Ercolano, un vero orgoglio campano !

Lunedì, 25 Novembre 2013 15:09
  

 

Napoli in ginocchio a causa di giorni di forte maltempo abbattutosi nella settimana appena terminata. Ingenti danni alle strade, feriti , edifici sgomberati per rischio crollo in periferia e danni al sito archeologico di Ercolano. Nella notte tra il 21 e il 22 novembre è caduto il tetto della preziosa domus dell'atrio Corinzio. A causare ciò sarebbe stato il forte vento che ha provocato il cedimento delle colonne che reggevano il tetto. Episodio sconfortante, nonostante il sito sia l'orgoglio, in fatto di manutenzione, del patrimonio culturale delle aree vesuviane. Ripercorriamo la loro storia.

Ercolano e Pompei, entrambe distrutte nel 79d.C. , furono riportate alla luce inizialmente dai Borboni e in seguito da grandi archeologi italiani: Giuseppe Fiorelli e Amedeo Maiuri. Fiorelli, nato a Napoli nel 1823, fondò la scuola Archeologica di Pompei e nel 1875 pubblicò la prima descrizione scientifica di Pompei.  Maiuri a Pompei intraprese una grande attività interessata ad esplorare i confini e a restaurare le strutture. A termine della sua impresa solo un terzo della città rimaneva non scavato. La distanza tra Ercolano e Pompei è ben poca, ma si adottano modalità diverse negli interventi .Tanto è vero che Ercolano è oggetto di studio come best price nella gestione delle aree archeologiche. Merito di chi? Merito di David Packman.  Egli dopo aver visto il degrado del sito e la sua non completa visitabilità intraprende un progetto e nel 2001  nasce l'Hcp (Herculaneum conservation project). Inizia una collaborazione tra Packard , la soprintendenza e l'accademia britannica che dà lavoro a un gruppo di specialisti e imprese italiane. Il modello funziona: due terzi dell'area sono visitabili, le coperture degli edifici sono state tutte rifatte o sostituite, è stato creato un percorso multisensoriale per i disabili ed è stata restaurata la rete fognaria. Possiamo chiamarlo “miracolo Packman" oppure definirla una fortuna, ma non dovrebbe essere così. La gestione pubblica non funziona e quindi dobbiamo affidarci a dei privati per poter continuare a gestire il nostro patrimonio culturale. Sembra che sia un fardello troppo grande,  ingestibile per la nostra regione, eppure grazie ad esso siamo ricchi, ricchi di cultura e di storia. Teniamoceli stretti i nostri tesori, riempiamoci di orgoglio,  e non rassegniamoci a perderli. 

Vota questo articolo
(4 Voti)
Giulia Compagnone

Nata a Napoli,frequenta la facoltà di giurisprudenza. Da sempre innamorata della sua meravigliosa città, nonostante i suoi difetti e le sue contraddizioni. Ogni giorno cerca di impegnarsi , di lottare per lei, attraverso azioni pratiche e attraverso la sua scrittura. Non finisce mai di stupirsi di quanto possa dare questa città, malgrado sia un vero e proprio paradiso abitato da diavoli.Ama la cultura e tutto ciò che è legato ad essa ,ha uno spiccato senso civico ed è appassionata di musica e di danza.

Le due sue citazioni preferite sono:" raccontare le cose come stanno vuol dire non subirle" di Roberto Saviano e " vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale,un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre" di Oriana Fallaci.

Facebook Like

Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.