funziona: due terzi dell'area sono visitabili, le coperture degli edifici sono state tutte rifatte o sostituite, è stato creato un percorso multisensoriale per i disabili ed è stata restaurata la rete fognaria. Possiamo chiamarlo “miracolo Packman" oppure definirla una fortuna, ma non dovrebbe essere così. La gestione pubblica non funziona e quindi dobbiamo affidarci a dei privati per poter continuare a gestire il nostro patrimonio culturale. Sembra che sia un fardello troppo grande, ingestibile per la nostra regione, eppure grazie ad esso siamo ricchi, ricchi di cultura e di storia. Teniamoceli stretti i nostri tesori, riempiamoci di orgoglio, e non rassegniamoci a perderli.